«Oggi è il settantaduesimo giorno di un conflitto su vasta scala e non vediamo ancora la fine della guerra. Non sentiamo e non vediamo alcun desiderio da parte russa di porvi fine». Il primo a essere convinto che la guerra sarà lunga, e che a dispetto dei rovesci e delle umiliazioni subite sul campo Putin non ha nessuna intenzione di mollare, è il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, citato dai media di Kiev. Ma la domanda è: fino a quando Putin potrà tirare la corda e continuare a sparare i suoi missili, a lanciare le sue bombe, a far arrivare in Ucraina i suoi carri armati e le sue truppe con il morale sempre più basso e il conto delle perdite e dei feriti sempre più alto?
Il capo di stato maggiore delle forze armate britanniche, Sir Tony Radakin, in un’intervista a TalkTv ha rilanciato le proiezioni dei servizi di Sua Maestà sull’enorme dispendio di missili e uomini dello Zar.
LA VITTORIA TATTICA
Tutto questo fa pensare che Putin voglia al più presto poter dire di aver ottenuto una vittoria almeno tattica. Un guadagno territoriale o un vantaggio politico. Al tempo stesso, Zelensky sostiene che l’Ucraina è in grado di «bloccare l’avanzata russa, a condizione che le vengano fornite le attrezzature necessarie». Proprio ieri la Germania ha annunciato l’invio a Kiev di sette obici semoventi per i quali è iniziato anche il training dei soldati ucraini nella città tedesca di Idar-Oberstein. Gli obici, in grado di colpire obiettivi a una quarantina di chilometri, sono tra le armi più potenti in dotazione alla Germania, e si aggiungono ai corazzati anti-aerei Gepard, che sparano 550 proiettili al minuto ma la cui consegna starebbe subendo un ritardo per la difficoltà di reperire le munizioni adatte nell’arsenale di Berlino. Le difficoltà russe sono evidenti nei numeri resi noti dal ministero della Difesa tedesco sugli armamenti che saranno “esibiti” il 9 maggio alla grande parata che celebra la vittoria sulla Germania nazista nel 1945. Ma a raffreddare gli entusiasmi di quanti danno in esaurimento le scorte di Mosca ci pensa un esperto come Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa.
«Le riserve di armamento russe sono considerevoli. Anche le cifre sui caduti fornite dai belligeranti sono del tutto inattendibili. Se i morti russi fossero davvero 25mila, i feriti per questo tipo di guerra dovrebbero essere quattro per ogni morto, quindi vi sarebbero 100mila militari russi feriti», dice Gaiani. «Una cifra inverosimile. I russi stanno in effetti compiendo uno sforzo militare importante, che tuttavia è concentrato e progressivo su un’area definitiva, il Donbass, con puntate a Mykolaiv, che comunque si trovano vicini alle retrovie, in Crimea o in territorio russo». Ovviamente resta l’incognita dell’embargo e di quanto possa incidere sulla produzione di munizioni, in particolare di missili. «Ma se la Russia ha cominciato questa operazione, dev’essersi preparata. Il conflitto può durare ancora a lungo». E i riservisti garantiscono il ricambio di militari al fronte.
Quanto all’Ucraina, è vero che dai Paesi della Nato e occidentali stanno arrivando armi e rifornimenti di ogni genere. Tuttavia, questo significa che «nei primi due mesi di guerra l’Ucraina ha perso molte delle sue forze. All’inizio, infatti, Kiev chiedeva per lo più armi anti-carro a corto raggio come gli Stinger, adesso invece – osserva Gaiani – chiede di tutto, comprese le razioni K. Inoltre, noi stiamo fornendo veicoli, artiglierie e munizioni di produzione occidentale, che hanno un calibro e una logistica diversi da quelli cui l’esercito ucraino, ex sovietico, è abituato. Infine, quello che arriva dai Paesi dell’Est Europa non sappiamo bene in quali condizioni di manutenzione sia. Specialmente ciò che proviene dall’ex Germania dell’Est».
I DEPOSITI
I russi, da parte loro, hanno concentrato il fuoco sui depositi e i magazzini dove gli ucraini tengono le armi arrivate dall’Occidente, e hanno distrutto ponti, ferrovie e sistemi elettrici, per impedire l’ulteriore afflusso di armamenti. «Se riescono a vincere questa guerra logistica e a chiudere gli ucraini in una sacca a Est, possono farcela». In conclusione, lo sforzo militare russo è «sostenibile nel tempo, nonostante le perdite subite».
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