Al ct della Nazionale di calcio la laurea ad honorem dell’università di Urbino. Mancini: «Il vero leader? Corregge senza umiliare»

Al ct della Nazionale di calcio la laurea ad honorem dell’università di Urbino. Mancini: «Il vero leader? Corregge senza umiliare»
di Eugenio Gulini
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Martedì 28 Settembre 2021, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 15:18

URBINO - Personalità accademiche, politiche, religiose e militari ma anche dottorandi e studenti con le magliette che il ct della Nazionale di calcio ha indossato nel corso della sua sfolgorante carriera. E ancora emozioni, applausi, un video per ripercorrere i successi degli azzurri e celebrare insieme lo jesino Roberto Mancini, che è anche testimonial della Regione Marche di promozione turistica. Ieri al teatro Sanzio di Urbino, il Mancio - con indosso toga e “tocco” di laurea - ha ricevuto dal magnifico rettore dell’università “Carlo Bo”, Giorgio Calcagnini, la laurea honoris causa in Scienze dello Sport. 

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L’attesa
Tutto l’evento ha portato i canonici 30 minuti circa di ritardo ma commissario tecnico azzurro è ormai a tutti gli effetti un accademico di spessore e la sua “lectio magistralis” (“Leadership, coesione, spirito di gruppo, cima relazionale, come costruire un team vincente nello sport”), vista l’attesa, è da assoluto luminare dello sport.

Il rettore Calcagnini ha aperto l’atteso appuntamento (all’esterno del teatro centinaia di giovani in attesa) leggendo un messaggio di Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato: «Mancini ha avuto un ruolo fondamentale per il Paese, lui e la nazionale azzurra hanno rappresentato la molla di coesione in un momento di difficoltà». In teatro lo hanno salutato tante autorità tra cui il ministro del Turismo Massimo Garavaglia e il presidente della Regione Francesco Acquaroli.


La decisione
Il magnifico rettore ha ricordato come «già da un paio d’anni l’Ateneo pensava di premiare Roberto Mancini grazie all’impulso corposo dell’ex rettore Vilberto Stocchi. Intelligente è stato Francesco Acquaroli ad assegnargli il ruolo di testimonial per la nostra Regione». Nelle motivazioni della laurea, il direttore del Dipartimento di scienze molecolari, Orario Cantoni, ha scandito le tappe della carriera di Mancini, da giocatore e poi da allenatore, piena di «talento, dedizione e intelligenza tattica. Esprime il genius e lo spirito della gente marchigiana, maestro di stile dentro e fuori dal campo». Quando è arrivato il momento della vestizione del Ct della Nazionale azzurra con toga e tocco accademico è esplosa un’ovazione.


Gli Europei
Alle spalle girano le immagini del trionfo «globale» nel Wembley Stadium, il Mancio si aggiusta gli occhiali e ripercorre i momenti che hanno preceduto i calci di rigore nella finale vittoriosa contro l’Inghilterra: «Ho chiesto ai giocatori chi se la sentiva e si è fatto avanti anche qualcuno che non mai pensato. Il risultato lo conosciamo tutti: i ragazzi sono stati fantastici e io ne sono fiero. Mi vengono i brividi anche adesso a pensarci». Nel corso della sua lezione, il ct ha ricordato le grandi capacità di coesione e di relazione che servono ad un allenatore per guidare una squadra di calcio. «L’allenatore oggi più che mai svolge un compito da team leader. Il gioco del calcio per motivi tecnici, ambientali, culturali e sociali rappresenta un caso di studio per la gestione di un gruppo di lavoro». Il leader? «Deve avere capacità di visione e offrirla agli atleti. Nel calcio è colui che guarda e studia la pianificazione e le strategie di gioco. Per guidare un gruppo di atleti dalle disparate necessità deve avere rispetto di tutti. Ogni componente deve fare il massimo perchè non c’è un unico modo per guidare un gruppo. I momenti complessi arrivano e occorre gestirli». 


Il gruppo
Quindi Mancini ha voluto sottolineare la fondamentale importanza del “gruppo” in ogni vittoria. «È una realtà dinamica che lavora per ottenere da ciascuno la sua particolare crescita. In questo Europeo c’era un clima di rivalsa dopo la famigerata eliminazione da parte della Svezia. Le emozioni sono cresciute fino ad esplodere perchè c’è stato il rispetto delle regole». A Roberto Mancini, leader d’eccezione con un gruppo che ha fatto sognare l’Italia, piace una citazione di Papa Francesco: «Non basta, però, allenare il fisico: occorre sapere parlare al cuore, motivare, correggere senza umiliare». Parola di Mancio.

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