No fly zone sull'Ucraina, cos'è e perché potrebbe provocare una guerra mondiale. La richiesta di Zelensky e il no della Nato

Putin: «Ogni mossa in quella direzione da parte di qualsiasi paese sarebbe da noi considerata una partecipazione al conflitto armato»

No fly zone, cos'è e perché potrebbe provocare una guerra mondiale
No fly zone, cos'è e perché potrebbe provocare una guerra mondiale
di Simone Pierini
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Sabato 5 Marzo 2022, 19:37 - Ultimo aggiornamento: 6 Marzo, 20:42

Il presidente Volodymyr Zelensky da giorni insiste nella sua richiesta ai paesi della Nato di istituire una no fly zone nei cieli ucraini. Nonostante la forte condanna all'invasione russa, l'Occidente è rimasto fermo sulla sua posizione di non attuarla. La no fly zone rappresenta uno spazio aereo sottoposto a controllo militare e interdetto a tutti i velivoli non autorizzati. Nel caso fosse istituiti contemplerebbe automaticamente la possibilità di dover prendere di mira aerei militari russi e quindi, sulla carta, d'innescare uno scontro diretto con Mosca.

No fly zone, il rischio di un conflitto mondiale

Un rischio considerato troppo grande dalla Nato alla luce delle ulteriori minacce giunte in giornata da Putin che ha dichiarato come l'idea di imporla equivarrebbe a una dichiarazione di guerra. «Molto di ciò che sta accadendo ora e di ciò a cui stiamo assistendo e di ciò che accadrà - ha detto il capo del Cremlino - è senza dubbio un modo per combattere contro la Russia» e «ogni mossa in quella direzione da parte di qualsiasi paese sarebbe da noi considerata una partecipazione al conflitto armato». 

No dell'Italia e del Regno Unito

L'ipotesi di una no fly zone è al momento congelata, se non già effettivamente scartata, anche dall'Italia. «Oggi si è presa una decisione importante, non si istituirà la no- fly zone della Nato», ha ricordato ieri il ministro degli Esteri Luigi Di Maio a Tg2 Post, sottolineando che attivare la no- fly zone come richiesto dall'Ucraina «significherebbe portare in guerra i paesi alleati, inclusa l'Italia e questo non ce lo possiamo permettere, perché si rischia una guerra mondiale».

Di Maio ha comunque assicurato che «daremo tutto il supporto che serve all'Ucraina per difendersi». Sulla stessa linea è anche il Regno Unito. Il governo Tory, pur in prima fila fra gli alleati Nato nell'invio di nuove armi a Kiev, insiste infatti su una linea rossa che al momento appare invalicabile: niente no- fly zone, malgrado la frustrazione del presidente Volodymir Zelensky e i toni apocalittici della stessa stampa del Regno sul disastro atomico che sarebbe stato «evitato di un soffio» nell'attacco di ieri alla centrale di Zaporizhzhia.

Zelensky insiste e accusa la Nato

Ma il presidente Zelensky non si arrende e nel pomeriggio ha cercato una sponda dagli Stati Uniti. In un colloquio di un'ora via zoom a un gruppo di Senatori americani è tornato a chiedere ulteriore assistenza militare, inclusi aerei e droni, altre sanzioni contro la Russia, e l'imposizione della no fly zone sull'Ucraina. Il presidente ucraino ha anche chiesto agli Stati Uniti di sospendere le importazioni di petrolio e gas e tutte le transazioni economiche con la Russia. Ieri da Kiev il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov è tornato a criticare la Nato per il no all'imposizione del blocco aereo. «Le uccisioni, raid mirati, razzi contro palazzi abitati, ospedali, reparti maternità di ospedali e asili e la distruzione di uno dei Paesi europei non sono sufficienti nel 21esimo secolo. Va bene», ha affermato Reznikov. «Chi ora si oppone alla chiusura dei cieli ucraini deve ricordarsi dell'aprile del 1986», ha denunciato, riferendosi al disastro di Chernobyl.

Washington non vuole una guerra globale

Ma da Washington la risposta - nonostante un parere favorevole degli americani interpellati in un sondaggio - è stata netta. Una no- fly zone da parte della Nato «potrebbe portare ad una guerra vera e propria», ha ribadito il segretario di stato Usa Antony Blinken a Bruxelles, ricordando che «abbiamo la responsabilità di assicurarci che la guerra non si estenda oltre l'Ucraina».

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