Violenza sulle donne, a scuola lezioni di rispetto. Uno psicologo d'istituto intercetti i disagi

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di Maria Latella
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Mercoledì 24 Novembre 2021, 12:48 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 08:49

Una strana sensazione, impotenza mista a rabbia si impadronisce di molte tra noi quando leggiamo lo stillicidio di notizie, quasi ogni giorno una donna uccisa da uomini che poi si suicidano, si autodenunciano alle forze dell’ordine oppure cercano inutilmente una via di fuga.

Uomini che sanno, nella loro testa confusa, che probabilmente finiranno in galera. Magari per poco. Ma sanno che ci finiranno. Non è il timore della pena che può frenare un femminicida. Se continueremo a pensare che basti alzare il numero degli anni di carcere per ridurre il numero dei femminicidi, continueremo ad avere uomini fuori di testa e donne al cimitero.

LA REALTÀ

 Che fare allora? Per cominciare, studiare la società nella quale viviamo. Quasi tutti i maschi che uccidono hanno fragilità psichiche che nessuno aveva prima riconosciuto e poi curato. E molte delle donne uccise erano invece in condizione di fragilità economica o emotiva. Per dirla in breve: o non avevano un lavoro e quindi erano rimaste intrappolate in una relazione malata perché non avrebbero saputo come mantenere se stesse e i loro figli; oppure erano emotivamente fragili, insicure e dunque facili preda di Narcisi o violenti. Come agire sui due fronti? Non vedo altra strada che l’educazione. La scuola. Per rafforzare tutti, uomini e donne. Le righe che seguiranno potranno sembrare più un elenco di cose da fare che un commento, ma di commenti sono lastricati i cimiteri dove “riposano” le 109 donne uccise nel 2021 e quelle che le hanno precedute.

IL CARDINE

 Solo la scuola, l’educazione, potranno fermare il massacro. La famiglia ormai è assai più disintegrata di quanto siamo disposti ad ammettere. Un esempio per tutti. Il ventiquattrenne Mirko Genco che a Reggio Emilia ha ucciso Juana Cecilia Hazana Loyaza, 34 anni, peruviana, era figlio di una donna che nel 2015, quando lui aveva 19 anni, era stata a sua volta uccisa dall’ex convivente tunisino. Qualcuno si era interessato alla psiche del giovane Mirko? Immagino di no. Mirko era andato avanti spargendo rabbia e sfogandola sui soggetti più deboli (almeno fisicamente) di quanto non fosse lui: le donne. Dunque è alla scuola, e alla comunità, che bisogna chiedere l’ulteriore sforzo di captare il pericolo futuro e prevenirlo.

Con l’introduzione di una materia ad hoc, che insegni il rispetto verso gli altri. E con l’introduzione dello psicologo di istituto. Secondo una ricerca pubblicata da “La mente è meravigliosa” a cura dello psicologo e criminologo Raul Aguilar Ruiz, le tipologie degli uomini che uccidono le donne corrispondono essenzialmente a quattro categorie.

LE CATEGORIE

 La prima categoria: uomini che soffrono di un disturbo mentale, ma senza apparenti caratteristiche di pericolo criminale. Tra i disturbi osservati, i più comuni sono i sintomi psicotici, il disturbo bipolare o il disturbo delirante. Si tratta di uomini senza precedenti di violenza dentro e fuori il nucleo familiare. La seconda: il tipo antisociale/coercitivo. Questi uomini hanno precedenti di violenze, accompagnati da abuso di alcol e stupefacenti. Sembrano soffrire di disturbi della personalità narcisistici e antisociali, ma non mostrano sintomi di depressione o ansia. Reagiscono violentemente all’abbandono o alla gelosia. La terza: normalizzato/impaurito. Presenta gravi quadri di depressione e ansia prima di terminare una relazione. Pur non avendo mai abusato di alcol o droghe, è violento verso la compagna. E minaccia il suicidio. La quarta: antisociale moderato/geloso. L’elemento scatenante in questo caso non sembra essere l’abbandono da parte della propria compagna, ma piuttosto la gelosia nei confronti di un altro uomo. In questi casi il movente è passionale. Questo profilo in genere soffre quantomeno di disturbi dell’umore.

IL PROGETTO

 Sono tutte categorie che probabilmente segnalano la loro vulnerabilità psichica già intorno ai 12-13 anni. Per questo è importante che già dalle medie inferiori un aiuto psicologico li supporti e li segua. È il progetto proposto dal deputato Emilio Carelli, già giornalista e direttore di Skytg24, eletto nelle file del Movimento 5 Stelle e ora in Coraggio Italia. Carelli ha suggerito un emendamento al Pnrr di cui qui si sintetizzano i primi due commi dell’articolo 24-bis. In pratica «è istituita la figura professionale dello psicologo scolastico, nelle scuole pubbliche, secondarie di primo e secondo grado» che «fornisce supporto diretto agli studenti, ai docenti, alle famiglie e alle altre figure professionali...». Dopo anni di appelli, inasprimento di pene, cortei contro i femminicidi, non resta che lavorare preventivamente sulla psiche dei maschi. E rafforzare, sempre attraverso la valorizzazione della scuola, l’autostima delle ragazze. Perché se una giovane donna sin dalle elementari sa di dover essere economicamente indipendente; se viene aiutata ad avere stima di sè e a riconoscere subito quando un uomo le propone una relazione malata, io sono abbastanza convinta che saprà sfuggire al fascino del maschio narcisista. Saprà capire che la gelosia ossessiva non è amore. È patologia. 

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