Terremoto, i sindaci del cratere temono per il dopo-Legnini. Per Arquata 36,4 milioni

Terremoto, i sindaci del cratere temono per il dopo-Legnini. Per Arquata 36,4 milioni
Terremoto, i sindaci del cratere temono per il dopo-Legnini. Per Arquata 36,4 milioni
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Domenica 1 Gennaio 2023, 09:02

ANCONA Il doppio volto del post-terremoto. In Cabina di coordinamento sisma 2016 viene approvato un nuovo pacchetto di ordinanze, per accelerare la ricostruzione dei centri più colpiti e impegnare nuove risorse per riparare gli edifici di culto danneggiati dal terremoto. Per Arquata del Tronto, dopo l’approvazione definitiva dei Piani urbanistici attuativi da parte del Comune lo scorso 2 dicembre, si finanziano con 36,4 milioni di euro interventi per sistemare i dissesti, realizzare i sottoservizi e ripristinare la viabilità nelle frazioni di Pretare, Piedilama, Vezzano, Tufo, Capodacqua e Trisungo. Stanziato anche il denaro per la delocalizzazione di Pescara del Tronto, che solo in parte sarà ricostruita dov’era. Le altre abitazioni saranno riedificate in aree individuate dal Comune, per cui saranno necessarie opere di urbanizzazione precedentemente finanziate. 


La missiva 


Sull’altro lato della stessa medaglia i rappresentanti istituzionali e i comitati dei cittadini dei territori terremotati del centro Italia temono per il futuro della struttura commissariale e del suo vertice Giovanni Legnini. Così il primo cittadino di Norcia, Nicola Alemanno, in rappresentanza dei sindaci Anci presenti in Cabina di regia e di tutti quelli del cratere, ha scritto al premier Giorgia Meloni e, per conoscenza, al ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci. Una lettera, la sua, per esprimere preoccupazione «riguardo alle scelte che sarà chiamata ad assumere».

Un passaggio, questo, che s’innesta nell’attesa di Guido Castelli. Il senatore marchigiano di Fratelli d’Italia probabile commissario alla ricostruzione? L’indiscrezione continua a restare nel limbo tanto più che Legnini, classe 1959, area Pd, è in scadenza il 31 dicembre ma la sua proroga scatterebbe in automatico e lo condurrebbe dritto fino al prossimo 14 febbraio. Senza strappi. Sarà per questo che Alemanno invita la Meloni a non dimenticare «l’immane lavoro che la Cabina di coordinamento ha portato avanti a partire dai primi mesi del 2020, innovando il modello di ricostruzione, consentendo a quella pubblica e a quella privata di avviarsi in modo significativo e di iniziare anche il lavoro integrato col Pnrr per il rilancio del tessuto socio-economico delle nostre comunità così duramente colpite».

Nessun trincea

Non si mette in trincea. Tutt’altro: «Avendo contezza delle necessità politiche di cui siamo tutti consapevoli. Non possiamo tuttavia non rimarcare che il percorso fin qui compiuto, e che si è concluso con la recente approvazione del Testo unico sulle ordinanze della ricostruzione e l’avvio del nuovo sistema informativo, avrà bisogno di essere accompagnato almeno per un ulteriore breve periodo di tempo». Un’epoca al termine della quale - ricorda ancora - «la Cabina di coordinamento era concorde nel prevedere che le funzioni di commissario straordinario per la ricostruzione dovessero essere ricondotte ai territori, rispettivamente in capo ai quattro presidenti di Regione». Morale: « Se tale impostazione resta confermata ci permettiamo di esprimerle la nostra preoccupazione nel considerare un cambio di governance». E chiude: «Non le sfuggirà che, per quanto autorevole e competente, qualunque nuovo commissario non avrebbe il tempo necessario per poter incidere significativamente sugli interventi che restano da fare». Il limbo, appunto. 

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