Terremoto, un cratere di risorse, progetti e macerie presenti 6 anni dopo. Castelli: «Nel 2023 usciamo dall'emergenza»

Terremoto, un cratere di risorse, progetti e macerie presenti 6 anni dopo. Castelli: «Nel 2023 usciamo dall'emergenza»
Terremoto, un cratere di risorse, progetti e macerie presenti 6 anni dopo. Castelli: «Nel 2023 usciamo dall'emergenza»
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Venerdì 15 Luglio 2022, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 05:30

Ogni limite ha una pazienza. A cominciare dallo smaltimento delle macerie: 5 milioni di tonnellate ancora presenti dal terremoto del 2016. E la ricostruzione? Ora non si trovano più ditte né professionisti: tutti fagocitati dal superbonus. Il terzo podcast del direttore del Corriere Adriatico Giancarlo Laurenzi - che da questa mattina si può ascoltare sul nostro sito cliccando qui - è interamente dedicato al disastro provocato dal sisma del 2016, il “mostro invisibile che ha devastato i borghi delle Marche. Dopo il focus sull’economia marchigiana con il vice presidente della Regione MarcheMirco Carloni, e dopo l’approfondimento sulla pandemia da Covid con due esperti del calibro dell’infettivologo Marcello Tavio e del virologo Stefano Menzo, il terzo post del direttore Laurenzi offre le voci sul tema dell'assessore regionale alla Ricostruzione Guido Castelli e del rettore dell'Università di Camerino Claudio Pettinari. 

Le domande all'assessore Castelli

Ad essere colpita soprattutto la provincia di Ascoli anche se, in totale, sono stati 87 i comuni marchigiani (su 122, tra le province di Macerata e Fermo) a finire nel cratere sismico, con un corredo di 1.000 attività produttive dichiarate inagibili e oltre 26mila sfollati. Domande: a che punto siamo sei anni dopo? A che punto è la ricostruzione, la rimozione delle macerie, il ripopolamento dei borghi? Risponde l'assessore regionale Guido Castelli, ex sindaco di Ascoli ai tempi del terremoto. «La macerie? Puntiamo sulla rinaturalizzazione delle cave, rigenerate attraverso l'utilizzo della macinatura delle macerie - ha spiegato l'assessore regionale alla Ricostruzione, Guido Castelli -.

Poi, potenziando l'impiantistica privata e arrivando a prescrivere l'utilizzo degli aggregati riciclati anche per le grandi lavorazioni pubbliche nazionali. Ma prima di tutto dobbiamo uscire dall'emergenza. L'obiettivo? Nel 2023. Per poter poi programmare tempistiche e costi ma con l'economia del cratere riattivata». 

Superbonus e spopolamento

L'auspicio, una volta esaurito il Superbonus,  è che l'aziende e i professionisti tornino a lavorare per la ricostruzione. Poi, c'è il tema dello spopolamento dei territori (già in essere, al dire il vero, prima del sisma). Ricostruire, però, vuol dire anche dare servizi (da quelli digitali a quelli sanitari passando per strade e ferrovie). Certo, con il commissario straordinario Giovanni Legnini c'è stato un notevole cambio di passo nella ricostruzione: «I numeri lo testimoniano» ribadisce Castelli. Ma se l'ordinanza 100 sulla semplificazione ha colto nel segno è altrettanto vero che ora servono un testo unico che raccolga tutte le ordinanze successive e, finalmente, un Codice della ricostruzione. 

Le domande del rettore Pettinari

Il Rettore dell’Università di Camerino, Claudio Pettinari, ha messo sul tavolo alcuni punti interrogativi: come sarà possibile produrre sviluppo ed economia in queste aree? Saranno in grado le piccole imprese di garantire l'occupabilitò di cui c'è bisogno? Come sostenere le imprese nelle aree montane? Come rendere il territorio sostenibile? Castelli, citando Keynes, ha spiegato che «lo sviluppo non può essere solo il frutto di un investimento pubblico», evidenziando però come la ricostruzione verrà fatta «aderendo a protocolli ambientali ed energetici» tramite «premialità, sia per le scuole che per l'edilizia privata» incentivando «anche le comunità energentiche. La nuova Arquata diventerà una comunità full elettric». L'orizzonte, ora, è «uscire dallo stato di emergenza nel 2023». Il conto alla rovescia è (ri)partito.

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