Ristoranti e stabilimenti balneari spazzati via dalla furia del Misa: «Disperati, subito i risarcimenti»

Ristoranti e stabilimenti balneari spazzati via dalla furia del Misa: «Disperati, subito i risarcimenti»
Ristoranti e stabilimenti balneari spazzati via dalla furia del Misa: «Disperati, subito i risarcimenti»
di Maria Teresa Bianciardi
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Martedì 20 Settembre 2022, 01:00 - Ultimo aggiornamento: 21 Settembre, 09:41

SENIGALLIA - Nella città-palude, quattro giorni dopo la terribile alluvione, la polvere del fango che si sgretola sotto i colpi di ruspe e vanghe entra dritta in gola assieme all’aria salmastra che aleggia dal centro alla periferia. Il casello autostradale di Senigallia è aperto al traffico, le rotatorie di Borgo Molino sono libere dai detriti: anche via IV novembre - la strada che porta al mare - è ormai percorribile.

In molti quartieri invece si continua a lavorare senza sosta per pulire strade, case, garage e negozi invasi dal fiume e dai detriti nella notte che ha sconvolto le Marche: ma quello che non ti aspetti è oltre il Foro Annonario, oltre il sottopasso Perilli che costeggia il Misa, un sottopasso che a ogni pioggia si allaga irrimediabilmente e che questa volta è reso completamente impraticabile da dune incrostate e melmose di fango.

L’onda fuori controllo

Sotto quel ponticello - giovedì notte - si è incuneata l’onda del fiume traboccante di detriti, ha preso forza nel breve tratto in discesa e totalmente fuori controllo ha spazzato via tutto quello che trovava prima di arrivare al mare.

In via Bovio ha sommerso lo storico ristorante “La Pagaia”, dove tutto - o quasi - è da buttare: «Nessuno ci ha avvertito di quanto stava per accadere - racconta Daniela Renzi - lo abbiamo appreso verso le 22.30 dai social e immediatamente abbiamo evacuato il locale, facendo uscire clienti e personale. Siamo velocemente tornati a casa. Non ci aspettavamo questa devastazione. L’appartamento, il magazzino, il locale: tutto distrutto. Il livello del fiume esondato ha raggiunto l’altezza delle sponde, non si vedeva più niente». La marea di detriti e fango ha proseguito la sua corsa inarrestabile fino al lungomare Marconi, si è aperta a ventaglio sulla strada ed ha travolto tutto quello che ostacolava il suo passaggio. Creando voragini profonde quattro metri e seppellendo la spiaggia di velluto sotto una spessa coltre di fango. Impressionante come la furia del Misa ha ridotto “Scalo Zero”, il progetto turistico-sostenibile fortemente voluto dall’imprenditore Cristian Ramazzotti e inaugurato appena nove mesi fa. 

La spiaggia diventa di fango

Dello stabilimento balneare non è rimasto nulla, il locale è stato inondato, i percorsi pedonali sono stati letteralmente trascinati via dalla corrente della piena. «Quello che è accaduto giovedì notte è molto più drammatico del 2014 e imprevedibile - riflette Ramazzotti -: in tre ore sono caduti 40 quintali di acqua, gli argini hanno retto, però il fiume è straripato ovunque. Ma il vero problema adesso sono i risarcimenti, che devono essere veloci e immediati. Il sistema usato dalla Regione Marche nella precedente alluvione va cambiato, non si può rimanere ostaggi della burocrazia. La mia azienda, per esempio, ha ottenuto il 50% del risarcimento danni solo due anni fa. Assurdo. Chiediamo a Stato e Regione di accelerare l’iter o i cittadini di Senigallia affogheranno anche nei debiti». Il cuore della movida trafitto all’improvviso: anche al “Tartana” si sta cercando di mettere in sicurezza la voragine lasciata dalla furia del fiume. Fino a giovedì sera aperitivi e divertimento, adesso Marco Mazzanti osserva quel che resta della sua attività e fatica a parlare: «Una catastrofe», mormora. E intorno si continua a scavare.

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