Spese pazze in Regione, Cassazione
annulla proscioglimenti: rischiano in 55

Spese pazze in Regione, Cassazione annulla proscioglimenti: rischiano in 55
di Andrea Taffi e Lolita Falconi
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Sabato 13 Gennaio 2018, 11:18
ANCONA C’è il rischio concreto di un clamoroso rinvio a giudizio per i 55 politici regionali e addetti alle segreterie politiche prosciolti a settembre 2016 per l’inchiesta delle spese pazze in Regione tra il 2008 e il 2012. Accogliendo la richiesta della procura di Ancona, la Corte di Cassazione ieri intorno alle 23 ha decretato l’annullamento dell’ordinanza di proscioglimento con cui il Gup di Ancona, Zagoreo aveva posto fine alla lunga inchiesta. La Cassazione dispone che gli atti tornino al giudice dell’udienza preliminare e da lì si ripartirà. Unico a restare prosciolto sarà il collaboratore della segreteria Idv Andrea Filippini per un errore formale di trascrizione commesso dalla procura.



L’aggiornamento
La Suprema corte aveva aggiornato per ieri la richiesta pendente sui 55 tra ex consiglieri e addetti ai Gruppi inizialmente accusati di peculato per presunte irregolarità nella gestione dei fondi destinati all’attività istituzionale. Finora, i giudici - Gup e Tribunale di Ancona - che hanno esaminato la vicenda, avevano tutti concluso per l’insussistenza dell’accusa di peculato, ritenendo legittima la stragrande maggioranza delle spese sostenute dagli interessati. Perché le ritenevano inerenti all’attività svolta o comunque per i singoli profili non erano sufficientemente provati episodi di esborsi che secondo gli investigatori sembravano estranei al funzionamento dei gruppi consiliari. Proprio per questi ordini di motivi, a fine 2016, il giudice per l’udienza preliminare Francesca Zagoreo, a quattro anni di distanza dall’avvio dell’inchiesta, aveva archiviato la posizione di 50 indagati «perché il fatto non sussiste».

Il ricorso
C’erano poi state cinque richieste di rito abbreviato e il rinvio a giudizio di altre sei persone coinvolte ma solo per importi irrisori. La Procura - il Procuratore Elisabetta Melotti e il pm Ruggiero Dicuonzo -, pur escludendo che vi sia stato un ‘ladrocinio’ di fondi, ha continuato a sostenere la tesi della distrazione dei fondi dalle finalità previste: il denaro, in sostanza, sarebbe stato speso in modo difforme dalle regole stabilite dai regolamenti, non per l’attività propria dei gruppi ma per quella meramente politica dei consiglieri o dei partiti o, peggio ancora, per fini strettamente personali.

Le sentenze
Argomenti che non hanno convinto il gup. Cinque imputati, tra cui l’ex presidente della Regione Gian Mario Spacca, erano stati assolti nel merito con rito abbreviato per insussistenza del fatto. Tra essi c’era anche l’attuale segretario del Pd regionale, Francesco Comi, allora consigliere regionale. Inoltre tre dei sei indagati rinviati a giudizio (Francesco Massi, Massimo Di Furia e Cesare Procaccini) sono stati scagionati lo scorso febbraio dal Tribunale di Ancona anche dalle accuse residue. Mentre per altri tre (Ottavio Brini, Franco Capponi e Enzo Marangoni) è stata concessa la sospensione del processo causa sisma.

La richiesta di risarcimenti
La Corte dei conti invece, lo scorso luglio aveva condannato al pagamento di complessivi 175mila euro 14 ex consiglieri o amministratori regionali. Per loro i magistrati contabili avevano ravvisato profili di illegittimità tanto da richiedere il ristoro per il danno erariale: si va dal Pd Mirco Ricci condanato a pagare quasi 48mila euro, all’ex Idv Paolo Eusebi (28.500 euro), poi Francesco Massi (28 mila euro). Tra i condannati a pagare anche l’ex governatore Spacca (8mila euro).
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