Negli occhi degli amercani l'Afghanistan sembra rievocare il Vietnam e «Kabul come Saigon». Di fronte all'inarrestabile avanzata dei talebani Joe Biden finisce nella bufera per quella che in Afghanistan si preannuncia come una vera e propria disfatta. E non c'è commentatore sulle tv o sui giornali che in queste ore non evochi il drammatico parallelo con l'umiliante fine di un'altra guerra durata vent'anni, quella del Vietnam. Era l'aprile del 1975, e le immagini di centinaia di americani che fuggono sugli elicotteri dal tetto dell'ambasciata Usa restano indelebili nella storia del Paese. Ora lo spettro che la storia si ripeta è reale, con Joe Biden accusato di aver combinato un vero e proprio «disastro», e non solo dagli avversari politici: «Grazie alla sua decisione si è passati in poche settimane da una situazione imperfetta ma stabile a un caos e un'emergenza globale», attaccano i repubblicani. E Donald Trump torna a parla per la seconda volta in due giorni. «Tragico caos in Afghanistan - scrive la sua portavoce, Liz Harrington, su twitter - un confine completamente aperto, crimini a livello record, prezzi del petrolio alle stelle, l'inflazione che aumenta e il mondo intero che se ne approfitta. Vi manco ancora?».
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Afghanistan, Biden non arretra
Il presidente americano, che nel fine settimana seguirà gli sviluppi della situazione da Camp David, non arretra però di un millimetro sulla sua decisione di lasciare il destino dell' Afghanistan in mano agli afghani.
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Via libera all'invio delle truppe: 8.000 soldati in Afghanistan
Intanto, dopo un serrato briefing alla Casa Bianca col segretario di stato Antony Blinken e il consigliere per la sicurezza nazionale Jack Sullivan, Biden ha dato il via libera all'invio di quasi 8.000 soldati per proteggere l'evacuazione del personale diplomatico e dei cittadini Usa in Afghanistan. Circa 3.000 marines sono già in arrivo a Kabul e affiancheranno i mille già presenti nella capitale. Altri 4.000 e più saranno dispiegati nella regione del Golfo Persico. Uno schieramento che viene definito «temporaneo». Ma di fronte a chi chiede se le nuove truppe a Kabul resteranno anche dopo il 31 agosto, data fissata per completo ritiro Usa, il Dipartimento di stato resta evasivo. Nel frattempo la situazione nella sede diplomatica Usa a Kabul viene descritta dai testimoni come molto più drammatica di quanto non si dica ufficialmente, col personale e lo staff che hanno già pronti gli scatoloni e a cui è stato ordinato di distruggere tutte le carte e i dispositivi sensibili, dai computer ai telefoni. Tutti, dunque, si preparano al peggio. Mentre il capo negoziatore Usa al tavolo coi talebani, racconta il New York Times, starebbe cercando di convincere i leader islamici a risparmiare e non attaccare l'ambasciata, promettendo aiuti finanziari e assistenza al futuro governo afghano anche se dovessero farne parte i talebani stessi.
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