Meno carriera e relazioni: quando stare in ufficio
è un incubo, nasce progetto contro le violenze

Meno carriera e relazioni: quando stare in ufficio è un incubo, nasce progetto contro le violenze
di Vanna Ugolini
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Domenica 6 Ottobre 2019, 09:32 - Ultimo aggiornamento: 16:28

La violenza contro le donne è democratica: non c'è laurea, conto in banca, credo religioso o politico che possa essere una tutela, una garanzia. Possono essere violenti uomini di ogni età, livello culturale  e stato sociale e lo stesso si può dire delle vittime: non ci sono contesti sociali che ti mettano in salvo. La violenza bisogna imparare a riconoscerla.

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Gli psicologi lo ripetono da sempre, ora c'è anche una ricerca condotta su 4500 dipendenti di aziendi che lo conferma e che mette in luce altri due elementi: la violenza di genere esiste anche nei luoghi di lavoro; la vittima di una violenza di genere porta il suo vissuto doloroso anche al lavoro e questo incide sulla sua carriera e sulle relazioni interne. Per questo le aziende non possono chiudere gli occhi davanti a questo fenomeno.

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Così, le ideatrici (milanesi), Debora Moretti e Marilù Guglielmini, grazie al sostegno dell'imprenditrice Silvia Bolzoni, hanno deciso che era necessario capire la dimensione del fenomeno e poi fare qualcosa di concreto. Il risultato è stato il progetto Libellula (www.progettolibellula.com), una rete di aziende unite contro la discriminazione e la violenza di genere, (fino ad ora hanno aderito in trenta, anche aziende di grandi dimensioni) che non vogliono più chiudere gli occhi davanti a una dipendente o a una collega che arriva al lavoro con un livido sul viso o che è in sofferenza. La molla che ha fatto partire il progetto, nato nel 2016, è stato l'incontro, da parte delle imprenditrici, nell'ambito di un progetto che prevedeva attività da fare in carcere, con un uomo che aveva ucciso la moglie.

«Fu uno shock, era un uomo insospettabile - raccontano le imprenditrici - ci rendemmo conto che dovevamo fare qualcosa».
Quel qualcosa, intanto, è stata una ricerca a cui hanno risposto, appunto, 4500 dipendenti di diverse aziende. E il quadro che ne è emerso «è stato impressionante. Ci siamo rese conto che il fenomeno è diffusissimo e trasversale. Quindi ci siamo chieste cosa si può fare di diverso coinvolgendo le aziende che vogliono investire nellacultura del rispetto delle diversità di genere e  della donna».

Così «il progetto libellula vuol strutturare un network di aziende che agiscano per creare cultura di valorizzazione e rispetto della donna. Ci siamo accorte che vita privata e lavoro sempre più correlate e quindi è necessario creare una sensibilizzazione,  una conoscenza precisa e scientifica del fenomeno e che l'informazione vada allargata».

La ricerca portata avanti con il progetto Libellula ha messo anche in evidenza «i tanti stereotipi di genere che permeano anche i luoghi di lavoro».
Il secondo step è stato «costruire un percorso fatto di una serie di interventi sui luoghi di lavoro». Vale a dire attività di sensibilizzazione, workshop, lavoro sulla valorizzazione della leadership, corsi di protezione personale, percorsi per imparare a riconoscere i campanelli di allarme, la creazione di consapevolezza dei propri valori, fatti all'interno delle aziende. 

Questi interventi sono rivolti anche ai top manager perchè «chi è ai vertici può fare la differenza», oltre che a tutti i livelli operativi. Il primo risultato è stato il cambiamento di mentalità di molti imprenditori «che prima non ne volevano parlare perchè pensavano che la violenza di genere fosse un fatto privato» mentre siamo davanti a una lesione di diritti primari. 

Perchè un'azienda dovrebbe farsi carico anche di questo problema? «Perchè una donna che subisce una violenza arriverà al lavoro con un carico emotivo che non la rende in grado di lavorare bene. Questo danneggerà lei ma ne risentirà anche il clima aziendale».

Il progetto Libellula è anche uscito dai luoghi di lavoro per correre nelle strade: ha organizzato la Vertical run, la corsa in salita contro la violenza alle donne. E il prossimo passo sarà ricerca di una nuova forma giuridica per sostenere lo sviluppo del progetto garantendo la massima indipendenza. 

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