Allarme rosso siccità. Fiumi prosciugati e agricoltura in crisi. Marche verso il razionamento dell'acqua. Lago di Pilato, chirocefalo a rischio

Il fiume Chienti in secca
Il fiume Chienti in secca
di Martina Marinangeli
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Lunedì 20 Giugno 2022, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 21 Giugno, 09:05

ANCONA - Non solo il Po ed il Tevere. Anche i fiumi delle Marche si stanno riducendo ai minimi storici, prosciugati da una siccità perdurante che rischia di tradursi in vera e propria emergenza idrica. Dall’inizio del 2022 si è registrato un calo del 53% nelle precipitazioni rispetto alla media storica degli ultimi 10 anni. Un quadro allarmante che si ripercuote sia sull’agricoltura che sull’idropotabile, con l’sos lanciato dal Consorzio di bonifica sull’inevitabile necessità di razionare l’acqua entro la fine dell’estate.

Non è un caso che, per mercoledì, sia stata convocata la Conferenza delle Regioni, durante la quale si valuterà l’ipotesi di dichiarare lo stato d’emergenza nazionale proprio a causa della siccità.

Nelle Marche, la rappresentazione plastica della criticità di questa fase la danno i letti dei fiumi quasi completamente in secca già a giugno. Gli osservati speciali sono soprattutto l’Esino, il Metauro, il Chienti ed il Misa, dove la situazione si presenta ad un passo dallo stato di emergenza. Va un po’ meglio al Foglia, che può contare sul lago di Mercatale, ed al Potenza, che potrebbe cavarsela grazie alle sorgenti. Anche l’Aso ed il Tenna, forti della presenza dei Sibillini, hanno qualche chance di non finire completamente prosciugati ma, in generale, l’intero territorio regionale non può dirsi immune dall’emergenza.


I danni
La quasi totale assenza di precipitazioni ha già iniziato a provocare danni nei campi, a partire dalla trebbiatura avviata in questi giorni: Coldiretti ha stimato un calo tra il 15 ed il 20% nella produzione di grano duro rispetto allo scorso anno. E sono in sofferenza anche le coltivazioni di girasole, mais, cereali, ortaggi, frutta e foraggi per l’alimentazione degli animali. «Come Coldiretti - ricorda la presidente Maria Letizia Gardoni - chiediamo da tempo investimenti mirati per creare invasi di accumulo ed aumentare la possibilità di raccolta delle acque, efficientando e modernizzando il reticolo irriguo per fermare le dispersioni». Appello finora caduto nel vuoto. Nel frattempo, anno dopo anno, il quadro si è fatto sempre più critico, sia per il contesto agricolo che per l’approvvigionamento di acqua potabile. Nell’agosto 2021, oltre 200 autobotti hanno girato ogni giorno per la provincia di Pesaro Urbino al fine di contenere l’emergenza idrica che si era venuta a creare. Una criticità storica per l’alto Pesarese, «ma quest’anno il rischio lo corre l’intero territorio regionale», il monito del presidente del Consorzio di bonifica, Claudio Netti. Tra le “vittime” della siccità c’è anche il lago di Pilato - incastonato nel circo glaciale sul monte Vettore, all’interno del Parco nazionale dei Monti Sibillini - con conseguenti rischi per il chirocefalo che da 10mila anni ha scelto questo specchio d’acqua come suo unico habitat. 


Il lago di Pilato
«Prima del sisma - spiega Alessandro Rossetti, biologo del Parco - si era verificato solo tre volte nella storia che il lago si asciugasse del tutto. Dal 2016 è già successo quattro volte e probabilmente è una condizione che si verificherà anche quest’anno. Ciò accade perché le scosse hanno modificato gli acquiferi profondi e le sorgenti. Ed ora le uova di chirocefalo rischiano di essere calpestate dagli escursionisti».
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