L'attrice Barbara Chichiarelli: «Interpreto una mamma che non sa amare la figlia grassa»

Foto Johnny Carrano
Foto Johnny Carrano
di Maria Lombardi
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Mercoledì 23 Marzo 2022, 11:44 - Ultimo aggiornamento: 24 Marzo, 09:44

«Ma’, io te piaccio?». «Ma che domanda è? Certo che mi piaci. Magari un po’ più magra staresti meglio...».

Benedetta gira le spalle e sbatte la porta. Scappa dalla madre che non tollera i suoi chili in più, sempre gli stessi nonostante il dietologo la bilancia e le insalate, che la vorrebbe magra come è lei e come era da ragazza quando il sogno di fare la ballerina non l’aveva ancora buttato via, «quella che veniva a danza con me, mo’ fa i musical... eravamo le mejo, eravamo...». A 15 anni Benedetta va via, preferisce i calci in culo: fanno male sì, ma fanno anche volare, come nella giostra che gira veloce, ti danno un calcio e voli più in alto. Quello che non ha mai fatto Anna, la mamma a cui dà voce, silenzi e sguardi l’attrice Barbara Chichiarelli nel film Calcinculo di Chiara Bellosi, prodotto da Tempesta con Rai Cinema e distribuito da Luce Cinecittà. In concorso al Festival di Berlino, nella sezione Panorama, dal 24 marzo è nelle sale. «Anna ha rinunciato alle sue aspirazioni, è diventata mamma troppo presto e inconsciamente incolpa la figlia di averle rubato la giovinezza». Poche parole tra mamma e figlia, dure. «Tra Benedetta e la mamma si è strutturato un rapporto di incomunicabilità», racconta l’attrice. «Anna non si rispecchia in lei, non la riconosce. Ma un totale rispecchiamento, come spesso accade tra madri e figlie, non è sano. In questa storia il cibo è il simbolo di quello che manca. Chi soffre, come Benedetta, ha fame di altro e avrebbe bisogno di un nutrimento diverso. E invece Anna non è capace di attenzione nei confronti della figlia, più che allontanarla perché è brutta non riesce a prendersi cura di lei e della sua età».

LA FORMAZIONE

E Benedetta (l’esordiente Gaia Di Pietro) fugge da chi la giudica e segue Amanda, una freak incontrata per caso tra le giostre e i papaveri, che ha scelto questo nome quando ha deciso di non sembrare più uomo. «Il film è un bellissimo romanzo di formazione, il mio ruolo è funzionale alla crescita della protagonista.

A volte i genitori oppositivi, quelli che mettono i bastoni tra le ruote, sono catalizzatori di cambiamenti velocissimi, in questo caso il passaggio è l’incontro con Amanda che vive in un mondo senza giudizio e senza regole definitive». Chichiarelli, 36 anni, romana, mamma estranea anche nel film “Favolacce” (2020) dei fratelli D’Innocenzo, «una donna convinta che i bambini non siano capaci di emozioni complesse, invece lo sono, eccome». E nella vita, un figlio non ancora chissà, intanto fa «la pendolare per amore», Roma-Barcellona dove vive il suo compagno. Attrice, per destino, per caso, per dono, dopo aver fatto di tutto: babysitter, assicuratrice, bartender, cameriera e commessa. «C’è un video in cui sono tra le braccia del mio bisnonno, tale e quale a Pertini. Ho due mesi, vedo Pertini che mi dice: sarai un’attrice bravissima. A due anni ho iniziato a fare teatro, mio padre fanatico mi ha ripresa mentre sul palco raccontavo poesie. Ma è stata la mia migliore amica a darmi la spinta: studiavano in biblioteca e trovò un bando della Regione Lazio per un corso di teatro, mi obbligò a riempire il modulo. Io non volevo, non mi prenderanno mai, le dicevo. Alla fine l’ho fatto, mi sono sentita felice e ho pensato: e se fosse questa la mia vita? Lei è ancora la mia migliore amica. Devo ringraziare la famiglia che ho creato al di fuori di quella di origine, persone che mi hanno aperto gli occhi su aspetti che di me non vedevo, mi hanno incoraggiata a fare l’attrice e aiutata, ognuna lasciandomi in dono qualcosa. Ho avuto incontri preziosi, spero di riuscire a restituire tutto quello che mi hanno donato».

LE LACRIME

E la famiglia, quella vera, l’ha sostenuta in questo percorso? «Quando facevo l’assicuratrice, presi parte a un seminario di telemarketing. Tornai a casa e piansi per due ore: non voglio stare tutta la vita dietro la scrivania. Fai quello che vuoi, mi dissero i miei genitori, ma fallo da professionista. Accolsi la sfida, quel pianto fu un’epifania. Mi era già chiaro che bisogna sapersi ascoltare, capire per cosa si è tristi e felici. Come attrice aspiro a riprodurre la vita, a trasmettere la vita. Più ci si conosce e più si riesce a farlo. Fondamentale in questo lavoro è essere curiosi, umili, empatici, avere un’anima disponibile all’ascolto, un cuore e una mente aperti». Una formazione durata anni, tanto teatro e poi la tv (è stata Livia Adami in Suburra) il cinema (L’avventura di Marco Danieli, La dea fortuna di Ferzan Özpetek e Favolacce) E adesso? «Ad aprile esce su Amazon Prime la serie tv “Bang Bang Baby” in cui sono un’ispettrice di polizia: un nuovo tipo di narrazione, penso che sarà di grande impatto. E poi altre due serie in lavorazione, e più in là un film con Virginia Raffaele e Fabio De Luigi». E il teatro? «È casa mia, ci tornerò. La lenta scoperta di me stessa non avrà mai fine». 

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