Trasporto locale, si riparte dalla gara. Castelli: «Il piano di investimenti sui bus ci consente di rinviare al 2026». Stanziati 49 milioni di euro

Trasporto locale, si riparte dalla gara. Castelli: «Il piano di investimenti sui bus ci consente di rinviare al 2026». Stanziati 49 milioni di euro
Trasporto locale, si riparte dalla gara. Castelli: «Il piano di investimenti sui bus ci consente di rinviare al 2026». Stanziati 49 milioni di euro
di Martina Marinangeli
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Martedì 5 Aprile 2022, 03:10 - Ultimo aggiornamento: 16:06

ANCONA - Non solo Bolkestein. Nelle maglie del Dl Concorrenza, quello delle concessioni balneari non sarà l’unico segmento ad essere interessato da gare dettate dalla normativa europea. Tra le partite da giocare, anche quella per l’affidamento del servizio di trasporto pubblico su gomma, iniziata già tra il 2016 ed il 2017 – con gara da espletare entro il 2019 – ma poi finita in una bolla di sapone. Ora si ripresenta la stessa situazione, ma un intervento del governo nazionale ha dato la possibilità alle regioni di posporre la questione fino al 2026, benché solo a certe condizioni.

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«Il Dl 4, appena convertito – spiega l’assessore al Trasporto pubblico locale, Guido Castelli – prevede un rinvio al 2026 delle gare, atteso che siano in corso dei programmi di sostegno agli investimenti per l’acquisto di nuovi bus da parte delle aziende di trasporto. Dal momento che è contemplato un cofinanziamento dalle stesse aziende, non si può chiedere loro di andarsene subito dopo». Uno strumento, dunque, per mettere in stand by quanto stabilito dal Dl Concorrenza, secondo cui, entro il 31 maggio di ogni anno, le Regioni devono attestare all’Osservatorio nazionale sul trasporto pubblico locale «l’avvenuta pubblicazione, entro il 31 dicembre dell’anno precedente, dei bandi di gara o l’avvenuto affidamento con procedure ad evidenza pubblica di tutti i servizi di trasporto pubblico locale e regionale». 


I tagli
L’omessa o ritardata trasmissione dell’attestazione determinerebbe un taglio del 2% della quota assegnata alla Regione del Fondo per il concorso dello Stato agli oneri del Tpl. Ma il Dl 4 ha dilatato la tempistica concessa per ottemperare alla richiesta, a patto che gli enti stiano investendo nel rinnovo del parco macchine. E Palazzo Raffaello, per il triennio 2021-023, ha stanziato 49 milioni – derivati dalla programmazione nazionale di settore – proprio per sostenere l’acquisto di nuovi mezzi. Prima tranche di un pacchetto da 130 milioni che verrà erogato da qui al 2033. A questi, si aggiungono 17 milioni dal Por Fesr per comprare nuovi autobus e 5 milioni per le infrastrutture necessarie al tpl, come depositi per il gas metano e per attrezzaggi richiesti in questa fase di transizione ecologica, che dovrebbe condurre il settore verso l’elettrico. 
Se è vero che, almeno per il momento, questo mette in pausa l’iter di gara, non lo cancella dall’agenda.

Il bando di gara europeo era stato inizialmente previsto per l’agosto 2017, ma entrato in moratoria in seguito alla situazione emergenziale causata dagli eventi sismici del 2016. La normativa europea prevedeva che la gara fosse espletata entro dicembre 2019, ma poi il tutto si è congelato. Il bando – che riguardava 39 milioni di km, 29 extraurbani e 10 urbani - avrebbe dovuto mettere sul piatto 62 milioni, durare otto anni ed essere suddiviso in cinque lotti di gara, uno per provincia. Obiettivo: ridurre il numero delle aziende che gestiscono il tpl per garantire un servizio più omogeneo e capillare. Inoltre, veniva eliminata la distinzione tra urbano ed extraurbano per i Comuni sotto i 30mila abitanti, mantenendo solo il secondo. Una razionalizzazione che ha come deadline il 2026, ma già da ora la Regione inizia a porre dei paletti, a partire dal no alla costituzione di un’azienda unica.


I dubbi
«La sola esperienza di riorganizzazione del Tpl – osserva Castelli - si è verificata in Toscana e ha portato solo a contenziosi, dimostrando che l’accentramento spinto non funziona. L’Università della Sapienza, nello studiare i costi standard applicati al Tpl, ha stabilito che la dimensione ottimale per l’esercizio di trasporto pubblico è di 8 milioni di km l’anno per bacino, che è sostanzialmente il dimensionamento che hanno i nostri bacini provinciali. Non c’è dunque nessuna economia di scala che suggerisca la centralizzazione del servizio con un’azienda unica. Il nostro modello, invece – conclude l’assessore – vuole essere oggetto di una programmazione il più possibile integrata tra le aziende: non serve l’azienda unica, ma una bigliettazione unica, con coordinamento degli orari. Bisogna mettere a sistema il trasporto su gomma con quello su ferro».

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