Maneskin, Gucci e Jennifer Lopez. Monica Riccioni, ceo di Think Cattleya: «Tanti successi e ho ancora pudore»

Ha vinto gli MTV Awards e ha prodotto lo spot con Jennifer Lopez

Monica Riccioni, ceo di Think Cattleya
Monica Riccioni, ceo di Think Cattleya
di Valentina Venturi
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 24 Maggio 2023, 14:46 - Ultimo aggiornamento: 19 Luglio, 15:11

Essere donna in una società composta principalmente da soci fondatori uomini è una bella occasione: mi permette di offrire un punto di vista diverso».

Discrezione, gentilezza, forza e capacità innovativa definiscono Monica Riccioni Ceo di Think Cattleya, fondata con Riccardo Tozzi, Marco Chimenz e Giovanni Stabilini. Riccioni ha curato personalmente le campagne pubblicitarie di Gucci dirette tra gli altri da David Lynch e Gucci for Men con James Franco («progetto stupendo»), ha vinto gli MTV Music Awards nel 2022 per il video musicale I wanna be your slave dei Maneskin («ero felice come una bambina») e di recente era sul set con Jennifer Lopez («una vera professionista»). Eppure umiltà e professionalità restano il suo marchio di fabbrica: «Se ci rifletto mi rendo conto che è vero: dirigo una società leader del settore. Noi donne abbiamo ancora troppo pudore…».

Il mondo della pubblicità era in mano agli uomini. È stata sua l’idea di fondare nel 2010 Think Cattleya, casa di produzione con definite strutture interne tra Branded Content, Digital&Social, foto, comunicazione, post produzione ed eventi. Come è riuscita a creare il suo spazio?

«Sicuramente la mia fermezza, la serietà e l’impegno hanno aiutato a costruire un’azienda leader del settore».

Come è iniziata la sua carriera?

«Per più di vent’anni ho lavorato dentro “Filmmaster”, la casa di produzione specializzata nella pubblicità. Sono entrata come giovane assistente e negli anni sono diventata partner. Ho viaggiato molto e a lungo collaborato con il mercato anglosassone e francese. Ho vissuto all’estero e questa possibilità mi ha aperto la mente e incoraggiata a fare sempre un passo più avanti, a non essere una conservatrice».

Si può dire che con Think Cattleya sia stata un’antesignana?

«Nell’advertising sono stata probabilmente la prima ad aver intuito il bisogno di virare, di individuare e creare delle unit con ruoli definiti, composte in gran parte da giovani, in grado di produrre contenuti con linguaggi sviluppati ad hoc non solo per gli spot classici ma anche per il digitale, i social, gli eventi».

Si è mai ritrovata in una situazione scomoda nell’ambiente di lavoro?

«Quando ero giovane la parola di un uomo era più ascoltata: veniva considerata più affidabile, più concreta. Quando ho iniziato c’erano veramente molti più uomini: mi capitava di partecipare a riunioni dove ero quasi l’unica donna e perdipiù giovane.

Sinceramente ho anche incontrato uomini più senior che mi hanno trattata alla pari».

Ha potuto collaborare anche con il mondo della moda?

«Confrontarmi con case di moda internazionali come Gucci, Armani, Fendi o Bulgari, con i loro modelli di comunicazione, è stato davvero formativo. Ricordo che il primo lavoro fu nel 2005 per Bulgari per uno spot con Kate Moss: ero affascinata e anche spaesata. La moda ha codici diversi, all’avanguardia. Ma questo le permette di avere il coraggio di esplorare nuovi linguaggi, perché deve creare tendenze, anticipare gli stili e i gusti. La moda è un settore che mi ha molto cambiata, mi ha dato ancora più coraggio. La moda è nutrimento».

È madre di due figli, Martino di 31 e Margherita di 17. Come è riuscita a conciliare casa e ufficio?

«Non è facile fare la madre e l’imprenditrice. Spesso il mio lavoro mi ha portato lontano da casa, anche per lunghi periodi. È stato impegnativo ma ho sempre avuto il sostegno e l’aiuto dei miei colleghi e soci uomini. Solo adesso inizio a comprendere attraverso mio figlio Martino il tempo di qualità che gli ho dedicato e quanto lui abbia acquisito la mia vitalità, la mia curiosità verso il mondo».

Le mamme lavoratrici soffrono ancora di sensi di colpa?

«È difficile in effetti, perché ti trovi a disagio nel dover partire, nella scelta di allontanarti per lavoro. È complicato, ma credo lo sia sempre meno. Ho l’impressione che oggi le ragazze più giovani non sentano il disagio che provavamo noi, sono molto più serene. Sento che la maternità si possa guardare con più ottimismo. Sta diventando normale partire e lasciare i figli ma è vero che ancora oggi manca un sistema logistico di sostegno alle donne che lavorano».

Nel suo ambito professionale cerca di dare il giusto spazio alle donne?

«In ogni gara a cui partecipo cerco di inserire le donne, perché non è così scontata la nostra presenza. Per questo esploro, studio e mi informo».

Con Think Cattleya ha prodotto il recente spot con Jennifer Lopez.

«Abbiamo lavorato all’ultima campagna di Intimissimi: è una grande professionista. Ti confronti con una donna che ha le idee chiare, sa perfettamente come svolgere il suo lavoro senza la minima incertezza. Una bellissima esperienza».

Una professionista che a suo avviso merita di essere “tenuta d’occhio”?

«Di recente ho conosciuto la regista Gia Coppola, la nipote di Francis Ford Coppola. Ha poco più di 30 anni e penso abbia un grandissimo talento e una grandissima sensibilità».

Crede che le donne abbiano quel quid in più?

«Sì, abbiamo sviluppato una grande capacità di organizzarci in tutti i ruoli che occupiamo nella vita e di sicuro non ci fermiamo mai. Il coraggio lo troviamo anche quando abbiamo paura».

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