La preghiera di Zelensky: «L’Ucraina risorgerà». Incontro con Blinken a Kiev. La rivelazione: Putin non crede più ai negoziati

Il Segretario di Stato Usa arrivato nella capitale con il capo del Pentagono, Austin

Putin «non crede più ai negoziati». Cambiato l'approccio dopo l'affondamento dell'incrociatore Moskva. Le indiscrezioni del Ft
Putin «non crede più ai negoziati». Cambiato l'approccio dopo l'affondamento dell'incrociatore Moskva. Le indiscrezioni del Ft
di Cristiana Mangani
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Domenica 24 Aprile 2022, 19:56 - Ultimo aggiornamento: 25 Aprile, 00:17

Arrivano a Kiev gli alleati americani. Era stato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a fare un salto decisamente in avanti, sabato scorso, e ad annunciare pubblicamente la missione in Ucraina dei due pezzi da novanta Usa: il segretario di Stato Antony Blinken e il capo del Pentagono Lloyd Austin. Il viaggio programmato nella capitale blindata per esprimere la vicinanza di Washington e sostenere la resistenza ucraina, avrebbe dovuto rimanere segreto, almeno fino alla ripartenza della delegazione statunitense, soprattutto per questioni di sicurezza.
Così quando l’altra sera, durante la conferenza stampa fiume tenuta nella metro, il presidente ucraino ha comunicato la visita in modo inaspettato, nessuna conferma è arrivata dal Dipartimento di Stato. Solo un tweet del capo della diplomazia americana: «Siamo ispirati dalla resilienza dei cristiani ortodossi in Ucraina di fronte alla brutale guerra di aggressione del presidente Putin. Stiamo continuando a sostenerli e auguriamo a loro e a tutti coloro che celebrano la Pasqua speranza e un rapido ritorno alla pace», si è limitato a scrivere, lasciando un comprensibile mistero attorno ai suoi spostamenti e sulle sue intenzioni, o meno, di recarsi a Kiev. 

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Via terra


Come è avvenuto per gli altri leader europei, infatti, il viaggio per raggiungere la località predestinata è stato fatto via terra. Questo ha implicato rischi molto elevati, perché è stato comunicato con molto anticipo. «Quando i nostri partner vengono in Ucraina per vedere con i loro occhi cosa è successo, è un simbolo politico importante di unità tra i Paesi, i politici e le nazioni», ha detto il premier Denys Shmyhal commentando la visita. Del resto, la leadership ucraina non dispera di poter accogliere presto anche il presidente Joe Biden, che sta ancora valutando se riportare l’ambasciata americana dall’attuale sede provvisoria in Polonia a una città ucraina. Dagli Stati Uniti, che già contribuiscono alla guerra contro l’aggressione russa con 3,4 miliardi di forniture militari, Zelensky si aspetta che i vertici convincano la Germania di Olaf Scholz «affinché ci dia quello che non usa e che ci serve».
E ieri nella giornata della Pasqua ortodossa, ha voluto dedicare una preghiera al suo Paese: «Giuro che la malvagità non distruggerà l’Ucraina», ha dichiarato il presidente ucraino. In piedi all’interno di uno dei monumenti più noti, la millenaria Cattedrale di Santa Sofia a Kiev, ha promesso al suo popolo che «la malvagità» non distruggerà il Paese. «Non dimenticare Chernihiv, Mykolaiv, Kherson, Sumy, Kharkiv, Izyum, Kramatorsk, Volnovakha, Popasne - ha pregato -. Tutte le altre città e i villaggi che sentono esplosioni spaventose. Lascia che loro, e tutti noi, ascoltiamo i fuochi d’artificio della vittoria. Non dimenticare Mariupol e i suoi eroici difensori. Stiamo combattendo sfide estremamente difficili - ha sottolineato ancora il presidente con commozione -. I nostri cuori sono pieni di rabbia feroce. Le nostre anime sono piene di odio furioso verso gli occupanti e tutto ciò che hanno fatto. Non lasciare che la rabbia ci distrugga dall’interno. Trasformala in una forza gentile per sconfiggere i poteri del male. L’Ucraina risorgerà. Vinceremo», ha concluso. 
In attesa delle prossime mosse di Mosca, si sta facendo strada, però, la tesi che Putin non abbia più voglia di trovare un accordo.

Nelle ultime settimane il presidente russo sembra aver perso interesse nei negoziati ed è sempre più intenzionato a conquistare il maggior territorio ucraino possibile. Secondo quanto riferito dal Financial Times, lo zar avrebbe preso seriamente in considerazione l’ipotesi di un accordo di pace con l’Ucraina in seguito alle difficoltà della Russia sul campo il mese scorso, ma ora che la situazione sembra cambiata, le negoziazioni sarebbero arrivate a un punto morto, soprattutto dopo l’affondamento della nave russa Moskva. «Ha bisogno di trovare un modo per uscire vincitore», ha spiegato qualcuno a lui vicino.

 

 


La telefonata

Nonostante questo la diplomazia è in continuo movimento. Ieri, durante un colloquio telefonico tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e Zelensky, si è rivalutata la possibilità di una mediazione utile a dare una scossa agli stagnanti negoziati. Erdogan ha ribadito la volontà della Turchia di sostenere il processo negoziale, anche con un ruolo di mediazione. Mentre Zelensky ha sottolineato la necessità «dell’immediata evacuazione dei civili da Mariupol, compresa l’acciaieria Azovstal». Ed è stata ribadita la richiesta di far svolgere i colloqui per la mediazione proprio vicino all’impianto dove sono asserragliati i reduci della resistenza.
Domani, poi, si svolgerà nella base americana di Ramstein un vertice al quale parteciperanno Blinken e Austin. Quaranta i paesi convocati, tra alleati Nato e non, per discutere delle richieste urgenti di Kiev in termini di armi, ma anche di «una più larga visione delle sue esigenze difensive, andando oltre la guerra in corso». Per l’Italia ci sarà il titolare della Difesa Lorenzo Guerini. Sul fronte diplomatico, invece, il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres farà in settimana la spola: sarà oggi in Turchia da Erdogan, poi a Mosca e di seguito a Kiev. Un itinerario criticato da Zelensky che teme che il capo del Palazzo di Vetro arrivi con una proposta formulata al Cremlino, prendere o lasciare: «Sarebbe stato più logico venire prima a vedere cosa succede qui. La guerra è in Ucraina, non ci sono corpi nelle strade di Mosca», ha affermato. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha espresso il «pieno appoggio» dell’Italia alla missione di Guterres, auspicando che possa sfociare in un cessate il fuoco.

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