Rebus-bando per la nuova squadra del direttore generale Storti

Il nuovo direttore generale Asur Nadia Storti
Il nuovo direttore generale Asur Nadia Storti
di Andrea Taffi
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Giovedì 21 Novembre 2019, 12:21 - Ultimo aggiornamento: 12:31

ANCONA - Serve? Non serve? Ci mancava solo il rebus del bando per i manager a creare ulteriori pensieri alla sanità marchigiana che lunedì ha conosciuto il nome del nuovo direttore generale Asur, Nadia Storti. Il rebus è aperto e se ne sussurra con qualche preoccupazione perché nelle more della decisione potrebbero ballare anche due mesi di tempo che la Asur targata Storti e, di riflesso, il governo Ceriscioli non possono permettersi di perdere. Da un paio di giorni se ne sta ragionando negli uffici ma ne parla anche la politica che deve coprire le spalle alla nuova responsabile dell’azienda regionale mettendola in condizione di avere leve gestionali di pronto uso. «Decadendo il direttore generale, tecnicamente, decadono tutti e dovendo pescare in un elenco ci sarebbe bisogno di un bando per individuare gli idonei» sostiene Fabrizio Volpini che oggi è esterno alla materia ma fino a qualche mese fa è stato consigliere della sanità. Nella doppia veste di delegato e uomo di settore ha vissuto quasi tutti i processi decisionali del presidente-assessore Ceriscioli. «In linea di principio, i coordinatori di Area Vasta vengono proposti dal direttore generale ma sono nominati dal governatore, quindi dipendono da lui» ragiona per contro Luciano Agostini, responsabile del dipartimento Sanità del Pd Marche. 

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Delle mosse della nuova responsabile Asur non si sa molto: ieri mattina era a Pesaro alla conferenza stampa di presentazione dei nuovi primari di Marche Nord ma in qualità di direttore sanitario. Il non confermato Marini infatti resta in carica fino al 30 novembre mentre il passaggio delle consegne scatta dal primo dicembre. A giorni ci dovrebbe essere la firma sul nuovo contratto, invece le valutazioni con il governatore Ceriscioli dovrebbero essere già iniziate. Lo stesso presidente lunedì scorso, a margine della maggioranza, ha parlato della necessità di «un giro di vite». Una dichiarazione netta che, per chi conosce bene il governatore, equivale a una direzione precisa su cui non si torna indietro. 

Quale sia il punto di caduta, in Regione ma soprattutto in via Oberdan, se lo stanno chiedendo in parecchi alla luce delle altre dichiarazioni di Ceriscioli («La Asur ha bisogno di rilancio») che non lasciano troppo spazio alle interpretazioni. Il totonomine ha iniziato a produrre i primi nomi ma se davvero c’è bisogno di un elenco regionale di idonei (certificabile solo da un bando) è evidente che l’operatività a pieno regime del nuovo corso rischia di ridursi a 2-3 mesi. Cioè da febbraio in poi, considerati i tempi tecnici di apertura, chiusura della procedura e verifica dei requisiti. Salvo ricorsi e con in mezzo le festività natalizie.
Se la legge prescrive la scelta da un albo regionale di idonei, l’alternativa potrebbe essere quella di pescare fuori regione, ma è un’eventualità che aggiungerebbe imbarazzo a incertezza. I vertici tecnici sarebbero orientati per una scelta diretta, senza intermediazione. In questo caso, la prima casella da riempire sicuramente è quella del direttore sanitario. A cascata, forse, quella del direttore amministrativo. Qualche certezza in più tra i coordinatori di Area vasta: il manager di Fermo, Livini qualche mese fa aveva espresso parole prudenti in merito ad eventuali rinnovi ma secondo alcuni sarebbero da interpretare. Milani (Ascoli) e Guidi (Ancona) sono di nomina recente, il primo, e recentissima, il secondo. Maccioni (Macerata) deve portare fino in fondo le pratiche per il nuovo ospedale, Magnoni (Pesaro) è un uomo di fiducia del presidente.
 

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