Il virologo Menzo: «La terza dose ora non ha senso, l’immunità di gregge è lontana»

Il virologo: «La terza dose ora non ha senso»

Il prof Stefano Menzo all'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università Politecnica delle Marche
Il prof Stefano Menzo all'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università Politecnica delle Marche
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Martedì 27 Luglio 2021, 02:35 - Ultimo aggiornamento: 15:55

ANCONA - Professor Stefano Menzo, direttore del laboratorio di Virologia degli Ospedali riuniti di Torrette e docente di Microbiologia alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Politecnica delle Marche, come previsto, la variante Delta è diventata prevalente ed i contagi sono in aumento: cosa ci dobbiamo aspettare per i prossimi mesi?

«Basta guardare a ciò che sta accadendo in Inghilterra: aumenteranno i contagi e, in percentuale, anche le persone che mostreranno i sintomi ed i decessi».


Quindi vedremo un aumento progressivo anche delle ospedalizzazioni? 
«Purtroppo sì. Non sarà un fenomeno molto vistoso, ma ci sarà».


Torneremo alla saturazione dei reparti registrata nelle precedenti ondate? 
«Questo no per fortuna, ma non significa che bisogni far finta di niente». 


La maggior parte delle persone attualmente ricoverate, o non era vaccinata o aveva ricevuto solo la prima dose: con due dosi si evita l’ospedalizzazione? 
«Ci saranno rarissimi casi anche di ricoveri di persone che hanno ricevuto due dosi. Lo stiamo vedendo sia in Inghilterra che in Israele. Però saranno molto rari».


Come mai anche con due dosi si sviluppa la malattia? 
«Poiché si tratta di una variante, il virus è un po’ diverso e riesce a sfuggire alle risposte delle precedenti infezioni e dei vaccini. In alcuni casi molto rari, dunque, può provocare qualche sintomo grave».


Questo significa che bisognerebbe “aggiustare” i vaccini di cui attualmente disponiamo? 
«Sì, infatti tutti i produttori stanno già aggiustando i sieri in circolazione. È difficile prevedere quando, ma vedremo dei vaccini – probabilmente dei mix – che saranno in grado di neutralizzare più varianti». 


Ne consegue che sarà necessaria una terza dose 
«Prima o poi sì, ma fatta ora non ha senso: pensiamo a completare il ciclo con la seconda, piuttosto.

Possiamo pensare già adesso alla terza dose magari per alcuni soggetti deboli come gli immunodepressi».


L’immunità di gregge è ancora lontana dall’essere raggiunta: cosa rischiamo? 
«Non so se la raggiungeremo mai. Vista la parziale perdita di efficacia degli attuali vaccini nei confronti della variante, per raggiungere l’immunità di gregge dovremmo superare il 95-97% dei vaccinati».


Può spiegare come funziona? 
«Il calcolo è semplice: se ho un vaccino efficace al 95% e raggiungo l’immunità di gregge con una popolazione vaccinata all’80%, moltiplico 0,8x0,95 ed ottengo il dato. Se il vaccino è invece efficace al 70% - come probabile che siano quelli in circolazione verso la variante Delta – la cifra della percentuale dei vaccinati per arrivare allo stesso numero deve aumentare fino a quasi il 100%. Quindi non ci arriveremo mai all’immunità di gregge, almeno finché non avremo vaccini migliori e non ci saranno politiche adeguate a livello globale, che andavano pensate già un anno fa». 


Ora stiamo facendo i conti con la Delta che è molto più diffusiva ispetto alle varianti che l’hanno preceduta, ma potrebbe arrivarne un’altra ancora più efficiente. 
«È possibile se continuiamo ad avere popolazioni vaccinate a metà. Il virus continuerà a circolare e qualche variante potrà essere in grado anche di superare la barriera del vaccino».


Non esistono, però, varianti che non rispondano affatto al vaccino, giusto? 
«No, esatto. La più refrattaria, tra quelle che abbiamo avuto modo di studiare, è stata la Sudafricana, che per fortuna non aveva grandi capacità diffusive e quindi è stata presto soppiantata da altre varianti».


Ci sono altre varianti che stanno destando preoccupazione? 
«Al momento no. La Delta ha sconvolto il quadro epidemiologico in tutto il mondo e ha avuto così tanto successo nel contagio che ha preso piede ovunque, sostituendo quelle precedenti. Tranne in Brasile, dove persistono gli “eredi” della variante Brasiliana». 


Lei sarebbe d’accordo sull’obbligo vaccinale per uscire dalla pandemia? 
«Sì, sarei d’accordo come extrema ratio. Ormai sono stati vaccinati quasi 2 miliardi di persone nel mondo e non si sono registrati sconquassi. Peraltro, abbiamo già tanti vaccini obbligatori nell’infanzia: aggiungerne uno in età adulta non mi sembra uno scandalo terribile. L’auspicio è che, con queste disposizioni sul Green pass, si riescano a coinvolgere più persone nella vaccinazione».

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