Svimez, le Marche scivolano verso il Sud. Bora: «No all'assistenzialismo antiquato, serve un nuovo modello»

Manuela Bora, consigliere regionale delle Marche per il Pd
Manuela Bora, consigliere regionale delle Marche per il Pd
di Manuela Bora *
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Sabato 10 Aprile 2021, 10:22

ANCONA - Ringrazio il Corriere Adriatico per aver aperto in questi giorni un interessante dibattito sulla crisi che sta attanagliando le Regioni del Centro Italia coinvolgendo in una riflessione collettiva imprenditori, amministratori pubblici e professori. In questo contesto l’Assessore al Bilancio Guido Castelli, spero a titolo personale e quindi con valutazioni che non siano condivise dal resto della Giunta, propone per le Marche un modello di assistenzialismo antiquato, già dimostratosi fallimentare e totalmente inadeguato rispetto alle esigenze del presente e del futuro.

Sarebbe molto più opportuno a mio avviso ispirarsi a Regioni dinamiche come l’Emilia-Romagna, puntando a prodotti e servizi di alta qualità, stimolando le aziende ad investire in ricerca e sviluppo, sostenibilità, capitalizzazione, formazione interna in collegamento anche con il mondo scolastico, internazionalizzazione e digitalizzazione spinta.

Per cogliere le opportunità che possono provenire dagli oltre 95 milioni di euro che la Giunta uscente ha messo in campo per la digitalizzazione, la ricerca e l’innovazione servono soprattutto nuovi prodotti, nuovi processi aziendali e investire nella registrazione di brevetti.

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L’eccessiva tassazione sui redditi da lavoro (quello che viene chiamato “cuneo fiscale”) è un problema serissimo che riguarda tutto il sistema produttivo italiano e va affrontato appunto in modo sistemico, non ricavando piccole nicchie di differenziazione provinciale. Come noto, purtroppo gli strumenti di sostegno che per decenni la Cassa del Mezzogiorno ha messo in campo per la provincia di Ascoli Piceno non hanno prodotto effetti duraturi e ritengo che oggi come allora sia molto più efficace fare ogni sforzo per tenere unita la nostra Regione, non dividerla. Non è la rincorsa al minor costo del lavoro una ricetta feconda per l’economia marchigiana, si rischia di svendere professionalità che dovrebbero essere invece il cardine per creare valore aggiunto al nostro Made in Italy.

Il “piccolo” è forse “bello”, lo è stato probabilmente in un’altra fase storica della nostra economia, ma oggi dobbiamo constatare che non riesce più a sopravvivere in un contesto di competizione globale se non fa rete, se non si aggrega, non da ultimo in quanto rimanendo “piccolo” ha difficoltà a innovare e a cogliere le opportunità che Regione Marche offre. Riforme che ritengo importanti e per le quali mi sono molto battuta, come le fusioni delle Camere di Commercio e dei Confidi, dovrebbero essere di aiuto per superare vecchia ruggine tra i territori, anche all’interno delle associazioni di categoria.

Ci aspettiamo infatti che anche quest’ultime siano da esempio nel portare a compimento i processi di unificazione, perché come è stato dimostrato dal sistema camerale essere coesi porta ad una maggiore forza e rappresentatività in ambito nazionale. Al contrario, continuare a rimanere divisi tra territori significa contare sempre meno e poter essere meno di aiuto alle nostre imprese. La Giunta Regionale dovrebbe impegnarsi per agevolare questa fase di riforme, mettere da parte una retorica che privilegia solo la “pluralità”, che è certamente un valore dal punto di vista paesaggistico, culturale, ma rischia di essere pretesto per un particolarismo incoerente con la dimensione globale dell’economia internazionale.

Sono una zavorra per la nostra Regione la bassa natalità e il calo demografico che ne consegue. Con un adeguato sistema di protezione la Regione Marche può diventare un luogo competitivo dove far crescere i propri figli, ma è necessario che vengano elaborati strumenti di sostegno economico anche a livello locale. Dal Governo nazionale sono giunti segnali importanti: a Luglio entrerà in vigore l’assegno familiare unico, ci sono proposte interessanti inserite nel Pnrr e si sta lavorando a un piano strategico nazionale per la parità di genere che ha nell’estensione del sistema degli asili nido un punto centrale. Su questo c’è molto da fare anche nella nostra Regione. A tal proposito, il rapporto Svimez ci ricorda anche come “la questione di genere, soprattutto per le donne più giovani, diventa emergenza anche nelle Marche”.

I dati sulla disoccupazione femminile e giovanile nella nostra Regione sono davvero preoccupanti: è necessario aprire una riflessione seria e mi aspetto molto di più dall’Amministrazione Regionale, che dovrebbe coinvolgere in un tavolo straordinario le parti sociali, le associazioni di categoria insieme alle forze di opposizione con le quali è necessario aprire un confronto. Su tutti questi temi è necessario dialogare insieme, mettendo da parte le ideologie e facendo valere analisi sui dati e proposte di soluzione concrete.

* consigliere regionale del Pd

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