Marzocchi, Confartigianato Trasporti: «Fare il pieno costa il doppio: 1000 euro anziché 500. E in autostrada è un calvario: rischio paralisi per il settore»

Marzocchi, Confartigianato Trasporti: «Fare il pieno costa il doppio: 1000 euro anziché 500. E in autostrada è un calvario: rischio paralisi per il settore»
Marzocchi, Confartigianato Trasporti: «Fare il pieno costa il doppio: 1000 euro anziché 500. E in autostrada è un calvario: rischio paralisi per il settore»
di Martina Marinangeli
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Martedì 10 Gennaio 2023, 03:35

Elvio Marzocchi, presidente regionale di Confartigianato Trasporti: il settore ha già pagato molto le oscillazioni nei prezzi dei carburanti lo scorso anno. Avete già calcolato l’impatto che avrà sul settore la nuova stangata di inizio 2023?
«Se finora per un pieno (per i camion parliamo in media di 600 litri) pagavamo 700 euro, adesso siamo arrivati anche a 1000 euro. E prima dei rincari dello scorso anno, la cifra si aggirava sui 500 euro. Quindi è praticamente raddoppiato».
Come si gestisce un rincaro del genere?
«Non riusciamo ad assorbire i rincari perché i contratti con le aziende per cui facciamo servizio di trasporto sono già stati stipulati e pochi sono disposti a rivederli. Ma con queste continue oscillazioni è impossibile dare una cifra definitiva».

 
E in autostrada la situazione peggiora.
«In autostrada è peggio di un’associazione a delinquere. E non c’è nessuno a controllare. Non si capisce perché benzina e gasolio in autostrada abbiano un costo molto più elevato rispetto alle colonnine che si trovano lungo le strade statali». 
Di che cifre parliamo?
«Porto come esempio una mia esperienza: in un self service di gasolio lungo una Statale, il costo era di 1,789 al litro. Per lo stesso marchio di gasolio, in autostrada il prezzo saliva a 1,855. Una differenza che si non si spiega se non con la speculazione. Per questo spero che tanti trasportatori escano dall’autostrada e facciano rifornimento nei distributori delle strade statali».
Lei che ha il polso del settore nelle Marche, come guardano al futuro i trasportatori?
«Proprio ieri un nostro associato mi ha detto che preferisce non far partire per niente i suoi camion e aspettare che i prezzi del carburante scendano, perché così i costi superano le entrate e lavorerebbe in perdita. I nostri associati sono in allarme. In tanti mi hanno detto che rischiano il fallimento se le cose non cambiano».
Anche perché quest’ultima impennata arriva dopo i rincari registrati già nel 2022.
«Lo scorso anno, in alcuni mesi i prezzi sono saliti, in altri sono scesi e questo ci ha dato un po’ di respiro. Ma quest’ultima impennata si tradurrà nel fermo di molti camion. E già questo processo è iniziato. Soprattutto per chi aveva acquistato veicoli a metano».
E qui siamo alla beffa delle beffe: chi ha investito nel metano per spendere meno e avere veicoli green, adesso ci rimette.
«Esatto. Il governo precedente ha fatto fare al settore investimenti sul metano e sulle rinnovabili e ora, per averlo fatto, paghiamo di tasca nostra costi schizzati a oltre 2 euro al chilo».
In questa situazione si rischia una paralisi del settore?
«Sì e anche nel giro di poco tempo. In tanti si stanno già fermando. Questa speculazione sta avendo un impatto estremamente negativo e nessuno controlla, come dicevo per quanto riguarda le autostrade».
La guardia di finanza ha iniziato a fare le verifiche nei distributori per controllare la situazione rincari.
«Sì ma è troppo tardi e ci metteranno troppo tempo a verificarle tutte. E poi non c’è solo la questione del carburante: tutto è aumentato, anche il costo dei pedaggi in autostrada. L’unica cosa che non aumenta è lo stipendio. E i rincari non sono il nostro unico problema».
Quali sono gli altri?
«Non riusciamo più a trovare persone che vogliano fare questo lavoro. Stiamo vivendo una tempesta perfetta. Da 51 anni sono titolare di un’impresa di trasporti e la situazione è decisamente peggiorata da quando ho iniziato». 
Può fare un confronto?
«Le oscillazioni sui prezzi ci sono sempre state, ma piccole. Magari le cifre crescevano un po’ alla volta e poi si fermavano. Ora invece le oscillazioni sono eccessive, si raggiungono picchi insostenibili per chi ogni giorno deve fare rifornimento per poter lavorare. Serve un intervento immediato».

 

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