Aspettando l’onda di piena, Senigallia con il fiato sospeso per ore: «Così non si può vivere»

Aspettando l onda di piena, Senigallia con il fiato sospeso per ore: «Così non si può vivere»
Aspettando l’onda di piena, Senigallia con il fiato sospeso per ore: «Così non si può vivere»
di Sabrina Marinelli
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Mercoledì 17 Maggio 2023, 02:10 - Ultimo aggiornamento: 15:13
SENIGALLIA  - Otto mesi dopo l’apocalisse di acqua e fango, la notte maledetta delle 13 vite trascinate via lungo la vallata del Misa e del Nevola, il fiume killer torna a fare paura. Dodici ore di pioggia, quasi 20 mm caduti solo tra le 9 e le 11 del mattino, e Senigallia rivive l’angoscia della notte tra il 15 e il 16 settembre. E allora corri a spostare la macchina, sali ai piani alti e resta collegato ai social in attesa di comunicazioni. Gli stivali di gomma di fianco alla porta, i più organizzati hanno anche una valigia piena nel ripostiglio. Ormai è un’abitudine per migliaia di persone tra Senigallia e l’hinterland, colpito in nove anni da due alluvioni devastanti. Quattro morti nel maggio 2014, 12 accertati e una mamma ancora dispersa otto mesi fa. Così anche la notte tra lunedì e ieri, dopo il bollettino di allerta arancione, molti l’hanno trascorsa svegli, tra calmanti e caffè. 


Scuole ancora chiuse


Oggi il bis, con le scuole ancora chiuse e allerta prolungata fino a mezzanotte, anche se le previsioni meteo sono meno preoccupanti. La mattinata di ieri era iniziata con un copione già visto, ma con il finale in sospeso. Non sai mai da che parte il fiume potrebbe uscire e nemmeno fin dove potrebbe arrivare. Alle 14, tutti tirano un sospiro di sollievo. Il Misa ha retto, è arrivato a lambire le spallette dei ponti, a neanche un metro dalle sponde, ma ha tenuto. I fossi no. Il Sant’Angelo ha tracimato al Ponterosso mandando sott’acqua il quartiere delle Saline, tra case al piano terra, garage, seminterrati e attività.

Lo stesso a Cesano con il fosso del Trocco. I tombini intasati hanno causato allegamenti in via Cilea, Tagliamento, Piave, lungomare e altre zone. 

Tutto chiuso in fretta e furia


Negozi chiusi all’improvviso, evacuati in fretta, sottopassi sbarrati. Strade chiuse anche nell’entroterra. «Abbiamo messo le paratie, preso gli animali e siamo andati via», racconta Michele Cotadamo che abita con la famiglia a Borgo Bicchia. Si sono rifugiati nella pizzeria di via Istria. «I vigili ci sono venuti ad avvisare a casa – dice -. Una famiglia di Roma, che ha un appartamento al quinto sopra la pizzeria, ci ha lasciato le chiavi, dicendoci di usarlo in caso di necessità. La prossima notte la passeremo lì ma tanto chi dormirà. Non si può continuare a vivere nel terrore a ogni pioggia». Dieci persone hanno trovato rifugio al centro di accoglienza allestito in seminario. «Sono bombardato di telefonate – racconta Andrea Morsucci, Comitato tra 2 fiumi – nemmeno fossi il sindaco. La gente è nel panico. Qui se non si sbrigano a portare via la ghiaia dal fiume finiamo un’altra volta sott’acqua. Sono sette mesi che segnaliamo due tappi nel Misa ma nessuno fa niente». «Perché i tombini non vengono tenuti puliti? – si chiede Franco Adamo, residente di via Piave – qui ogni volta che piove non si dorme. Poi ti arriva il messaggio della protezione civile e ti vengono le palpitazioni. Mi si è allagato di nuovo il garage». Lo stesso per Mirco Marchionni, vicino a viale dei Pini. «Quando nel silenzio della notte senti il megafono che invita a salire ai piani alti fa un certo effetto – dice -. La gente vive nel terrore, sta impazzendo. Serve un commissario come per Ponte Morandi che faccia i lavori».
 

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