Agli Oscar della rinascita, dopo il lungo buio della pandemia, sarà Laura Pausini, una voce che tutto il mondo ci invidia, a guidare la riscossa italiana: la grande cantante ha ricevuto la nomination per “Io sì - Seen”, il brano da lei composto con Diane Warren e Niccolò Agliardi per accompagnare il toccante film di Edoardo Ponti “La vita davanti a sé” interpretato da Sofia Loren. Laura lo eseguirà proprio nel corso della cerimonia, la notte del 25 aprile, in mondovisione da Los Angeles. «Devo tutto a Sofia: è lei che mi ha voluta, che ha fatto il mio nome», racconta emozionata la cantante che nella “notte delle stelle” sarà fasciata in uno scintillante Valentino. Abito con sorpresa: all’interno di una tasca segreta sarà custodita la bacchetta magica, un talismano che Laura porta sempre con sé. «Purtroppo non è potuta venire mia figlia. Viaggiare con bambini in America è praticamente impossibile a causa delle restrizioni. Da vera stella di casa, è stata lei a trovare le parole per farci partire più sereni. Spero di poterla ispirare: in caso di vittoria dedicherò la statuetta a lei e a mio padre», rivela Pausini che nei giorni scorsi è stata premiata al festival di Pascal Vicedomini “Los Angeles, Italia”. Ora la sua candidatura agli Academy Award, seguita al Golden Globe, aggiunge un nuovo capitolo alla lunga storia della presenza delle italiane agli Oscar: 93 anni scanditi da nomination e statuette, talento e applausi, lacrime di gioia e primati. Laura e le altre.
DIVE
In quasi un secolo di vita, mentre la parità di genere sembra un traguardo sempre più vicino, il riconoscimento più importante del cinema mondiale ha visto sfilare un piccolo esercito rosa di registe, attrici, sceneggiatrici, scenografe, arredatrici, costumiste, montatrici made in Italy.
LA FANTASIA
Ma se attrici e registe hanno dovuto faticare, agli Academy il genio artigianale italiano ha fatto spesso goal. Specie quando è stato espresso dalle nostre costumiste. Milena Canonero ha collezionato 9 nomination e 4 Oscar, l’ultimo dei quali nel 2015 per i coloratissimi abiti di “Grand Budapest Hotel”. Gabriella Pescucci, tre volte candidata, ha vinto nel 1994 per le raffinate creazioni anni Venti realizzate per “L’età dell’innocenza”. Nel 1991 l’Academy è andato a Franca Squarciapino per aver abbigliato Gérard Depardieu in “Cyrano de Bergérac”. E se Gabriella Cristiani vinse nel 1988 per il montaggio di “L’ultimo imperatore”, scenografia e arredi hanno permesso alla creatività femminile italiana di affermarsi più di una volta. Superstar della categoria è Francesca Lo Schiavo, 8 nomination e 3 Oscar vinti in coppia con il marito Dante Ferretti per “The Aviator”, “Sweeney Todd” e “Hugo Cabret”. Luciana Arrighi, 3 volte nominata, ha conquistato la statuetta per le scene di “Casa Howard”. Quest’anno è in finale anche Dalia Colli, candidata con Mark Coulier e Francesco Pegoretti per il prodigioso make-up di “Pinocchio”. Insieme con Laura Pausini spera di onorare l’Italia sul palcoscenico più ambito del mondo, dove sarà in lizza anche il costumista di “Pinocchio” Massimo Cantini Parrini. Perché Italians do it better, le italiane lo fanno meglio. E lo sanno bene anche a Hollywood.