Silvia Salis: «Il mio sport è battere i tabù»

Silvia Salis: «Il mio sport è battere i tabù»
di Maria Lombardi
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Mercoledì 23 Febbraio 2022, 13:16 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 07:34

C'era una bambina che aveva un prato tutto suo, grandissimo, e lì cresceva libera e felice.

Saltava, correva e diventata forte. Più forte dei maschi. In quarta elementare, nella gara di salto in lungo, era riuscita a batterli tutti. Troppo facile. Lei cercava una sfida più grande. Che ne dici della corsa a ostacoli? No, gli ostacoli ostacolano, rispondeva, io inseguo la libertà. Il lancio al martello, quella sì è una dura prova. Dopo un anno, era la migliore. Le 12 medaglie e poi il Coni, altre vittorie. Questa non è una favola, ma per Silvia Salis lo è. «Se mi avessero detto quando ero piccola: a 35 anni avrai fatto 2 Olimpiadi, 15 anni in Nazionale e sarai la prima donna vicepresidente vicario del Coni, avrei pensato a una storia scritta per un film». E invece l’ha scritta lei e la dedica a «tutti gli adulti e i bambini che almeno una volta nella vita si sono sentiti su una strada che gli altri non comprendevano». La bambina più forte del mondo è il titolo della fiaba (in libreria da un mese con Salani editore) «il ricavato lo darò in beneficenza all’ospedale pediatrico Gaslini di Genova».

LA STORIA

Racconta di Stella, la figlia del custode del campo di atletica leggera a Genova, Villa Gentile, innamorata della gabbia dove vedeva gli atleti piroettare e lanciare sfere di acciaio, e sognava di diventare anche lei un «difensore del castello» e scagliare quei pesi. Proprio come Silvia, che a 36 anni dopo aver vinto dieci titoli italiani nel lancio del martello, «allenata a battere gli stereotipi», pensa ai tanti che vuole ancora buttare giù. Per esempio: «una donna per parlare di sport deve essere una campionessa, cosa che agli uomini non è richiesta. Tra i più grandi presidenti e politici sportivi, quasi nessuno è stato un grande atleta». Qual è la forza di Stella/Silvia, la bambina più forte del mondo? «È molto lucida sa quello che vuole, vive con tristezza le critiche, ma tiene sempre accesa la bussola che sa dove portarla». E non si lascia scoraggiare dall’allenatore che vorrebbe farle cambiare idea. «In realtà il mio allenatore, a differenza di quello della favola, mi ha sempre sostenuta, aveva visto qualcosa in me. Ero molto magra per i canoni della disciplina, ma molto forte fisicamente. Dopo circa un anno e mezzo di allenamenti, a 15 anni, sono entrata nella Nazionale giovanile». Il papà e la mamma l’osservavano da lontano, non hanno mai provato a fermare la loro bambina fortissima. E lei con questa favola vuole far capire agli adulti che grande fortuna è stata questa. «I miei genitori non sono mai stati invadenti rispetto alle mie scelte.

Tanti altri invece lo sono e vorrei ricordare loro che i figli non sono delle proiezioni, hanno gusti, inclinazioni e aspirazioni che non bisogna mai provare a cambiare». Anche se sognano di lanciare il martello. «Mi attraeva questa disciplina perché è un movimento molto veloce, dinamico e complicato, c’è anche tanta tecnica. Mi permetteva di esprimere la mia forza. Ma incontravo sempre qualcuno che ripeteva: questo sport non è da donne, ti rovinerai». E invece è l’inizio di un’altra favola, quella delle medaglie. «Il momento più esaltante della mia vita sportiva nel 2009: la vittoria ai Giochi del Mediterraneo. C’erano tanti sfollati del terremoto a seguire le gare, quelli che vivevano negli alberghi della costa. Vedere lo stadio pieno di tutte quelle persone che stavano soffrendo, poter cantare l’inno con loro è stato un momento indimenticabile».

Gli infortuni capitano anche nelle favole, ne sanno qualcosa Stella e Silvia che li hanno attraversati guardando oltre. «Lo sport ti dà la capacità di riuscire a pianificare a lungo termine che è alla base di ogni successo nella vita. Chi non immagina il tempo che verrà difficilmente può fare le scelte giuste. Lo sport ti allena a questo: tu sai che tra 4 anni avrai le Olimpiadi e devi capire dove vuoi essere e come arrivarci. Questo ti dà la forza di superare gli ostacoli». Avere alleati, questo è un altro segreto. «I bambini non vanno protetti dalle frustrazioni. Le cose brutte succedono. Il messaggio da dare loro è questo: trovate una squadra giusta che vi sostenga e andate avanti. Trovate chi si prende cura dei vostri sogni, come fa Stella». Lei ha un amico che l’adora e la incoraggia. «Non volevo raccontare la storia di donne che aiutano le donne, questa è una fantasia. Nelle vita esistono le squadre miste. Pensare che ci sia un mondo di donne idilliaco che si deve difendere dalla categoria degli uomini è falso oltreché pericoloso».

LA CONSAPEVOLEZZA

Qual è oggi la forza delle donne? «La consapevolezza che non ci sono percorsi preclusi, il che non vuol dire che siano facili. Alle donne servono capacità fuori dal normale, un’energia fuori dal normale, cose che agli uomini non sono richieste». E figuriamoci nello sport, un mondo governato da uomini, solo una donna presidente federale, nello squash. «Ci sono ancora tanti stereotipi in questo mondo. Ho fatto parte del tavolo per creare un fondo per la maternità delle atlete. La prossima battaglia è quella per il professionismo sportivo, una questione complessa che riguarda uomini e donne. La disparità di salari? Attenzione a fare lotte partigiane senza basi tecniche. Nel caso del calcio, ad esempio, è l’interesse che genera i compensi, non si può andare contro le leggi di mercato». Intanto le ragazze vincono, fortissime a Pechino. «È un lungo momento esaltante quello dello sport italiano, e le Olimpiadi Invernali si confermano un palcoscenico esaltante per le nostre azzurre, come già nel 2018. È importantissimo per le nuove generazioni avere modelli di riferimento sani e vincenti come lo sono i nostri atleti e atlete». Si accendono nuove Stelle. 

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