Ecco il nuovo "oro" delle Marche
Turismo, cultura ed enogastronomia

Il tavolo dei relatori dell'incontro
Il tavolo dei relatori dell'incontro
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Sabato 16 Aprile 2016, 14:38 - Ultimo aggiornamento: 14:39
ANCONA - Le Marche che non ci sono più sono quelle dello sviluppo industriale diffuso nella regione più manifatturiera d'Italia (tessile, abbigliamento, calzaturiero, la meccanica e il mobile), settori che prima della crisi contribuivano per il 40% al Pil regionale ed oggi sono scesi sotto il 30%. Le Marche che verranno sono quelle del terziario, del turismo, la cultura, l'enogastronomia, i servizi alla persona e alle imprese. Già oggi contribuiscono al 70% del Pil regionale e sono destinate a crescere ancora. Un dato per tutti, mille nuovi agriturismi nati in pochi anni, il 3,5% in più di turisti registrato nel 2015.

Le strade per un nuovo modello di sviluppo della regione sono state tracciate ad Ancona in un convegno organizzato da Unioncamere e Università Politecnica, presenti il presidente di Unioncamere Graziano Di Battista, il presidente del Consiglio regionale Antonio Mastrovincenzo, il rettore dell'Università Politecnica Sauro Longhi.    Sottocapitalizzazione, successione generazionale, debolezza manageriale nelle imprese di minori dimensioni sono solo alcuni dei problemi irrisolti del vecchio modello di sviluppo che è entrato in crisi. "Ora - ha affermato il rettore della Politenica Sauro Longhi - si tratta di trovare strade nuove e la partita si sposta nel campo della conoscenza. Il nuovo modello dovrà puntare sui cluster della conoscenza e sulle opportunità derivanti dal digitale, dal turismo, dalla cultura, dalle energie sostenibili, dalla qualità della vita".

"Siamo in una fase di transizione: il vecchio non funziona più e il nuovo non funziona ancora, con la manifattura che nella crisi ha perso il 25% del Pil e i distretti vanno ripensati. Vanno percorse strade nuove sui mercati globali e nella rete" ha sostenuto l'economista Enzo Rullani della Venice International University. Per Di Battista bisogna "investire con forza sul Made in Italy e sulla formazione dei giovani, e ripensare i modi con cui le imprese affrontano i mercati mettendo in rete i poli di conoscenza manageriale, tecnologica e imprenditoriale per valorizzare le produzioni manifatturiere di qualità sui mercati internazionali. Diversamente il declino sarà inevitabile".

  A sostegno del sistema Marche, la Regione ha messo in campo per quest'anno 33 milioni di euro, di cui 6 milioni per un bando che finanzia l'innovazione nei settori del tessile, abbigliamento e calzature e altri 6 per il mobile. Altri 17 milioni sono stati destinati alle aree in crisi e 4,5 milioni per l'internazionalizzazione. Risorse che vengono tutte dai fondi Ue 2014-2020. "La Regione Marche - ha ricordato il presidente Antonio Mastrovincenzo - punta con forza alla formazione di qualità per creare nuova occupazione soprattutto nel turismo, nella cultura e nell'ambiente".
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