Call My Agent, l'attrice Sara Drago: «Le donne agenti empatiche e con la grinta di una tigre»

L'attrice Sara Drago
L'attrice Sara Drago
di Ilaria Ravarino
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Mercoledì 25 Gennaio 2023, 13:59 - Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 19:29

«Se mandi mando».

È il suo tormentone, la frase simbolo per eccellenza, quella che riassume un mondo: efficienza, multitasking, rapidità di esecuzione. Ovvero tre delle caratteristiche universalmente associate, in positivo, alle lavoratrici. Nei panni di Lea Martelli, la più grintosa tra gli agenti cinematografici della serie Call My Agent - Italia, la lombarda Sara Drago, 34 anni, raccoglie il testimone da Camille Cottin – che nel format originale francese interpreta lo stesso ruolo – aggiungendo alla tendenza workaholic del suo personaggio una sfumatura più empatica e umana. «Lea è una donna che non perde tempo, che non tollera tutto ciò che reputa superfluo. Vuole diventare una delle agenti più forti sul mercato, ma non brama il potere per il potere: è la passione che la muove, non quel famoso ”dieci per cento”».

LA COMUNICAZIONE

Il dieci per cento, ovvero il titolo originale della serie francese, Dix pour cent, che allude alla percentuale media che sui contratti degli artisti viene destinata (in Francia, ma anche in Italia) agli agenti. Che sono, molto spesso, donne: «Le donne hanno successo in questo lavoro perché dotate di qualità indispensabili sul campo: sono sensibili, adattabili, comprensive, camaleontiche. La capacità di adattamento è utilissima quando si ha a che fare con una professione che ha molto in comune con la psicanalisi». Nella versione italiana, sei puntate trasmesse dallo scorso 20 gennaio su Sky, Lea è uno degli agenti di punta della CMA (gli altri sono interpretati da Michele Di Mauro, Maurizio Lastrico e Marzia Ubaldi), un’agenzia di comunicazione con sede a Roma e clienti del calibro di Paolo Sorrentino, Pierfrancesco Favino, Matilda De Angelis, Anna Ferzetti, Corrado Guzzanti, Paola Cortellesi.

Clienti che Lea amministra con la disciplina di un mandriano e la pazienza di un guru, difendendo aggressivamente l’agenzia dai “competitor” sul mercato: «Trovo che il suo atteggiamento sia molto realistico, anche e soprattutto perché è una donna. Per raggiungere certi obiettivi devi trasformarti in un animale, avere l’urgenza di una tigre. Le donne rispetto agli uomini sono mosse da una fame più profonda sul lavoro, avendo alle spalle una lunga storia di difficoltà nella realizzazione professionale. È un mondo in cui per troppo tempo c’è stato poco spazio per noi. E forse questo, quando ce la fai, ti porta a diventare un po’ stronza. È inevitabile».

LA PREPARAZIONE

Quanto a Drago, un lunga carriera teatrale alle spalle e un luminoso futuro su schermo – già in scrittura la seconda stagione di Call My Agent - Italia – l’ambizione è parte, dice, anche del suo carattere: «Finché fai teatro è difficile emergere e farsi conoscere. Sono felice che la gente mi dica che sono brava, ovviamente. Ma sono 12 anni che studio e lavoro, e per me questo è solo inizio di una nuova trasformazione, che mi porta finalmente nelle case delle persone. La tv è un lavoro di squadra e questo, rispetto al teatro, mi piace moltissimo». Originaria di Desio, papà muratore, mamma ragioniera e un fratello di vent’anni, Drago ha costruito la sua Lea “appoggiandosi” al modello di Cottin «ma lavorando anche da sola, tracciando le caratteristiche del mio personaggio: Lea è una donna determinata, diretta nell’azione, di grande passione, impulsiva e animalesca. Una che non si piange addosso, ma nella vita rilancia sempre. Me ne andavo per strada osservando la gente, provavo a entrare nei bar con un piglio più sicuro. E poi ho ripensato alla mia maestra di teatro, Cristina Pezzoli. Una donna potentissima, capace di metterti in soggezione con uno sguardo. I suoi occhi ti facevano sentire immediatamente giudicata. Per me lei è stata, e resterà sempre un grande termine di paragone».

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