Il sentiero più lungo del mondo nel Paese più bello del mondo. Circa 7.000 chilometri in ciascuna delle due direzioni. Parliamo del Sentiero Italia del Cai per cicloescursionisti, parallelo e talvolta coincidente con quello che si può percorrere a piedi, la cui realizzazione è stata affidata dal Cai nazionale a risorse ascolane. Sonia Stipa (vice presidente della Commissione Centrale di Escursionismo, è la referente delle operazioni; l’ingegner Alessandro Federici, è il coordinatore del progetto a livello nazionale e Nicola Santini coordina i rilevatori in campo nelle Marche.
«Il progetto – afferma la Stipa - è nato nel 2017, per la parte a piedi e nel 2020 per quella cicloescursionistica.
«Per effettuare la tracciatura – aggiunge Federici - occorrono vari passaggi. Innanzitutto si esegue uno studio preliminare, a tavolino, per individuare il migliore percorso da effettuare per collegare i punti tappa che sono scelti o perché coincidono con quelli del sentiero Italia escursionistico o perché garantiscono l’accoglienza e hanno nelle vicinanze luoghi di interesse storico e culturale. Poi si effettua il sopralluogo e tutte le informazioni vengono inserite in un database del Cai, quindi elaborate e rese fruibili sul sito. Il mio ruolo è quello di coordinare i referenti regionali e di zona del progetto in modo tale da indirizzarli sulle scelte progettuali che vengono fatte».
Le Marche
Il tratto umbro-marchigiano, consiste in circa 20 frazioni, si sviluppa per circa 380 chilometri per ogni senso di marcia. Le tappe toccano Umito, Arquata, Castelluccio, Madonna delle Coste, Norcia, Visso, Pantaneto, Colfiorito, Bagnara, Valsorda e poi si procede verso nord passando nella zona di Fabriano e poi attraverso il massiccio del Catria e Nerone, come del resto fa già il tracciato del Sentiero Italia per escursionisti. «I due percorsi, non sono sempre coincidenti - spiega Federici - perché si è cercato di favorire il tracciato che offre una maggiore ciclabilità. Questo ha implicato che uno stesso tratto di sentiero è percorribile magari in discesa, ma diventa proibitivo in salita. Le tappe 2 e 3 per esempio conducono entrambe a Castelluccio per un motivo. La numero 2, quella proveniente da Arquata, viene percorsa da chi risale l’Italia scegliendo il tratto orientale della Laga; la numero 3, quella che giunge dalla Madonna delle Coste, da chi ha optato per quello occidentale. In direzione sud, i due sentieri si ricongiungono poco dopo, in Abruzzo».
Per quanto riguarda le Marche, in particolare la zona colpita dal sisma, molte strutture sono ancora chiuse «ma ci stiamo attivando – assicura Federici - affinché le informazioni in merito possano essere aggiornate in tempo reale, dal momento che lentamente in queste aree stanno tornando fruibili piccole strutture o b&b; in ogni caso, strutture ricettive si trovano nelle immediate vicinanze dei punti tappa e speriamo che questo progetto spinga ancoro di più la creazione di attività economiche legate all’escursionismo lento (noleggio bici ed e:bike, possibilità di trasferimento con mezzi pubblici ecc). Tengo a sottolineare che non si tratta di escursioni per famiglie, nel senso che non si percorrono vie ciclabili ma veri e propri sentieri di montagna, carrarecce e solo in rari casi strade asfaltate, ci si muove sempre in ambiente naturale. Occorre sempre essere in possesso di un’adeguata preparazione fisica, oltre alla conoscenza del territorio e delle norme comportamentali nel rispetto di se stessi e della natura. La bellezza del tratto marchigiano è notevole: percorrere le tappe che disegnano i crinali dove i nostri borghi sono incastonati come pietre preziose, rappresenta un’occasione unica di vivere un’esperienza indimenticabile».