Il finto femminista, a spada tratta per le donne ma in tv invita solo uomini

Il finto femminista, a spada tratta per le donne ma in tv invita solo uomini
di Mario Ajello
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Mercoledì 27 Gennaio 2021, 14:36 - Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 15:12

Ah, le donne maltrattate: ora ci penso Io! Oh, che brutta Italia così poco femminista: la raddrizzo Io! Quote rosa? No, il Pink Power deve comandare lui (anzi lei) sempre e comunque, ovunque e dappertutto: e se gli altri se lo dimenticano, Io - anzi Ego - non lo dimentico affatto e mi batterò fino alla morte per il riequilibrio di genere, per la rivoluzione che anche nominalmente è femmina come diceva Frida Kahlo o forse non era lei, per la donna che è il futuro ma anche l’origine di tutto e comunque l’Italia è Mamma Italia.  Che bello attardarsi a cena fino a tardi, quando si poteva ma almeno fino alle 22 si può ancora, con il tele-giornalista che inonda la tavolata, e anche le interviste dell’indomani sui giornali, di ottimi propositi (ora, appunto, ci pensa Ego!) e riempie la conversazione di Grandi Valori sulle Pari Opportunità (tutto in maiuscolo). E non c’è donna, ma anche uomo (mettersi al riparo di un femminista può procurare conquiste), che sentendolo parlare non vorrebbe accasarsi con lui quella sera stessa, perché poter contare su un maschio che si batte per l’altro sesso è rassicurante e bellissimo.

Vivere insieme anche per una notte la modernità di discorsi così profondi e lungimiranti - «Non è un Paese che mi rappresenta un Paese che trascura la parte più sensibile e più creativa di sé, ossia la Parte Femmina» - è un’occasione ghiotta da non sporcare, un salto nel futuro, un’esperienza inebriante e vuoi mettere quanto sono avanti questi telegiornalisti, uno su tutti, ma quale?, che hanno superato la logica della tivvù in bianco e nero in cui la donna era solo una valletta o una passante e considerano il talk show, che pure grammaticalmente è maschile, una ribalta per il protagonismo delle donne che hanno qualcosa da dire?  Il telegiornalista femministizzato chiede consiglio agli amici e ai colleghi: «Chi invito in trasmissione? Quella o quella? Oppure hai altri nomi da darmi? Una che spacca, comunque.

Una tosta. Non ne posso più di questi maschietti, veri o presunti, che fanno a gara a chi è più fico. Mi serve lo spessore di un ragionamento più articolato, che sappia toccare le corde della coscienza collettiva che solo le donne, con la loro umanità speciale, riescono a smuovere. E non lo dico solo per un fatto di share, è che la donna riempie anzitutto me stesso. Dà  senso al mio essere e al mio lavoro. Se ha un significato la tivvù è perché la tivvù è donna e deve dare spazio alle donne». E quanto impegno a preparare la trasmissione. Quanta dedizione all’insegna di uno sforzo personale, collettivo, nazionale, europeo - ah, magari avere Ursula in questa puntata o almeno la Merkel o magari la Lagarde perché la Ue non più matrigna ma è mamma - per allestire un buon parterre di signore e di ragazze. Risultato? Tutti maschi. 

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