Gas, un miliardo sul “Conto K” e Mosca elude le sanzioni

Versamenti alla banca di Gazprom in euro e dollari subito convertiti in moneta locale. Prestanomi e criptomonete nella corsa degli oligarchi a nascondere i patrimoni

Gas, un miliardo sul “Conto K” e Mosca elude le sanzioni
Gas, un miliardo sul “Conto K” e Mosca elude le sanzioni
di Andrea Bassi e Gabriele Rosana
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Venerdì 1 Aprile 2022, 00:56 - Ultimo aggiornamento: 06:24

La Borsa euforica. I prezzi del gas che balzano. Il rublo che giorno dopo giorno si rafforza. È il paradosso di Mosca. Meno efficace del previsto nella guerra sul terreno in Ucraina, si sta dimostrando decisamente capace nella battaglia economica. Soprattutto di aggirare le sanzioni, o quanto meno i loro principali effetti. Ad ogni mossa di Stati Uniti ed Europa, Vladimir Putin, da giocatore provetto di scacchi, ha sempre pronta una contromossa. L’ultima assomiglia a quella del cavallo. Il gas fornito da Gazprom all’Europa sarà pagato in euro o in dollari, ma sarà come se fosse pagato in rubli. I contratti in questo modo, secondo Putin, non saranno violati e lui otterrà lo stesso la stabilizzazione del cambio del rublo, il contenimento dell’inflazione e continuerà ad incassare quasi 1 miliardo di euro al giorno dagli europei. Come farà? Le compagnie europee dovranno aprire un conto definito «K» presso Gazprombank.

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Il meccanismo

Su quel conto verseranno il corrispettivo dovuto per il gas nella valuta stabilita dai contratti. Non sarà necessario che i dirigenti delle compagnie europee si rechino a Mosca. I conti saranno aperti automaticamente. Gazprombank, poi, avrà un altro «conto K» che si approvvigionerà di rubli presso il Moscow Exchange Micex-rts e che servirà a trasformare in moneta russa gli euro e i dollari che arriveranno dall’occidente.

Un meccanismo che permetterà di rafforzare stabilmente il valore del rublo, visto che ogni giorno sarà necessario acquistare sul mercato interno dei cambi l’equivalente di quasi un miliardo di euro. Senza contare le commissioni di cambio che saranno probabilmente addebitate agli operatori dei Paesi considerati ostili alla Russia. 

Se il rublo si rafforza, finisce anche la corsa dei cittadini a disfarsi della moneta locale per acquistare dollari o euro. Un circolo virtuoso. Ma funzionerà? Dipende da come risponderanno le compagnie europee e i governi. Le prime considereranno ancora validi i contratti? E i secondi sono pronti a sanzioni sull’energia in caso contrario? Si vedrà. Intanto ieri il rublo ha chiuso a 82 contro dollaro, non lontano dai 75 di prima della guerra. A sua volta il gas è balzato a 125 euro al Megawattora così aumentando ulteriormente gli introiti per la Russia. 

Intanto anche gli oligarchi si danno da fare per eludere le misure imposte dall’Occidente, che dal canto suo corre ai ripari per «colmare le lacune» nei pacchetti di sanzioni decisi finora. Secondo fonti dell’amministrazione Usa citate dal Financial Times, nelle ultime settimane ci sarebbe stato un deciso incremento negli sforzi da parte dell’élite russa di spostare i capitali al sicuro, tanto che Washington avrebbe aumentato l’attività di monitoraggio sui movimenti anche dei soggetti non sanzionati. 

La task force

La task force transatlantica sulle restrizioni di nuova istituzione lavora invece per scovare trust fund e società offshore in paradisi fiscali usate per schermare i fondi degli oligarchi, i quali nelle scorse settimane si erano già attivati per allontanare i loro yacht dalle coste europee dove erano attraccati, portandoli al sicuro in Paesi esenti da sanzioni. Paesi a cui è adesso rivolto l’appello dell’Occidente a collaborare e ad evitare di diventare porto sicuro per il cerchio magico di Putin. Per chi resta c’è invece la scappatoia del prestanome: per quanto i vari pacchetti di restrizioni siano stati via via estesi fino a ricomprendere pure i membri dei vari nuclei familiari, il rischio del trasferimento fittizio di proprietà degli asset rimane concreto.

Fra i tentativi di aggirare le sanzioni, «la categoria che mi preoccupa di più», per dirla con le parole della presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde, «è tuttavia quella delle criptoattività, usate per eludere le misure decise contro Mosca», nonostante l’Ue abbia chiarito che il congelamento dei beni riguarda anche gli asset in criptovalute. A garantire al Cremlino una rete di sicurezza internazionale ci sono poi anzitutto Cina e India, che non si sono ancora smarcate dalla vicinanza alla Russia; mentre anche nel cuore d’Europa la Serbia ha ribadito fedeltà a Mosca, tenendo spazio aereo e collegamenti aperti. New Delhi starebbe invece valutando l’utilizzo, negli scambi bilaterali, dell’Spfs, il sistema alternativo allo Swift sviluppato dai russi e finora impiegato solo per limitati volumi di scambi con alcuni Paesi dell’ex Unione sovietica. Ma un’alternativa potrebbe essere anche il Cips, la piattaforma che regola in renmibi creata da Pechino. Il cerchio si stringe e che potrebbe presto motivare l’Europa all’affondo finale, unendosi a Usa e Regno Unito nello stop alle forniture energetiche che valgono, come detto, circa un miliardo di euro al giorno. 

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