Maryna Vlazovska,medaglia Fields: «Mi piace mettere ordine,così ho il risolto lo sphere packing»

Maryna Vlazovska,medaglia Fields: «Mi piace mettere ordine,così ho il risolto lo sphere packing»
di Francesca Pierantozzi
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 27 Luglio 2022, 12:05 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 22:28

A Maryna Viazovska non basta trovare soluzioni: vuole anche che siano soluzioni “eleganti e belle”.

Seconda donna (dopo l’iraniana Maryam Mirzakhani nel 2014) a ricevere la medaglia Fields, il Nobel della matematica che va ogni quattro anni a ricercatori di meno di 40 anni, Viazovska vive e lavora a Losanna, al Politecnico Federale, ha due figli, ama camminare, e ha fornito una soluzione al secolare problema delle sphere packing o di impacchettamento di sfere (in parole semplici: come inserire il massimo numero di sfere in uno spazio infinito a dimensione 8 o 24). Un riconoscimento attribuitole al Congresso dei matematici di Helsinki a inizio luglio. «Forse per questo mi piace mettere in ordine, fare le pulizie un po’ meno» scherza. È nata a Kiev, parla della guerra come di un dolore che appartiene a tutti. E su tutti ama citare una matematica che non ha avuto il tempo di diventare famosa o vincere premi,Yulia Zdanovska : «Aveva 21 anni, era una matematica e informatica, è morta per difendere Kharkiv».

Dica la verità: chiunque può essere bravo in matematica se si applica, come dicono i professori?

«Diciamo che non tutti sono interessati alla matematica ed è comprensibile. Ma non è vero che esiste “una” intelligenza matematica: è una disciplina talmente ricca da offrire stimoli diversi a ognuno. Poi sta alle singole persone decidere in quale direzione, e quanto lontano, vogliono andare. Io non credo nel talento come una sorta di dono sovrannaturale. Serve soprattutto il lavoro, vale per tutti».

Lei ha scelto molto presto questa carriera...

«Ci sono momenti nei quali devi fare scelte per la tua formazione: quale università, quale master, in quale città, se fare o meno un dottorato, un PhD. Da quando ho 12 anni, ho l’impressione che ogni tappa sia stata naturale».

Lei come lavora? Orari d’ufficio o una vita sempre nei numeri?

«La cosa bella della matematica è che la puoi fare dovunque, mentre cammini, o magari mentre fai altre faccende in casa. Ovviamente vado in ufficio ogni giorno, anche i matematici hanno la loro routine».

C’è un’attività particolare che la aiuta a pensare meglio?

«Forse mettere in ordine.

Mi piace organizzare, mettere a posto, anche a casa».

 È un po’ quello che ha fatto nel risolvere lo sphere packing, che le è valsa la medaglia Fields ?

«Un po’. Solo che lì si stratta di uno spazio a molte dimensioni..».

 Cosa prova quando si riesce a risolvere un problema che tanti altri matematici non hanno saputo risolvere?

«È un momento bellissimo quando tutto funziona. Dietro c’è comunque un grosso lavoro di verifica, di riformulazione. È facile sbagliare un nesso logico, capita anche ai migliori, non solo agli studenti».

 Lei e la seconda donna ad avere ottenuto la medaglia Fields. Siamo ancora, sempre alle solite?

«Credo che dobbiamo armarci di pazienza. Lo vediamo: nella società la vita non è ancora la stessa per le donne e per gli uomini. Le donne hanno sempre un prezzo in più da pagare, che sia la famiglia, la maternità...Questi fattori pesano, e pesano anche inconsciamente su ogni donna, in particolare quando deve prendere decisioni per la sua carriera».

 Vuole dire che esiste anche una forma di autocensura che ancora pesa, per esempio quando si tratta per una donna di scegliere una carriera scientifica ?

«Non è facile dirlo in modo categorico. La mia educazione per esempio è andata bene, e ho sempre più colleghe che insegnano. Comunque è vero che più si sale nella gerarchia dell’università e più le donne diminuiscono».

 Lei lavora in squadra o sola?

«Ora ho sei persone nella mia squadra, ma devo ammetterlo: sono tutti uomini. Naturalmente collaboro anche con donne e provo a coinvolgerle per incoraggiarle».

 Si ha spesso l’impressione che la matematica sia teoria pura, un divertissement dell’intelligenza scollegato dalla realtà e dalla società.

«Non è affatto così. Certo, nel mio settore lavoriamo su idee astratte, ma ci sono infiniti esempi di teorie matematiche che poi hanno applicazioni nella vita reale».

 Lei è ucraina. La pace e la cooperazione è anche la condizione fondamentale per lo sviluppo del pensiero scientifico.

«Viviamo una tragedia, ci sono persone che muoiono ogni giorno, è un dolore per tutti. Ci sono stati crimini di guerra e abbiamo testimonianze di atrocità commesse per sterminare gli ucraini. Quello che sta succedendo in Ucraina è la distruzione: distruzione di persone, di città e anche naturalmente di centri scientifici e di università importanti. Tutto questo avrà un impatto sul mondo intero».

Sta trasmettendo ai suoi figli la passione per la matematica?

«Ci provo. Il grande studia matematica, la piccola ha due anni, conta fino a sette… È difficile esser genitore e insegnante allo stesso tempo, ma sì, parliamo spesso di matematica».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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