«Io, primo ad arrivare con l'Avis. Urlai al 118: mandate il mondo»

Nicola Barucca
Nicola Barucca
di Emanuele Coppari
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Sabato 7 Dicembre 2019, 14:43 - Ultimo aggiornamento: 8 Dicembre, 08:39

Nicolas non è un fan di Sfera. Però quella sera tutti gli amici andavano alla Lanterna Azzurra e lui li ha seguiti. Cercava solo un po’ di svago. Per qualche istante ha tenuto di morire. E poi con una maturità non comune alla sua età, si è messo a salvare vite umane, gliel’avevano insegnato a scuola come si fa a rianimare una persona, in un training di pronto soccorso. «C’era quella ragazza, aveva perso i sensi - racconta Nicolas Barucca di Marotta, ora maggiorenne -. Ho provato a farle la respirazione bocca a bocca. Poi ha fatto un movimento, si è ripresa. È arrivato un buttafuori, l’ha caricata sulle spalle e l’ha portata in ambulanza. Non l’ho più rivista da quella volta. Ma quando ho saputo che non era tra le vittime, per me è stata una liberazione. Cos’ho pensato in quei momenti? A niente. Prendevo e tiravo su persone». Il ricordo torna indietro di un anno, agli attimi prima della tragedia. «Come ho messo piede fuori dalla discoteca, la balaustra è crollata. Sono caduto di sotto, altre persone mi sono venute addosso. Ero schiacciato faticavo a respirare. Ho avuto paura di non uscirne vivo. Poi mi sono detto: ma che cavolo stai pensando? Esci da lì. Qualcuno mi ha preso per un braccio e mi ha tirato fuori». Pur con un briciolo di forze, Nicolas ha salvato una coetanea da quella bolgia assurda. Infine, è crollato. Sogna di laurearsi in Scienze motorie e aprire una palestra, ma il pensiero è sempre lì, all’8 dicembre 2018. «Ho perso un’amica, Asia. Cosa mi è rimasto? La voglia di vivere. ». Nella sede dell’Avis di Corinaldo invece era una sera come tante altre. Poi l’ordine dal 118: «Subito alla Lanterna Azzurra». Si parlava di un incendio, di tanti feriti. Il primo ad arrivare è stato Loris Fratini, 40 anni di Senigallia, alla guida dell’ambulanza dell’associazione presieduta dal dottor Vinicio Franceschetti. « C’era un buttafuori che urlava. In braccio aveva una ragazzina. Non aveva più polso. L’abbiamo massaggiata, rianimata a lungo. Non c’è stato nulla da fare. La gente parlava di uno spray al peperoncino, ma in quel caos non capivamo ancora cosa fosse successo. Continuavano ad arrivare persone ferite, più o meno gravi. La mia collega si è messa a rianimare un’altra ragazza, purtroppo anche lei è deceduta. Eravamo in due a gestire un’emergenza totale, mentre la gente urlava: “Correte, ci sono morti, tanti morti”. Ho preso il telefono per contattare la centrale del 118. “Mandate il mondo”, ho detto. Mi sono portato verso l’uscita crollata e lì ho visto due tipi dello staff che stavano rianimando una giovane mamma. Nemmeno lei ce l’ha fatta. In un disastro del genere, dev’essere stato il Padreterno a darmi la necessaria freddezza, fino a che non è arrivata l’automedica di Senigallia. Sentivo il medico urlare: “Mandate tutte le ambulanze della provincia!”. Via via sono arrivati anche gli altri equipaggi». Ma la disperazione non ha preso il sopravvento sulla lucidità dei soccorritori. «Pensavamo solo a salvare più vite possibile - racconta Loris -. Ancora oggi non so se la ragazza che ho rianimato per un quarto d’ora sia viva. Aveva i capelli mori, ricci, fino alle spalle... Il giorno dopo ho pensato a mio figlio che ha 14 anni. Poteva esserci lui, lì in mezzo». Il dolore increspa la voce. Poi un sospiro: «Dopo un’esperienza così, capisci che sei in vita, quindi sei fortunato». Dimenticare è impossibile per chi c’era, quella notte. Angelo Molinari, direttore coordinatore speciale dei vigili del fuoco di Ancona, in 36 anni di carriera ha visto di tutto. «Terremoti, alluvioni, ma una cosa così, mai - ammette -. Giovani a terra, feriti, infreddoliti, coi vestiti strappati. Piangevano, si abbracciavano. Le salme coperte dai lenzuoli. Sembrava uno di quei film apocalittici, ma non era Hollywood, era la realtà. Abbiamo aiutato il personale del 118 perché i soccorritori non bastavano per tutti. Avrei voluto avere un esercito di vigili del fuoco, uno per ogni persona. È stato il nostro 11 settembre. E quando accadono certe disgrazie, capisci che l’uomo in qualcosa ha fallito». 

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