Putin sta perdendo la guerra? Odessa e Kiev sono miraggi, generali epurati e tank distrutti: ecco cosa sta accadendo

Putin sta perdendo la guerra? Odessa e Kiev sono miraggi, generali epurati e tank distrutti: ecco cosa sta accadendo
Putin sta perdendo la guerra? Odessa e Kiev sono miraggi, generali epurati e tank distrutti: ecco cosa sta accadendo
di Cristiana Mangani
5 Minuti di Lettura
Giovedì 17 Marzo 2022, 16:32 - Ultimo aggiornamento: 21:20

Doveva essere una guerra lampo: la presa di Kiev e la conquista dei territori sul Mar Nero. Lo avevano assicurato a Vladimir Putin i suoi generali. Ma così non è andata: la resistenza ucraina, nonostante gli attacchi continui, si è mostrata ancora più vigorosa di quanto la Russia potesse aspettarsi. E ora, le truppe dello zar devono fare i conti con una realtà che neanche sospettavano: tanti militari morti nelle battaglie, i carriarmati senza carburante e i soldati senza cibo.

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L'assedio ha un prezzo

L'assedio russo alle città ucraine riduce la popolazione alla fame e al freddo, ma costa anche agli aggressori un prezzo molto alto. Dopo la quarta settimana di guerra, il ministero della Difesa ucraina parla di 13.500 soldati russi uccisi nel conflitto. Anche l'Ucraina ha subìto perdite pesantissime con distruzioni strutturali, palazzi storici abbattuti dalle bombe, e più di 3 milioni di persone che sono state costrette a lasciare il paese. 

Putin ha epurato i vertici dei servizi segreti e anche otto generali che non avevano previsto una simile resistenza e tempi così lunghi per la presa delle città. Ha poi chiamato riservisti, messo in campo giovani di leva totalmente inesperti, e ora assolda mercenari russi e ceceni, perché la loro morte può passare molto più inosservata tra il popolo russo, di quelle bare pieni di ragazzini appena maggiorenni, ingaggiati dall'esercito e mandati allo sbaraglio. In queste settimane, diverse immagini e video sono circolate nelle chat e sui social, mostrando gli attacchi ai carriarmati russi, l'abbattimento di caccia.

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Il rapporto

L'ultimo rapporto dell'intelligence del ministero della Difesa afferma: «Le forze russe stanno lottando per superare le sfide che trovano sul territorio ucraino. E sono rimaste in gran parte ferme alle reti stradali principali, perché non in grado di gestire manovre diversive». E ancora: «Anche la distruzione dei ponti da parte delle forze ucraine ha svolto un ruolo chiave nello stallo dell'avanzata russa. Così come le tattiche adottate che hanno pesato sulla mancanza di strategia» dei militari dello zar, «fermandone l'avanzata e infliggendo pesanti perdite alle forze d'invasione». Ed è per questo che i russi stanno cercando di aumentare gli interventi aerei, vista la superiorità delle loro forze nelle battaglie dal cielo.

Ragione per cui il presidente ucraino Volodymyr Zelensky insiste con l'Europa e l'America nel chiedere una no-fly zone imposta dalla Nato sul paese, che aiuterebbe a interrompere l'ultima linea di attacco della Russia, creando però il rischio di una Terza guerra mondiale. La Nato, infatti, continua a negare quersta possibilità, proprio per le possibili conseguenze a livello mondiale. Nei disperati appelli di Zelensky a Capitol Hill e al Bundestag, c'è la richiesta di armi ed equipaggiamenti affinché l'Ucraina possa continuare a difendersi. La maggior parte dei membri della Nato ha fornito hardware all'Ucraina, aiuti umanitari, ma non ha inviato truppe, mentre ieri il presidente Usa Joe Biden ha stanziato 800 milioni di dollari per il paese aggredito che vanno ad aggiungersi agli altri 200 già elergiti, per una cifra record di un miliardo di dollari. Invierà anche droni killer, missili Javelin e ogni altra arma che possa aiutare Kiev a resistere.

 

La presunta fase due

Di recente il portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov, ha minacciato di passare alla fase due: dopo i bombardamenti, la guerra casa per casa. Ma la sua è anche un’ammissione: nonostante quattro settimane di bombe, dopo migliaia di morti e quasi tre milioni di rifugiati, una vera e propria catastrofe umanitaria, l’esercito russo non ha ancora preso nessuna grande città. Kiev resta sotto attacco, il sanguinario leader ceceno Kadyrov ha pubblicato un video in cui dice di essere «a meno di 20 chilometri da voi nazisti: arrendetevi o vi finiremo». Ma ancora le truppe russe non si sono viste.

E allora, così continuando, come finirà? «Putin non può perdere, ma non può neanche vincere», ha ripetuto più volte in questi giorni il generale Graziano, capo del comitato militare della Ue. Troppo preponderante la sua forza militare per essere battuta sul campo; ma troppo indomita e ampia la resistenza popolare ucraina perché Mosca possa sperare di controllare il paese, anche se lo conquistasse tutto. Sono molti i segnali di una difficoltà strategica dell’autocrate russo: ha autorizzato le banche a vendere le riserve di oro a chi sia disposto a pagarle in valuta straniera e pregiata, che in Russia scarseggia a causa delle sanzioni. E Mosca minaccia di pagare in rubli almeno parte del debito estero, avvicinando così il default finanziario. I negoziatori ucraini che hanno ripreso la trattativa segnalano un ammorbidimento della posizione russa, che non sarebbe più fatta di soli “ultimatum”. Tant’è vero che, seppur definiti «difficili», i colloqui «vanno avanti».

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