«Ma’, io te piaccio?». «Ma che domanda è? Certo che mi piaci. Magari un po’ più magra staresti meglio...».
Benedetta gira le spalle e sbatte la porta. Scappa dalla madre che non tollera i suoi chili in più, sempre gli stessi nonostante il dietologo la bilancia e le insalate, che la vorrebbe magra come è lei e come era da ragazza quando il sogno di fare la ballerina non l’aveva ancora buttato via, «quella che veniva a danza con me, mo’ fa i musical... eravamo le mejo, eravamo...». A 15 anni Benedetta va via, preferisce i calci in culo: fanno male sì, ma fanno anche volare, come nella giostra che gira veloce, ti danno un calcio e voli più in alto. Quello che non ha mai fatto Anna, la mamma a cui dà voce, silenzi e sguardi l’attrice Barbara Chichiarelli nel film “Calcinculo” di Chiara Bellosi, prodotto da Tempesta con Rai Cinema e distribuito da Luce Cinecittà. In concorso al Festival di Berlino, nella sezione Panorama, dal 24 marzo è nelle sale. «Anna ha rinunciato alle sue aspirazioni, è diventata mamma troppo presto e inconsciamente incolpa la figlia di averle rubato la giovinezza». Poche parole tra mamma e figlia, dure. «Tra Benedetta e la mamma si è strutturato un rapporto di incomunicabilità», racconta l’attrice. «Anna non si rispecchia in lei, non la riconosce. Ma un totale rispecchiamento, come spesso accade tra madri e figlie, non è sano. In questa storia il cibo è il simbolo di quello che manca. Chi soffre, come Benedetta, ha fame di altro e avrebbe bisogno di un nutrimento diverso. E invece Anna non è capace di attenzione nei confronti della figlia, più che allontanarla perché è brutta non riesce a prendersi cura di lei e della sua età».
LA FORMAZIONE
E Benedetta (l’esordiente Gaia Di Pietro) fugge da chi la giudica e segue Amanda, una freak incontrata per caso tra le giostre e i papaveri, che ha scelto questo nome quando ha deciso di non sembrare più uomo. «Il film è un bellissimo romanzo di formazione, il mio ruolo è funzionale alla crescita della protagonista.
LE LACRIME
E la famiglia, quella vera, l’ha sostenuta in questo percorso? «Quando facevo l’assicuratrice, presi parte a un seminario di telemarketing. Tornai a casa e piansi per due ore: non voglio stare tutta la vita dietro la scrivania. Fai quello che vuoi, mi dissero i miei genitori, ma fallo da professionista. Accolsi la sfida, quel pianto fu un’epifania. Mi era già chiaro che bisogna sapersi ascoltare, capire per cosa si è tristi e felici. Come attrice aspiro a riprodurre la vita, a trasmettere la vita. Più ci si conosce e più si riesce a farlo. Fondamentale in questo lavoro è essere curiosi, umili, empatici, avere un’anima disponibile all’ascolto, un cuore e una mente aperti». Una formazione durata anni, tanto teatro e poi la tv (è stata Livia Adami in Suburra) il cinema (L’avventura di Marco Danieli, La dea fortuna di Ferzan Özpetek e Favolacce) E adesso? «Ad aprile esce su Amazon Prime la serie tv “Bang Bang Baby” in cui sono un’ispettrice di polizia: un nuovo tipo di narrazione, penso che sarà di grande impatto. E poi altre due serie in lavorazione, e più in là un film con Virginia Raffaele e Fabio De Luigi». E il teatro? «È casa mia, ci tornerò. La lenta scoperta di me stessa non avrà mai fine».