Tesoro Manifattura: il Made in Marche vale 10 miliardi di Pil

Tesoro Manifattura: il Made in Marche vale 10 miliardi di Pil
​Tesoro Manifattura: il Made in Marche vale 10 miliardi di Pil
di Maria Cristina Benedetti
4 Minuti di Lettura
Venerdì 17 Febbraio 2023, 02:35

ANCONA Ago e filo disegnano sulla trama d’un tessuto. Ornamenti che, punto dopo punto, impreziosiscono abiti di tutto il mondo e fanno delle Marche un’eccellenza. La tradizione si mescola alla tecnologia per calzature fatte a mano personalizzate dal configuratore 3D. Storie fuori dai radar delle grandi fabbriche, trama d’una narrazione che mostra quanto artigianato e piccole aziende contribuiscano allo sviluppo di questa terra da 15mila imprese e oltre 142mila addetti. Il cuore e la linfa del saper fare, raccontati all’Istao, ad Ancona, attraverso cifre, percentuali e slide del “Report Manifattura Marche”, sono in quell’essere prima regione in Italia per il peso degli occupati sul totale dell’industria, il 32,9%. 


Il rapporto 

La voce evocante di Enrico Quintavalle, responsabile dell’Ufficio Studi di Confartigianato nazionale, va di sintesi. «Il quadro delineato nel rapporto mostra i caratteri di resilienza sia nella pandemia, sia nella più recente emergenza energetica, sia in quelle difficoltà che si sono succedute negli ultimi 20 anni in un contesto di crescente globalizzazione».

Dà lo spessore del resistere. «È un sistema caratterizzato da un’alta presenza di lavoratori, il 60,4%, in micro e piccole realtà e in cui uno su tre è impegnato in una azienda artigiana, favorendo la creazione di un valore aggiunto di 9,7 miliardi e un export che ha superato, nel 2022, i 20 miliardi». L’incedere sulla trama di un tessuto. 

I prezzi 

A valorizzare i punti di forza, emerge la capacità di reagire. Produttività, esportazioni, innovazione, occupazione, qui non si cede nonostante che i prezzi di gas ed energia, in forte calo rispetto ai picchi estivi, siano sempre 3,8 volte superiori ai livelli pre-crisi. Gian Luca Gregori resetta l’intorno: «La complessità oggi è evidente. Molti sono i fattori che un tempo erano standard e che ora cambiano rapidamente, come le materie prime». Il rettore della Politecnica indica le contromosse: «Ciò comporta che, da parte delle imprese, ci sia l’adozione di strumenti un po’ dimenticati. Penso alla politica dei prezzi, alla gestione finanziaria, all’analisi degli oneri finanziari». Prendere nota.  Nella trincea di una griglia di riferimento va scritto che qui, nel 2022, gli occupati manifatturieri sono cresciuti del 3,3%, contro il +2,1% del sistema Italia. A seguire la logica delle cifre, le imprese del ramo, attive, sono 14.932, gli addetti 142.353. Sul totale, le micro e le piccole sono 14.540, il 97,4% del valore complessivo, e assorbono 85.980 lavoratori, il 60,4%. A stringere il campo d’azione, quelle artigiane sono 10.356 con 46.667 dipendenti. Il valore aggiunto generato sul fronte-moda, nel 2020, è stato di 1,3 miliardi, le esportazioni totali hanno mosso 20,6 miliardi.

I primati

Terra di record. Prime in Italia, le Marche, per la percentuale sul totale degli addetti nelle micro e nelle piccole (19,8%) e per quella del manifatturiero tutto (32,9%). Mai senza fashion&glamour: su 47 distretti italiani specializzati, 13 sono quelli attivi in questa terra orlata di Adriatico. Di nuovo primi, dal nord al sud della Penisola, con 278mila occupati. Altro giro, altro vantaggio: il manifatturiero recupera i livelli del 2019 e si assesta sul +1,86%, trainato da Pesaro e Urbino (+4,46%) e Macerata (+3,76%). Fermo è ancora in difficoltà (-1,25%). Bene anche l’export manifatturiero che, al netto della farmaceutica, nel 2022 centra un +22,2% rispetto all’anno prima. Una voce, questa, che genera una variazione di +7,9 miliardi. Il corollario: siamo la prima regione per l’andamento dell’export in Cina, con +46,7%, terze per valore assoluto. Una crescita dettata dal fruscio di un abito, dalla morbidezza di una maglia, dai colori di tendenza. 

Le ombre

Fin qui le luci, che si spengono fino a farsi ombre. Un settore chiave come quello delle calzature è nono esportatore in una classifica di 26 Paesi Ue, ma in dieci anni, dal 2013 al 2022, siamo passati dall’essere da terza regione per export a quarta. Si perdono quasi la metà delle quote a favore di Toscana e Lombardia. Altro elemento-contro: difficile da reperire il 44,5% di manodopera in imprese da 1 a 9 dipendenti; il 42,5% in quelle con 10-49 occupati; il 43% nel caso in cui la forbice dei lavoratori sia 50-249 e il 38,7% con oltre i 250. Si investe meno nella trasformazione digitale: manifatturiero e costruzioni si assestano al 66,1%, contro il 69,7% del dato nazionale. Con la pandemia, maggiore tuttavia è stata la spinta all’e-commerce: nel 2021 con un +20,8% si è conquistato il settimo posto per imprese dedite alla vendita on-line. La lezione di Mario Baldassarri ripristina l’ordine: «Alla crisi dei settori tradizionali si contrappone la crescita di quelli emergenti, innovatori. Il Pil si mantiene in equilibrio, ma il travaso implica una ristrutturazione in termini di occupazione. Nella trasformazione potrebbero perdersi cento posti e crearsene trenta». Il prof, che è presidente Istao, sollecita uno scatto, imprescindibile: «Serve tanta formazione e subito». L’incedere sulla trama di un tessuto. 

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