Marche, il vino fa il botto: l'export vola al +25%. Nel 2022 fatturato da 75 milioni nei mercati stranieri: al top in Usa e Germania

Marche, il vino fa il botto: l'export vola al +25%. Nel 2022 fatturato da 75 milioni nei mercati stranieri: al top in Usa e Germania. Nella foto Angela Velenosi dell'omonima cantina di Ascoli
Marche, il vino fa il botto: l'export vola al +25%. ​Nel 2022 fatturato da 75 milioni nei mercati stranieri: al top in Usa e Germania. Nella foto Angela Velenosi dell'omonima cantina di Ascoli
di Martina Marinangeli
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Domenica 2 Aprile 2023, 03:20 - Ultimo aggiornamento: 12:56

ANCONA Le Marche in un bicchiere. Quello del vino. Un calice che ci sta portando alla conquista del mondo. Se il 2022 è stato l’anno d’oro dell’export in generale per la nostra regione, un importante contributo l’ha dato anche il settore dell’enologia, che ha fatto il botto crescendo del 25,9% rispetto al 2021 sui mercati internazionali. Una percentuale che ci pone ben al di sopra della media nazionale, ferma al 9,8%. Tradotto in valori assoluti, il fatturato export del vino ha registrato 75,6 milioni di euro lo scorso anno. 

 


La mappa


Un risultato centrato in primis grazie ai compratori statunitensi, che si dimostrano i fan numero uno dell’enologia made in Marche. Dati Istat alla mano, con esportazioni per oltre 19,3 milioni di euro il mercato Usa vale il 23,6% dell’intero export enologico regionale. Ed è proprio l’America del Nord a registrare l’incremento più significativo - pari a +83,1% - seguita da Giappone (+53,8%). Restringendo la cartina geografica alla sola Europa, invece, si nota come due bottiglie marchigiane su 10 destinate ai consumatori Ue vengano stappate all’interno dei confini tedeschi: la Germania rappresenta infatti la seconda destinazione per il nostro export, con vendite in aumento del 9% sui valori del 2021. 


Le ragioni del successo


Sulle ragioni del successo, i produttori marchigiani del vino - pronti ad esporre i loro prodotti nella vetrina doc del Vinitaly, in scena da oggi a mercoledì a Verona - non hanno dubbi: «Negli ultimi anni la nostra regione ha investito molto per far conoscere i propri prodotti nei mercati internazionali - osserva Angela Velenosi, regina marchigiana del vino -. Se prima i nostri mercati di riferimento erano l’Italia e l’Europa, negli ultimi 5-6 anni abbiamo iniziato a esplorare mercati come gli Usa e quelli asiatici, dove il rapporto qualità-prezzo dei nostri prodotti ha dimostrato di avere un grande appeal». Un appeal trainato, per l’azienda Velenosi Vini, «da Rosso Piceno e Rosso Piceno Superiore, ma anche da due grandi bianchi: il Pecorino, molto attenzionato a livello internazionale, e la Passerina, che risulta essere un vino facile da bere». E chiude il ragionamento con un assioma valido sempre: «Le Marche non hanno niente da invidiare a nessun’altra regione italiana. La nostra biodiversità è unica e irripetibile e dobbiamo lavorare su questo. Siamo una regione che ha il 70% di colline e il 30% di montagne: la nostra viticoltura parte dai 250 metri e questo è un plus». 


L’orizzonte


Guarda all’orizzonte Stefano Antonucci, produttore dei quotati vini nati a Barbara: «Il mio più grande desiderio è mantenere la posizione che ci siamo guadagnati all’estero, e non è semplice.

Per mantenere i contatti, sono stato in Thailandia e a Ibiza - dove abbiamo ottimi importatori - il mio braccio destro in America. Il nostro mercato di riferimento è la Germania, ma siamo molto presenti anche in Olanda e Belgio. E poi Giappone, Cina, Venezuela, Brasile e Thailandia. Ci mancano Paesi asiatici come il Vietnam, che vivono un periodo particolarmente prospero, e stiamo cercando di entrare anche lì. Ci rende orgogliosi vedere questo successo delle Marche nel mondo». Successo dovuto alla «caparbietà e alla serietà del mondo vitivinicolo marchigiano», secondo Luca Guerrieri, dell’omonima «storica azienda agraria familiare. Io rappresento la quinta generazione e i miei figli sono la sesta. Il risultato ottenuto nell’export non è altro che il frutto del lavoro di viticoltori che sono riusciti a dimostrare che non esistono solo Toscana, Veneto, Piemonte e Sicilia. Le Marche esprimono una grandissima qualità: i nostri vini solo eleganti e piacevoli e cresceranno ancora molto». Il jolly giocato da Guerrieri è «il Bianchello del Metauro Superiore, che ha preso le 5 stelle del Vinitaly con 93 di punteggio, lasciando indietro vini blasonati». Un riconoscimento che vale il doppio, dunque.


La sostenibilità


«Finalmente le persone al di fuori dell’Italia stanno scoprendo la nostra regione - esulta Rocco Vallorani, che con il fratello Stefano guida la Vigneti Vallorani, cantina emergente dell’Ascolano -. Stiamo investendo sulle tecniche di produzione e grande impatto ha anche il fatto che tante cantine delle Marche siano biologiche. Hanno dunque una sostenibilità di base, cosa molto richiesta all’estero, dove sono sensibili al tema. Siamo tra le regioni italiane con la più alta percentuale di terreni coltivati in bio». Un valore aggiunto su cui continuare a puntare. Quanto alla geografia del vino, «ho lavorato tanti anni all’estero, dove mi sono fatto diversi contatti e anche grazie a questo siamo riusciti a penetrare certi mercati», fa notare Vallorani, che aggiunge: «Vendiamo più della metà dei vini fuori dall’Italia. A causa dei rincari, abbiamo tutti dovuto aumentare i prezzi di listino. Per fortuna il nostro target è la ristorazione di alto livello, dove qualche euro in più non fa la differenza, e perciò le nostre vendite non ne hanno risentito». Un brindisi alle Marche.
 

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