In principio sono state tre ricercatrici dell’Istituto Spallanzani di Roma. Era febbraio, del lockdown ancora non si parlava. Maria Luisa Capobianchi, alla guida del laboratorio, con Francesca Colavita e Concetta Castilletti hanno isolato, per la prima volta in Europa, il nuovo coronavirus.
Passo fondamentale per sviluppare terapie e vaccino. Dopo di loro, un lungo elenco di team dream al femminile che combatte contro il Covid-19. Pubblicano ricerche e presentano nuovi lavori ma, le luci della ribalta, non le inquadrano quasi mai. Pensiamo a Daniela Carmagnola, Elisa Borghi, Valentina Massa e Claudia Dellavia della Statale di Milano che hanno messo a punto un test con la saliva. Obiettivo: capire in poco tempo se un bambino («Ci abbiamo pensato durante l’estate quando ipotizzavamo il ritorno a scuola dei nostri figli» raccontano) è stato contagiato dal virus o ha un normale raffreddore. Sperava di riuscire a mettere a punto un farmaco anti-Covid prima del vaccino Laura Riva, 35 anni bergamasca ricercatrice dell’Università del Texas, ma purtroppo non ci è ancora riuscita. Per sei mesi ha lavorato venti ore al giorno per raggiungere la meta. I suoi sforzi sono stati comunque riconosciuti dal momento che pochi giorni fa è stata informata di essere tra le venti vincitrici del premio Stat dell’Anderson Center dell’ateneo texano deciso da Anthony Fauci e Bill Gates. La genetista brindisina Tina Cafiero è il principale ricercatore investigator del primo studio tutto italiano che affronta la tematica della medicina di precisione nell’ambito della terapia contro il Covid-19 promosso, tra gli altri, dall’ospedale Moscati di Taranto con l’Università Cattolica di Roma e quella di Bari.
© RIPRODUZIONE RISERVATA