L’incubo ricostruzione post terremoto, un altro stop tra guerra e bonus 110%. La corsa ai cantieri del 2021 si è fermata, ecco perché

L’incubo ricostruzione post terremoto, un altro stop tra guerra e bonus 110%. La corsa ai cantieri del 2021 si è fermata, ecco perché
di Martina Marinangeli
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Mercoledì 20 Aprile 2022, 03:30 - Ultimo aggiornamento: 15:20

ANCONA - La ricostruzione post sisma è di nuovo al palo, bloccata dalla tempesta perfetta che si è abbattuta sul settore edilizio e fiaccata dalla concorrenza del bonus 110%. Una situazione di stallo arrivata proprio quando la marcia giusta era finalmente stata ingranata: il 2021 aveva infatti registrato numeri importanti in termini di progetti e cantieri, ma di emergenza in emergenza, l’area del cratere sembra non riuscire ad uscire dalla zona d’ombra in cui è stata scaraventata ormai quasi sei anni fa, in quel tragico 2016. «Lo Stato non può voltarsi dall’altra parte di fronte alla ricostruzione – l’appello lanciato dall’assessore competente Guido Castelli –. Deve capire che è una priorità».

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Il nuovo stop
La problematica numero uno che ci si trova ad affrontare nei borghi sfregiati dalle scosse riguarda il rincaro astronomico che hanno subito le materie prime e, per discuterne, oggi è in agenda una cabina di coordinamento – dopo la fumata nera con cui si è conclusa quella dello scorso giovedì – sull’ordinanza commissariale riguardante il prezzario. Un tema su cui si registrano frizioni tra commissario Legnini e Regione. «Il prezzario stabilito dalla società incaricata dal commissario determina un aumento medio del 15% - fa notare il titolare della delega –, mentre noi abbiamo fatto degli studi – gli stessi che hanno portato all’aggiornamento del prezzario regionale -, individuando un aumento che oscilla tra il 25 ed il 30%».


I contributi
Una divergenza che si traduce in un confronto molto serrato e l’auspicio è quello di riuscire a dirimere la questione nell’appuntamento di oggi. Consequenziale al tema della revisione del prezzario, quello del contributo parametrico perché se aumenta il primo ma non il secondo, il rincaro verrebbe pagato dal terremotato. Tradotta in numeri, la ricostruzione parla di 12.516 progetti per gli edifici privati presentati al 14 aprile e ne sono attesi altri 22.189, per un totale di 34.705, di cui 26.961 per danni pesanti e 7.744 per danni lievi.

Per quanto riguarda la ricostruzione pubblica, i dati aggiornati al 31 marzo raccontano di 1.362 interventi in totale (per un valore complessivo di 1.229.377.910 euro): di questi, 158 sono in fase di avviamento (116.638.862 euro), per 644 è in corso la verifica di congruità dell’importo richiesto (781.154.188 euro), 280 sono i progetti presentati (237.436.054 euro), 81 quelli per i quali i lavori sono in esecuzione (61.690.902 euro) e 199 con lavori ultimati (32.457.901 euro). 


Il fronte aperto
Proprio sul fronte della ricostruzione pubblica, si è aperto un ulteriore fronte. «Con ordinanza 109 del 2021 – ripercorre le tappe Castelli – è stato approvato l’ultimo piano delle opere pubbliche del sisma, che stiamo per aggiornare. Ci siamo resi conto che le somme appostate in quell’ordinanza, come riferimento per ciascuna opera pubblica da finanziare, in molti casi sono insufficienti, non solo per l’aumento dei prezzi, ma anche perché erano state sottostimate già allora (facevano riferimento alle primissime stime del 2017)». Le opere inserite nell’ordinanza 109 avevano un valore pari a poco meno di un miliardo. Il problema della sottostima riguarda opere per circa 500 milioni di euro e, secondo l’Ufficio speciale per la ricostruzione, per completarle, servono almeno 140 milioni in più. «Per questo abbiamo chiesto al commissario Legnini un fondo aggiuntivo», fa sapere l’assessore. Una lunga serie di criticità a cui si è aggiunta la concorrenza del bonus 110%: «per gli edifici danneggiati dal sisma, può essere utilizzato fino al 2025 per assorbire le quote di accollo (cioè la parte non coperta dal contributo parametrico). Però su tutti gli altri immobili, il 110% ordinario sta scorrendo e, visto che le scadenze sono prossime (il 30% deve essere fatto entro giugno), le imprese edili si dirigono verso questo segmento». 


Le criticità
Ma è lo stesso settore delle costruzioni a lanciare un grido d’aiuto: «non permetteremo, come accaduto nel 2016, che ci vengano propinati un prezzario di riferimento incoerente ed anacronistico e dei costi parametrici inadeguati a sostenere realmente la ricostruzione – mette in chiaro il presidente Ance Marche Stefano Violoni –: registriamo decine e decine di gare pubbliche andate deserte, segno inequivocabile dell’inadeguatezza dei prezzi». La cabina di coordinamento prevista per oggi promette scintille, insomma.


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