Draghi-Biden, Bremmer: «Italia solida nelle alleanze, gli Usa hanno il dovere di aiutare chi sta al loro fianco»

Il politologo fondatore di Erurasia Group: «Roma ha reagito alla crisi con determinazione»

Draghi-Biden, Bremmer: «Italia solida nelle alleanze, gli Usa hanno il dovere di aiutare chi sta al loro fianco»
Draghi-Biden, Bremmer: «Italia solida nelle alleanze, gli Usa hanno il dovere di aiutare chi sta al loro fianco»
di Anna Guaita
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Mercoledì 11 Maggio 2022, 07:23

Proprio mentre il premier italiano è a Washington per incontrare Joe Biden, al Congresso Usa si sta dibattendo il nuovo gigantesco pacchetto di aiuti per lo sforzo bellico ucraino: 40 miliardi di dollari fra aiuti umanitari e armi. Dove va la guerra e che ruolo ha l'Italia? Lo abbiamo chiesto a Ian Bremmer, presidente e fondatore di Eurasia Group, una società di ricerca e consulenza sui rischi politici con sede principale a New York.

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Nei primi tempi della guerra lei era critico verso l'Italia, pensava che remasse contro la Nato. La situazione è diversa?
«Pensavo che il governo italiano fosse lento e che non tutti i membri del governo fossero sulla stessa linea, ma Draghi ha mostrato forte leadership.

Oggi l'Italia è in una posizione solida. Se dovessimo citare un membro più soffice, direi Macron. Scholz era debole, ma poi ha trovato forza. L'Alleanza si è mostrata forte e orgogliosa, ha reagito con indignazione davanti alle azioni di Putin e Draghi è un esponente di spicco tra i leader della Nato».

Draghi è fedele atlantista, ma alle elezioni in Italia non manca molto. A Washington si teme il rischio di un governo non così allineato?
«Mi sembra uno sviluppo meno problematico di quello che potrebbero essere le elezioni di metà mandato qui negli Usa. L'invasione dell'Ucraina è vista come un rischio esistenziale per l'Europa, per la democrazia, per la sicurezza del continente e io penso che questa visione è percepita come vera da quasi l'intero spettro politico italiano. La Nato si è risvegliata dal suo torpore e ha risposto validamente alla crisi. Quanto all'Ue, Brexit ne aveva già provato la forza e poi la pandemia l'ha confermata, e ora la crisi ucraina trova l'Unione più compatta di com'era».

Le popolazioni europee stano soffrendo per l'inflazione e la scarsità di fonti energetiche. Cosa può fare Biden?
«Intanto ricordiamo quanto forte sia stata la reazione di Draghi quando ha detto che bisogna scegliere fra aria condizionata e diritti umani. Biden sta aiutando al massimo delle sue possibilità. Certo, gli americani ripetevano da anni agli europei che la dipendenza dall'energia russa poteva essere un problema: gli europei si sono infilati da soli in questo tunnel. Ma gli americani ora hanno comunque il dovere di aiutare. Quando parliamo di sicurezza collettiva, non parliamo solo di difendere un alleato da un attacco, ma di lavorare insieme sulle conseguenze economiche di questa guerra. E Biden sta facendo del suo meglio perché entro il 2024, l'anno delle elezioni presidenziali e della possibile fine della sua presidenza, l'Europa sia indipendente su petrolio e gas».

Biden ha chiesto 33 miliardi di nuovi aiuti per l'Ucraina, il Congresso gliene concede 40. Oltre a una buona parte di aiuti umanitari, ci saranno armi, e non solo armi difensive. In Europa, e in Italia, non manca chi pensa che continuare a mandare armi significhi prolungare la guerra, e che Biden quindi tradisca un interesse a prolungarla. Che ne pensa?
«La cosa peggiore per Biden è prolungare la guerra. Il suo più pressante desiderio, il suo interesse politico è di finirla, di vedere Putin che ritira le truppe dall'Ucraina, così che si possano cominciare a smaltire alcune delle sanzioni e a tornare alla normalità. Gli Stati Uniti non ci guadagnano nulla da questa tragedia. E Biden è molto meno popolare per via dell'inflazione causata dall'aumento dei prezzi legati alla guerra. Capisco che ci sentiamo profondamente a disagio nel finanziare la guerra di difesa degli ucraini. E che vogliamo tutti che finisca. Ma non possiamo accettare di farla finire sottostando alle condizioni di Putin».

Come finirà tutto ciò?
«Sfortunatamente credo che assisteremo a una nuova guerra fredda con la Russia. Una cortina di ferro dividerà l'Europa da Russia, Bielorussia e un pezzo dell'Ucraina, e forse alla fine anche Transnistria e Moldova. Un Paese membro del G20 sarà completamente isolato dall'Europa e gli Usa, un paria in tutti gli eventi delle democrazie occidentali. È molto triste e molto destabilizzante. Ci sarà conflittualità fra Russia e Ucraina e in senso più vasto con la Nato, e gli europei dovranno averci a che fare molto a lungo».

 

Pensa che l'Europa resterà unita?
«Secondo me la domanda da fare non è se l'Europa resterà unita, perché gli europei sanno che ne va della loro sopravvivenza. La vera domanda è: gli americani continueranno a rimanere impegnati su questo fronte? Con le elezioni di metà mandato e quelle presidenziali del 2024, resteremo impegnati? È un quesito ancora senza risposta».

E se Trump tornerà a essere presidente?
«Ci sarà meno fiducia fra le due sponde. L'America sarà di nuovo vista come unilateralista perché Trump non si cura dell'Europa, o meglio se ne cura solo se può ricavarne qualcosa».

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