Manager della cultura, le magnifiche 22 direttrici di museo ritratte come opere d'arte

Tutte le foto Gerald Bruneau per la mostra Ritratte
Tutte le foto Gerald Bruneau per la mostra Ritratte
di Valeria Arnaldi
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 23 Marzo 2022, 10:47 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 14:43

Hanno competenza, visione, autorità, ruolo. E sono donne.

È una riflessione sulla leadership al femminile quella proposta e, soprattutto, sollecitata nella mostra fotografica “Ritratte – Direttrici di musei italiani”, con scatti del fotografo Gerald Bruneau, visitabile gratuitamente fino al 3 aprile a Palazzo Reale, a Milano. Un vero “Grand Tour”, come lo definisce Bruneau, tra musei, per portare in primo piano le professioniste ai vertici. Promossa da Palazzo Reale, Comune di Milano Cultura e Fondazione Bracco - già impegnata nel progetto “100 donne contro gli stereotipi” per la costruzione di una società paritetica - l’esposizione tocca quattordici città, dal Nord al Sud del Paese, guardando a ventidue protagoniste della cultura. Modelli nella gestione di spazi e collezioni e ora anche “modelle”, per farsi, magari muse per le nuove generazioni. Obiettivo, valorizzare le competenze femminili e abbattere i pregiudizi. Perché il “potere” non è - e, soprattutto, non deve essere - declinato soltanto al maschile. «Per la prima volta le direttrici di questi luoghi, che di norma vivono spazi di lavoro appartati, diventano opere d’arte, sono oggetto di attenzione collettiva, sono riconosciute nel loro ruolo - sottolinea Diana Bracco, presidente Fondazione Bracco - Riconoscere le competenze, renderle visibili, è il primo passo per alimentare percorsi analoghi, da parte di bambine e ragazze, tanto nell’arte quanto nella scienza».

L’INDAGINE

Ed è proprio per questo “riconoscimento”, ma anche per il percorso spesso non facile per ottenerlo, che la mostra si fa spunto per un’articolata indagine che, guardando alle singole esperienze investighi la realtà del Paese. Ecco allora, Alfonsina Russo, direttrice del Parco Archeologico del Colosseo, che riunisce Colosseo, Foro Romano, Palatino, Arco di Costantino, Meta Sudans e Domus Aurea, che, con il dato di oltre 7,5 milioni di persone nel 2019, è al primo posto, nella Top 30 dei luoghi più visitati in Italia, stilata dal Ministero della Cultura. Nella Capitale, anche Francesca Cappelletti, direttrice della Galleria Borghese, con i suoi molteplici tesori, da Bernini a Caravaggio, da Raffaello Sanzio a Tiziano. E con circa 600mila visitatori. Ancora, Rossella Vodret, storica dell’arte, già Soprintendente speciale per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma.

E Flaminia Gennari Santori, direttrice delle Gallerie Nazionali di Arte Antica Palazzo Barberini e Galleria Corsini - più di 180mila visitatori nel 2019 - tra “La Fornarina” di Raffaello e “Giuditta e Oloferne” di Caravaggio, nonché Lorenzo Lotto, Tintoretto, Rubens, non trascurando ovviamente le meraviglie architettoniche di Bernini e Borromini. «Il nostro campo è uno dei pochi dove c’è una certa equiparazione tra uomini e donne nella direzione dei musei, ma, come in ogni ambito, le posizioni apicali, diciamo i centri del potere, rimangono a guida maschile.

Accade nel nostro Paese e anche a livello internazionale - commenta Gennari Santori - e sì che in Italia eravamo all’avanguardia, già negli anni Quaranta del Novecento, c’erano donne direttrici di museo».

Non solo Roma. Si va da Emanuela Daffra, direttrice regionale Musei della Lombardia, a Virginia Villa, direttrice Generale Fondazione Museo del Violino Antonio Stradivari di Cremona - nel suo “tesoro” anche strumenti di Antonio Stradivari e Giuseppe Guarneri del Gesù - e, a Milano, da Anna Maria Montaldo, già direttrice dell’Area Polo Arte Moderna e Contemporanea del Comune, ad Annalisa Zanni, direttrice del Museo Poldi Pezzoli, con capolavori di più maestri, da Antonio del Pollaiolo a Francesco Hayez e oltre. «Il nostro museo dialoga con il pubblico ma è privato - dice Zanni - ciò consente grande libertà di riflessione e molta agilità. In quasi tutte le posizioni apicali ci sono donne e dagli anni Settanta ci sono state direttrici».

LA SQUADRA

La guida “al femminile” cambia la visione del museo. «Le donne hanno saputo adattarsi molto bene al lavoro di direzione e alle diverse competenze che richiede - prosegue Zanni - che peraltro, negli ultimi anni, si sono particolarmente arricchite. Il dover faticare di più per farci riconoscere ci ha portato a imparare più cose. Oggi il museo deve essere un laboratorio della storia, capace di usare nuovi linguaggi, per ogni pubblico. Occorre guardare alle opere da più punti di vista». Gennari Santori aggiunge: «Nella gestione del museo ho portato una visione di squadra, contrastando l’idea del singolo al comando. Potere e influenza si possono usare in modo diverso, facendo rete. Questo non mina l’autorevolezza, eppure è un approccio che non vedo granché diffuso». Virginia Villa, commenta: «Per trentacinque anni ho diretto la scuola per maestri liutai, il museo collabora fortemente con la scuola e la comunità. Una delle caratteristiche emergenti che fa ben sperare, guardando al domani, è il sensibile aumento di maestre liutaie. Collaboriamo molto con loro. Anche prima, forse lavoravano nei laboratori ma il loro nome non compariva, oggi invece è in primo piano».

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