Spie, hacker e agenti: ecco le signore dell'intelligence. L'analista Pasqualini: «Intelligenza femminile perfetta per questi incarichi»

Spie, hacker e agenti: ecco le signore dell'intelligence. L'analista Pasqualini: «Intelligenza femminile perfetta per questi incarichi»
di MARIA LATELLA
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Mercoledì 27 Luglio 2022, 12:25 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 22:27

Una gang criminale che si fa chiamare Lockbit 3.0 ha comunicato di essere entrata in possesso di 100Gb di dati della Agenzia Delle Entrate.

Non è la prima volta che i nostri dati più sensibili sono oggetto di attacchi, era già accaduto alla Regione Lazio e succede più spesso di quanto si creda alle aziende private che quasi sempre cercano di tenere la cosa coperta per evitare di rendere nota una spiacevole fragilità del proprio sistema di sicurezza. Se ne parla spesso, nei convegni e più volte ne ha discusso l’avvocato Paola Severino vicepresidente della Luiss, l’università che da anni ha inserito la cyber security tra i corsi di studi. Un corso frequentato anche da molte studentesse. Perché la passione per questo tema, e se vogliamo l’attrazione che la cyber security può esercitare anche dal punto di vista della lotta alla cyber criminalità, non è più un affare da nerd. Non è più un esclusivo terreno di caccia maschile. «Anzi, l’intelligenza femminile è perfetta per il lavoro di intelligence. Le donne sanno gestire insieme il potere di analisi e quello della sintesi», conferma la professoressa Maria Gabriella Pasqualini, autrice di molti saggi sul mondo dell’intelligence e grande conoscitrice delle donne che in questo mondo hanno giocato e giocano un ruolo.

PROTAGONISTE

Ci sono i volti noti, le spie che per essere tali oggi devono per forza avere familiarità con il lato oscuro della rete. La più famosa resta, almeno per ora, Anna Chapman. Naturalmente russa, nata Anya Kushchenko. Naturalmente figlia, a quanto pare, di un ex agente del KGB, sempre ammesso che un agente del KGB possa mai diventare ex. Naturalmente bellissima. Dunque Anya, diventata Anna Chapman dopo aver sposato uno psicologo inglese dal quale divorzia mantenendo il cognome britannico, viene arrestata a New York il 27 giugno del 2010 insieme ad altri nove “colleghi”, come lei parte di un “Illegal Program”. A leggere le cronache, benché l’abbiano definita una hacker, non sembra disponesse di una conoscenza particolarmente sofisticata. Anna Chapman usava il suo laptop in un bar di New York per trasferire i dati in suo possesso ad un ufficiale russo poco distante da lei. Due mesi dopo, sempre allo stesso scopo e con lo stesso ufficiale russo, aveva utilizzato addirittura una rete wi-fi privata in un negozio di Greeenwich Street. Ma Anna Chapman appartiene al passato. In dodici anni le hacker, russe e non, agenti segrete e non, sono diventate molte di più e molto più tecnologicamente avvertite. Due anni fa, a Genova, arrestano per esempio Natalia, ingegnere, russa, aria placida da madre di famiglia: ha infatti due bambine. La Polizia Postale arriva a lei dopo una complessa indagine che punta a sgominare un’organizzazione transnazionale impegnata in frodi informatiche, ricettazione e riciclaggio. Lei è una delle menti. Negli Stati Uniti è Kristina Vladimirovna Svechunskaya ad aver conquistato una improvvisa notorietà quando, utilizzando il Trojan Zeus, riesce a creare falsi conti presso le banche Wachovia e Bank of America, rubando in pochi mesi tre milioni di euro.

Arrestata nel 2011, è stata poi rilasciata su cauzione.

LA DIFESA

Non tutte le hacker più famose sono criminali. Molte lavorano per proteggere le aziende dagli assalti. Così si presenta per esempio Ying Cracker, cinese di Shangai. Le cinesi sono molto attive, confermano fonti di intelligence. Mentre l’Americana Ying Cracker viene spesso citata come la Wunder Kind, la ragazza speciale che a 14 anni aveva già preso il diploma, a 18 era già laureata ed è stata la prima donna invitata a parlare al DefCon, uno dei più prestigiosi meeeting mondiali per hacker. Nella prima e nella seconda guerra mondiale, alle donne veniva di solito attribuito il ruolo di informatrici. O, salendo di un gradino, di spie a pagamento. Agenti di ruolo quasi mai. Pagavano una serie di pregiudizi: le donne chiacchierano, sono poco discrete, si innamorano. Poi la Gran Bretagna le ha incluse nei suoi celebri Mi5 e Mi6. «Ma anche l’Italia ha avuto donne che sono state utilissime all’intelligence - ricorda ancora la professoressa Pasqualini - Luisa Zeno, per esempio, insignita della medaglia d’argento al valor militare e citata dal capo dell’ufficio informazioni della prima armata nella guerra del 15-18». Oggi Elisabetta Belloni coordina il Dis e nella nostra intelligence non mancano laureate e poliglotte. Quanto alle hacker, o ex hacker, ce ne sono, anche se per ora in numero ridotto. Tra quelle conosciute, Sara Colnago, inserita da Forbes Italia tra i 100 Tech Influencer e cofondatrice con Pierguido Iezzi di Swaacan, polo della cybersicurezza del Gruppo Tinexta. Una che, per sfatare luoghi comuni ed io pregiudizi, ha una laurea che le è servita forse più di tanti corsi tech. È laureata in psicologia.

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