Elezioni Usa: ecco gli Stati in bilico che decideranno le presidenziali

Elezioni Usa: ecco gli Stati in bilico che decideranno le presidenziali
di Anna Guaita
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Martedì 3 Novembre 2020, 09:42 - Ultimo aggiornamento: 20 Gennaio, 19:48

NEW YORK – Al livello nazionale, i sondaggi sulla gara presidenziale fra Donald Trump e Joe Biden sono stati eccezionalmente costanti negli ultimi due mesi. Anche l’ultimo del WallStreetJournal-Nbc vedeva l'ex vicepresidente con un vantaggio di dieci punti sul presidente. Ma le elezioni Usa com'è noto sono in realtà 50 diverse elezioni, non un'unica consultazione nazionale. E se alcuni Stati come l’Arkansas, l’Oklahoma, la Louisiana sono decisamente schierati con i repubblicani, e altri, come New York, California e Nuovo Messico sono democratici, esiste un pugno di stati «in bilico». Alcuni di questi, come la Florida, hanno una tradizione di passare da un partito all'altro. Altri, come l'Arizona, si rivelano indecisi per la prima volta. Tutti però hanno una caratteristica in comune: qui il vantaggio di Biden si assottiglia marcatamente, e i loro voti elettorali si riveleranno decisivi per portare il vincitore oltre la fatidica soglia di 270.

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Arizona, 11 voti elettorali

Non vede una vittoria presidenziale democratica dal 1996, quando Bill Clinton vi sconfisse il senatore Bob Dole.

Ma quest'anno i sondaggi la danno appena a favore di Joe Biden, ma entro i margini d'errore, con 48% pro Biden e 47% pro Trump. Il presidente può facilmente sconfiggervi il democratico se riesce ad attirare alle urne le zone agricole. Biden è invece favorito nella contea di Maricopa, che contiene la città di Phoenix e ha un'alta percentuale di abitanti afro-americani e indiani.

Florida, 29 voti elettorali

E’ il tipico Stato pendolo. E’ andato con Bill Clinton nel 1992 e nel 1996. Poi (per poche migliaia di voti) con Bush nel 2000 e di nuovo nel 2004. Ha scelto Obama sia nel 2008 che nel 2012, per poi votare Trump nel 2016. Joe Biden conduce con un margine di appena due punti, 49 a 47. I democratici hanno votato in massa per posta, i repubblicani hanno affollato le urne nelle due settimane di voto anticipato. Nello Stato i democratici sarebbero in realtà il due per cento più che i repubblicani, ma nel giorno ufficiale del voto l'affluenza di repubblicani è sempre maggiore. I democratici sperano però che quest’anno i cosiddetti “elettori sporadici” sentano più forte il dovere civico del voto e consegnino lo Stato a Biden.

Georgia, 16 voti elettorali

E’ dal 1992 che lo Stato di Martin Luther King e delle grandi battaglie per i diritti civili non compare come una possibile vittoria democratica. A dimostrare quanto sia in bilico il risultato, negli ultimi giorni di campagna, dalla Georgia sono passati sia Joe Biden che Kamala Harris che Barack Obama, e anche Donald Trump ci ha fatto un salto. I sondaggi danno Biden con due punti di vantaggio su Trump. I votanti dell’early voting hanno fatto pensare a una forte maggioranza democratica, ma i repubblicani contano sull’alta affluenza di martedì.

Michigan, 16 voti elettorali

Insieme a Pennsylvania e Wisconsin è uno degli Stati del “Blue Wall”, il muro blu democratico che doveva assicurare la vittoria di Hillary Clinton nel 2016, e che per 10.704 voti su 4.824.260 dette invece la vittoria a Trump. I sondaggi fanno pensare che il Michigan sia ritornato “all’ovile”, e che come aveva fatto nelle sei elezioni presidenziali precedenti al 2016, preferisca di nuovo il democratico. Il vantaggio di Biden qui è di 8 punti. 

North Carolina, 15 voti elettorali

Nelle sette elezioni presidenziali dal 1992 al 2016, la Carolina del nord ha votato democratico solo una volta, nel 2008, per Barack Obama. I sondaggi davano un lieve vantaggio di due punti a Biden su Trump. Nel 2016, il presidente aveva ottenuto la vittoria evitando i centri urbani e concentrandosi sui sobborghi, e conquistando il voto dei bianchi uomini e donne. Quest'anno però il voto delle donne non sembra andare a suo favore. Gli esperti ammoniscono che il conteggio qui sarà “strettissimo”, e potrebbe andare avanti ben oltre la notte elettorale: i voti postali possono essere contati infatti fino al 12 novembre. 

Pennsylvania, 20 voti elettorali

E’ l'altro Stato del Blue Wall che abbandonò i democratici nel 2016. Qui i sondaggi darebbero Biden in vantaggio di sei punti. Ma la Pennsylvania rischia quest'anno di cadere nella confusione e nei ritardi, come successe alla Florida nel 2000. E’ la prima volta che la Pennsylvania concede a tutti di votare per posta, e lo spoglio e la conta di questi voti può cominciare solo nel giorno del voto. La sola cittò di Filadelfia ha investito ben 5 milioni di dollari per il macchinario che aiuterà nello spoglio delle schede postali,  e tuttavia si prevede che il lavoro richiederà almeno tre giorni. Il voto postale è preferito dai democratici, il voto di persona dai repubblicani. Si può dunque creare la situazione che i primi risultati, quelli degli elettori venuti di persona nel giorno del voto, siano nettamente a favore di Trump, per poi spostarsi sempre di più a favore di Biden, man mano che si svolge il conteggio dei voti postali. Il presidente ha  chiesto ai suoi sostenitori di andare a “monitorare” i seggi, e molti temono che queste presenze possano portare a scontri e all'impressione di caos. Un simile quadro darebbe a Donald Trump il destro per dichiarare che i risultati dello Stato non sono affidabili, e screditare il conteggio dei voti postali.

Wisconsin, 10 voti elettorali

E’ il terzo stato del “Blue Wall” passato ai repubblicani nel 2016. Trump spera qui di riproporre il successo del 2016, quando utilizzò la stessa tattica del North Carolina: fare campagna nei sobborghi, quasi ignorando le grandi città a maggioranza democratica. Nonostante qui Biden abbia un vantaggio di sei punti, sarà il coronavirus a fare da ago della bilancia: il contagio è così diffuso e corre così veloce che non è facile capire quanto sarà alta l'affluenza alle urne oggi.

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