Francesca Fialdini, la signora della domenica: «In tv vinco con il sorriso. Mara Venier? Nessuna lite con lei»

@AssuntaServelloRai
@AssuntaServelloRai
di Ilaria Ravarino
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 28 Settembre 2022, 15:13 - Ultimo aggiornamento: 29 Settembre, 15:40

Al comando del telecomando Francesca Fialdini quest’anno ci è arrivata fin da subito.

Con i suoi modi gentili, le domande che scavano senza ferire, le interviste carezza, l’anti-belva della tv – toscana, 42 anni, «una bilancia alla ricerca dell’equilibrio» - ha debuttato lo scorso 18 settembre con la prima puntata di Da noi... a ruota libera (su Rai1 alle 17,20) con il miglior esordio di sempre in termini di share, il 15,15% di spettatori.

Che effetto le fa partire sulla cresta dell’onda?

«Si comincia sempre con tanto entusiasmo e vederlo ripagato fa piacere. La risposta del pubblico non è scontata. Credo che abbia funzionato l’idea di parlare di donne e di farlo con il sorriso. Vietato mettersi sul piedistallo. Meglio parlare di chi cade. E raccontare di come si fa a ripartire».

Per esempio?

«La storia di Amanda Lear, un’icona. La inseguivo da anni. Lei ti dice: finché riesci a sedurre, hai tutte le carte vincenti in mano. Ma non ha nascosto le sue fragilità. Mi ha molto sorpresa il suo avvicinamento alla fede».

Mara Venier: avete litigato o no?

«Ma no, ci hanno ricamato sopra così tanto che alla fine ci hanno quasi fatto un favore. Le ho scritto subito per capire se ci fosse qualcosa di vero e lei mi ha risposto: ma figurati. Come potrei mai mettermi in competizione con un’icona? Sarebbe sciocco e stupido. Come dice Carlo Conti: c’è spazio per tutti. Fare le gare lo trovo volgare».

Il partner da cui ha imparato di più?

«Carlo Conti per me è un maestro. Il numero uno, ma davanti a lui mi impallino e sbaglio tutto. Ha la capacità di spiazzarmi. Sono rimasta conquistata durante un Sanremo, quello con Maria De Filippi. Era la serata finale, il momento clou. Durante la pausa pubblicitaria lui che fa? Scende in platea, va dalla compagna e chiede: il bambino ha mangiato? Gigantesco».

Sanremo è un obiettivo?

«Mai stato il mio sogno. Piuttosto il Dopofestival, per prendere in giro il rito e sdrammatizzare. Ma il mio desiderio sarebbe un programma alla Dandini, un ritorno della Tv delle ragazze».

Un partner con cui non è andata d’accordo?

«Quando sono arrivata a Unomattina, sono entrata nel territorio di Franco Di Mare.

Io volevo essere brava e imparare in fretta, per guadagnarmi il suo rispetto. Con lui ho imparato tanto ma ho faticato. Però i nostri siparietti piacevano: la gente mi ferma ancora per strada per chiedermi come sta Franco».

Che “animale” è Fialdini in onda?

«Sono attenta al non detto. Guardo i movimenti del corpo per intuire come arriva la persona in studio, il mood, capisco così quali porte posso aprire. I nostri ospiti sanno che siamo aperti all’imprevisto e si mettono in gioco. La tv non fa sconti. È uno strumento anche molto drammatico: se sei triste, si vede».

Il successo: quanto conta il talento?

«Conta la voglia di lavorare. Io non ho mai rifiutato un lavoro, a qualunque ora del giorno e della notte, pagato e non pagato. Ho preso tutto quello che poteva farmi fare esperienza. Per pagarmi l’affitto ho fatto anche tre lavori: un giorno sono svenuta in radio».

La fortuna serve?

«Per me c’è stata quando Miriam Leone ha lasciato (Unomattina in famiglia, ndr) e si è creato un vuoto. Non ho mai detto: voglio quello, e l’ho avuto. Quando una conduttrice esauriva un ciclo si creava un posto e mi chiamano per sapere se volessi subentrare. Come la porta girevole di un albergo».

E la bellezza?

«Non mi sono mai vista bella. Anzi, dopo Miriam sapevo che serviva una che fosse meno bella e famosa, con un altro profilo. Mi sono giocata la carta simpatia».

Come mai ha scritto un romanzo (Il sogno di un venditore di accendini, ndr)?

«Me l’hanno proposto e, come le dicevo, non so dire di no. È la storia di un ragazzo nero, figlio di un venditore ambulante, che diventa avvocato a Milano. Mi hanno chiesto di acquistare i diritti per una storia per il cinema, ma non ho voluto. Avevo paura di tradire la storia, che è vera».

Pentita?

«Se me lo chiedessero ora direi di sì. Sto scrivendo un altro romanzo, la storia di una donna che fa quello che non si aspettano da lei e diventa un’eroina».

Ha anche recitato in “A un passo dal cielo”, lo rifarebbe?

«Mai, non è il mio lavoro. Ho fatto una piccola parte ma mi sono annoiata da morire. Mi serve la tensione».

È anche Cavaliere al merito della Repubblica.

«Avevo collaborato con il Quirinale in qualche occasione, quando mi hanno chiamata per dirmi che mi avrebbero assegnato questa riconoscenza ho pianto di gioia. Era il marzo di due anni fa. È una specie di diploma, una medaglia che puoi indossare nelle occasioni importanti. Mai fatto».

Scusi come si fa a fare tutto?

«Faccio troppo e comincio ad avere rimpianti. Avrei voluto costruire di più, coltivare relazioni. Ho dato e sto dando tanto al lavoro. Vorrei avere più tempo per me, fare palestra, yoga, prendermi delle pause importanti. La sera, mi creda, ci faccio i conti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA