L'Udc marchigiano vince la battaglia
Il simbolo è nella lista per Ceriscioli

L'Udc marchigiano vince la battaglia Il simbolo è nella lista per Ceriscioli
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Mercoledì 29 Aprile 2015, 15:15 - Ultimo aggiornamento: 18 Giugno, 11:00
ANCONA - Lo scudo crociato tanto conteso c'è. L'Udc marchigiano leale all'alleanza di centrosinistra vince la battaglia del simbolo elettorale contro lo spezzone di Udc che sostiene il governatore uscente Gian Mario Spacca, ricandidato con Marche 2020-Ap e Fi. Oggi ad Ancona il segretario regionale dell'Unione di Centro Antonio Pettinari e il coordinatore di Popolari Marche Maurizio Bertucci hanno presentato insieme al coordinatore di Centro Democratico David Favia e Lorenzo Dellai di Democrazia Solidale la lista 'Popolari Marche-Unione di Centrò che appoggia il candidato presidente del centrosinistra Luca Ceriscioli (Pd). Ultime limature sui nomi (l'elenco dei candidati consiglieri si conoscerà domani), ma il progetto politico, la coalizione con il Pd e il centrosinistra che ha guidato le Marche negli ultimi anni, resta saldo, e gli elettori troveranno il simbolo dell'Udc sulla scheda elettorale. Il segretario nazionale Lorenzo Cesa ne ha concesso l'uso a Pettinari, che, sollecitato dai giornalisti, chiosa: il fatto che il presidente del consiglio nazionale del partito Giampiero D'Alia sia schierato con Spacca «non conta niente, nè sul piano formale nè sul piano politico». Soprattutto, sottolinea il consigliere regionale Luca Marconi, «Area Popolare non è ancora nata in sede politica, c'è solo il simbolo depositato da Alfano e Cesa dal notaio, e nelle Marche una lista di Ap non esiste: i candidati sono confusi nella lista di Marche 2020». «La nostra strada è onesta e coerente - rimarca Pettinari -. Cinque anni fa ci siamo alleati con il Pd e il centrosinistra (senza la sinistra estrema di Prc e Pdci) e onoriamo l'impegno assunto con gli elettori e i nostri alleati». È Spacca che ha dato prova di «incoerenza e attaccamento al potere», alleandosi «con la destra, i suoi avversari fino a ieri, per poter avere il terzo mandato».
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