Sicurezza e intelligence, ai vertici ora ci sono le donne. Lamorgese: «Approccio pragmatico ai problemi»

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di Cristiana Mangani
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Mercoledì 26 Maggio 2021, 12:39 - Ultimo aggiornamento: 27 Maggio, 18:21

Dopo una vita di inseguimenti, spari e intrighi internazionali, persino James Bond cederà lo scettro di agente segreto più famoso del mondo, a una donna. Non se ne abbia a male Ian Fleming, la rivoluzione è in atto. Ma dalla finzione alla realtà, il salto è ancora lungo. «All’inizio mi hanno chiesto di diventare operativa - racconta una 007 con molti anni di esperienza - perché una coppia dava meno nell’occhio, soprattutto quando c’è da pedinare qualcuno». Poi, si è scoperto che la capacità di tessere relazioni è una dote molto femminile, così come la capacità di ascolto, e i ruoli di vertice sono stati sempre di più occupati da donne: dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese alle due vice capo della Polizia Maria Luisa Pellizzari (vice capo vicario) e Maria Teresa Sempreviva, da Nunzia Ciardi direttore della Polizia postale a Daniela Stradiotto, direttore delle Specialità. Sicché oggi possiamo dire che la tutela della sicurezza dei cittadini italiani è in buona parte affidata alle donne.

«Nel corso della mia lunga carriera - osserva la ministra Lamorgese - sono stata testimone dei passaggi graduali ma costanti che hanno promosso il ruolo delle donne nell’amministrazione dell’Interno, anche con riferimento alla gestione della sicurezza e dell’ordine pubblico nei territori. Oggi i prefetti donna sono circa il 37% del totale, mentre la quota dei viceprefetti arriva al 62%. Questi dati confermano come al Viminale si sia potuta affermare la propensione di tante donne, anche nelle più importanti posizioni di vertice, alla gestione di nuovi modelli operativi e alla loro capacità di sviluppare stili di leadership basati su approccio pragmatico e concreto rispetto ai problemi». Ma il suo salto più lungo l’Italia lo ha fatto di recente, anche se in ritardo rispetto all’Inghilterra, a Israele, agli Stati Uniti: il governo Draghi ha nominato la sua “M”, l’ambasciatrice Elisabetta Belloni, al vertice del Dis, il Dipartimento che coordina l’intelligence italiana. Lascia il ruolo di segretario generale della Farnesina, dove è arrivata - neanche a dirlo - prima donna nella storia del ministero degli Esteri.

LE CAPACITÀ

 Quote rosa a parte - delle quali molte signore non amano sentir parlare - quali sono le peculiarità di queste esperte di sicurezza e intelligence? L’ambasciatore Giampiero Massolo è stato per quattro anni direttore del Dis, dal 2016 è presidente di Fincantieri e dell’Ispi. Sotto la sua direzione hanno lavorato moltissime 007. A loro riconosce particolari meriti. «Il lavoro di intelligence - dice - è basato su diversi aspetti: comprensione delle situazioni, empatia, intuito, capacità di leggere l’interlocutore e, per la mia esperienza, devo dire che queste qualità le vedo tutte nelle donne con le quali mi è capitato di lavorare.

Devo ammettere che gli uomini, talvolta, saltano alle conclusioni con maggiore facilità, e questo non sempre è un vantaggio». Esiste il rischio che una donna per farsi valere nell’ambiente cerchi di somigliare all’uomo? «Finché le regole di ingaggio non dette saranno fatte dagli uomini, il rischio esiste - ammette Massolo - La strada è ancora lunga, non siamo a destinazione, ma i gesti dirompenti - come può essere stata la nomina di una donna ai vertici del Dis - fanno bene al cambiamento». Quante le rinunce nella vita personale? «Chiedi un sacrificio alla tua famiglia, devi essere molto organizzata e devi sapere che la tua giornata sarà tutta una corsa», conferma Maria Luisa Pellizzari, vice capo vicario della Polizia di Stato, prima donna a rivestire questo incarico. La sua nomina è arrivata dopo anni di esperienza, di passione, di lavoro da investigatore. È stata lunga. «Diciamo - sottolinea - che bisognava far passare il tempo necessario, perché dal 1981, anno della riforma e dell’apertura per la carriera delle donne in Polizia, si doveva maturare il giusto curriculum. Comunque, tengo a dirlo, è capitato a me di assumere questo incarico, ma poteva capitare a molte altre colleghe che hanno ruoli di grande responsabilità. E ora che le poliziotte sono entrate anche nei reparti mobili con funzioni operative e di vertice, la strada sembra ancora più spianata. Ma se non ci fosse stata questa lungimiranza di vertice nella mia istituzione, tante cose non sarebbero state possibili. Lo vedo anche quando mi confronto con altri organismi, soprattutto privati: le disparità tra uomo e donna sono ancora elevatissime». Pellizzari ha un figlio di 17 anni. «Quando sono stata nominata - racconta - ho ringraziato lui prima di tutti, perché ha avuto tanta pazienza. Ma soprattutto ha avuto la capacità di valorizzare molto le mie presenze. E il nostro rapporto non ha subito crisi».

L’UGUAGLIANZA

Donne, madri, detective, obbligatoriamente multitasking: in cosa consiste la parità? «La tematica dell’uguaglianza è fuorviante - chiarisce Maria Caterina Federici, professore ordinario di Sociologia della sicurezza all’università di Perugia - Non siamo uguali, siamo diversi, ma c’è una specificità delle donne soprattutto nell’intelligence. La donna ha una capacità di scegliere le informazioni, e ancora di più ha la capacità di raccolta delle informazioni, perché riesce a far parlare le persone, perché cattura la fiducia, spesso è empatica, si mette nei panni dell’altro e sa suscitare nell’altro la voglia di dire, di raccontare. In passato la donna veniva utilizzata solo come forma di raccolta delle informazioni, oggi uomini e donne raccolgono le informazioni, e le donne lo fanno meglio. La società si è femminilizzata, gli uomini hanno scoperto che il bello, l’estetica, il sentimento, possono convivere anche nei rapporti di lavoro più duri. In tutto questo le donne riescono a essere affascinanti, sorridenti e pure brave. Voglio pensare che abbiamo scoperto che c’è un mondo femminile che può dare di più. C’è ancora tanto da fare - questo sì - il cambiamento culturale è duro e lungo. Ma negli ultimi tempi l’accelerazione c’è stata». Allora, professoressa: siamo più sicuri con le donne? «Direi proprio di sì». 

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