Ucraina, il patto Russia-Cina che riscrive gli equilibri

Putin chiama Xi: acquistate voi il gas. Scambi già in aumento: +30% nel 2021

Ucraina, il patto Russia-Cina che riscrive gli equilibri
Ucraina, il patto Russia-Cina che riscrive gli equilibri
di Luca Cifoni
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Venerdì 25 Febbraio 2022, 23:14 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 08:25

Un asse politico che parte dall’atteggiamento benevolo di Pechino sull’invasione dell’Ucraina, ma guarda anche ai nuovi equilibri strategici ed economici globali. La telefonata tra il numero uno cinese Xi Jinping e il presidente Putin oltre che rassicurare il Cremlino sul sostegno diplomatico immediato, è servita anche a fare il punto su una strategia più di lungo periodo che ora si interseca con la vicenda ucraina. E anzi ne potrebbe uscire rafforzata. Per Mosca il problema delle prossime settimane è fronteggiare le conseguenze delle sanzioni decise da Stati Uniti e Unione e europea, conseguenze che si farebbero sentire soprattutto se le mosse occidentali andranno davvero a incidere sulle forniture energetiche. È importante la disponibilità della Cina a sostituirsi negli acquisti di gas che potrebbero venire meno, soprattutto da parte dell’Europa. Una disponibilità che si estende anche ad altri merci a cominciare dal grano.

LE PREMESSE

Sul fronte strettamente energetico, ma non solo, le premesse per una svolta di questo tipo sono già state poste nei mesi scorsi.

Decisivo l’incontro tra i due presidenti a margine dell’inaugurazione dei Giochi Olimpici, disertata dai leader occidentali. In quell’occasione era stato Putin a porre il tema di come i due Paesi potrebbero compensare l’effetto della stretta economica voluta dagli Stati Uniti (che all’epoca non aveva ancora preso la forma attuale). Ed era arrivato l’annuncio di un accordo trentennale proprio sul gas, che arriverà in Cina attraverso una nuova condotta che passa per l’estremo oriente russo. L’intesa tra il colosso Gazprom e il gigante degli idrocarburi di Pechino, Cnpc, riguarda dieci miliardi di metri cubi di gas all’anno, con le prime consegne che dovrebbero cominciare nel giro di due o tre anni. Significativamente, l’accordo è denominato in euro. Includendo anche quello liquefatto, le esportazioni di gas russo verso la Cina hanno raggiunto quota 16,5 miliardi di metri cubi. Intanto gli scambi tra i due Paesi lo scorso anno sono arrivati a sfiorare i 140 miliardi di dollari, con una crescita di oltre il 30%.

Russia e Cina stanno poi sperimentando una sorta di alleanza-competizione in Africa. Il Continente è da tempo al centro delle ambizioni commerciali geopolitiche della Cina, ma Mosca si sta muovendo. Quest’autunno è in programma ad Addis Abeba il secondo summit russo-africano. Gli scambi commerciali sono in forte crescita, raddoppiati dal 2015. Così come sono aumentati gli investimenti russi. Entrambe le potenze sono interessate alla corsa alle cosiddette “terre rare”, i 17 elementi chimici impiegati nell’elettronica ma anche nella medicina e nel settore nella difesa. La Cina detiene la leadership ma proprio l’Africa potrebbe essere il nuovo terreno di caccia.

Come reagiranno Europa e Stati Uniti? Washington è impegnata ormai da alcuni anni in un confronto sempre più aspro con il colosso cinese, inaugurato da Donald Trump ma sostanzialmente portato avanti anche dal suo successore, pur con qualche cambiamento di tono. I dazi americani contro Pechino hanno avuto l’effetto di colpire le importazioni verso gli Stati Uniti, che già nel 2019 si erano ridotte di oltre il 15 per cento. Visibile anche il calo sull’export, che comunque ha dimensioni più ridotte, pari a circa un quarto. Le conseguenze si sono fatte sentire però soprattutto per i consumatori americani, sotto forma di prezzi più alti.

IL QUADRO

Ora nel mirino c’è la Russia: il quadro completo delle sanzioni è ancora in via di definizione, ma per molti aspetti si tratta di misure che vanno al di là di dazi e blocchi, mirando a tagliare fuori Mosca dal circuito economico e finanziario mondiale. La riuscita di questa manovra è tutta da verificare e anzi ci sono molti motivi per pensare che soprattutto nel breve periodo non avrà un impatto rilevante. Gli effetti tuttavia si faranno sentire - in senso contrario - soprattutto in Europa, come dimostrano anche le resistenze e i distinguo già emersi nei vari incontri preparatori di questi giorni. Gli Stati Uniti hanno dato da tempo la propria disponibilità ad intervenire per colmare il deficit energetico che si potrebbe aprire per vari Paesi europei (a iniziare da Germania e Italia) nella prospettiva di una riduzione delle forniture di gas russo. Più in generale i rapporti commerciali tra le due sponde dell’Atlantico potrebbero essere destinati a consolidarsi: lo scorso anno c’è stato un recupero rispetto al 2020, ma il livello dei flussi di import e export è ancora al di sotto del livello del 2019.

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