ANCONA - Alla voce “Amministrazione trasparente” - proprio così - l’ultimo bilancio approvato e pubblicato risale al 2015. Se si clicca su “Compagine societaria e organi sociali” appare la schermata con il vecchio Consiglio di amministrazione con la presidente Federica Massei e i consiglieri Milva Magnani e Calogero Alessi (vice). Altra chicca se si va a controllare “Compensi amministratori”: spunta un verbale di assemblea del 28 giugno 2016 dove si ratifica il compenso dell’organo amministrativo addirittura precedente a quello della gestione Massei.
La situazione
Questo oggi è il biglietto da visita di Interporto Marche, distribuito online a chiunque voglia scoprire l’identità della società pubblica - il 95% delle azioni sono della Regione tramite la Svem - finita al centro della vicenda Amazon. Un sito web che non viene aggiornato da sei anni, addirittura nella pagina iniziale, che dovrebbe essere la chiave d’accesso alla presentazione di una infrastruttura logistica competitiva, si dà spazio ad un evento avvento il 23 novembre 2016: “In evidenza”. Nel frattempo però, molto è cambiato, e non solo il passaggio di testimone ad altri due Cda. È cambiato anche, nel nome e nella sostanza, la società che detiene la maggioranza delle quote, ovvero la ex Svim (Sviluppo Marche Spa) oggi Svem (Sviluppo Europa Marche).
Fantasma sul web
Cliccando con il mouse, Internet rimanda alla solita vecchia pagina stantia. Come è possibile che una società attenzionata da un colosso dell’e-commerce del calibro di Amazon sia rimasta così indietro dal punto di vista tecnologico? Talmente indietro da non mettere nemmeno al corrente i marchigiani contribuenti che nel frattempo la Regione - con soldi pubblici - ha finanziato il suo risanamento con 8 milioni, salvando così Interporto dal un tracollo del valore di 16? Cosa è stato fatto da allora? Mistero.
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