Gli amici raccontano il Mancini privato: «Se vinceva voleva andare in bici fino a Santiago de Compostela. Il chiodo fisso prima degli Europei»

Gli amici raccontano il Mancini privato: «Se vinceva voleva andare in bici fino a Santiago de Compostela. Il chiodo fisso prima degli Europei»
Gli amici raccontano il Mancini privato: «Se vinceva voleva andare in bici fino a Santiago de Compostela. Il chiodo fisso prima degli Europei»
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Martedì 13 Luglio 2021, 03:00 - Ultimo aggiornamento: 15:34

JESI - Gli amici di sempre, quelli delle uscite in bici e dello striscione talismano Azzurri di Jesi (comparso allo stadio in tutte le uscite italiane chiave della Nazionale del Mancio e appeso alla terrazza del Circolo Cittadino prima della finale), Italia- Inghilterra l’hanno vista insieme a cena. Al Lady Green di Moie di Maiolati Spontini. «Una scaramanzia, di quelle a cui io non credo tanto. Ma non ci si può sottrarre e allora tutti seduti al solito posto e guai a chi sgarra» racconta Bruno Sassaroli.

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Il rito della cabala
Uno di coloro che, insieme a Fausto Scarponi, Giovanni Frezzotti, Gino Bolletta, Roberto Possanzini, Marino Zannotti, Massimo Tramontana, Armando Zoppi, Francesco Focarelli, Massimo Albonetti e Pietro Bologna, l’amico Roberto Mancini l’hanno guardato in gruppo diventare Campione d’Europa alla guida della Nazionale. «Ritrovarsi è stata una cerimonia ma poi è stata una partita tesa - dice Sassaroli, componente del Consiglio Figc Marche - devo dire che lui, Roberto, ci ha sempre creduto e gli va dato atto di aver avuto ragione.

E pure di aver dimostrato alle squadre di club come puntare sui giovani e ottenere risultati sia possibile. Speriamo lo capiscano. Io con lui e con gli amici juventini scherzo: da tifoso nerazzurro dico che un allenatore che è stato all’Inter è inevitabile che poi vinca dovunque. Con Roberto ci siamo scambiati i soliti messaggi di augurio in questi giorni, ora lo aspettiamo. Penso che sarà a Jesi presto, magari per poco, prima di andare in vacanza. Per una bella festa ci sarà tempo più avanti».  


I programmi non mancano
Di programmi non ne mancano. Fra questi spunta pure un viaggio in bici a Santiago di Compostela. «Se ne è parlato più volte prima che partisse per gli Europei – dice un amico di pedale, Marino Zannotti - mi diceva “se vinco lo faccio” e io gli ricordavo che alla fine a vincere è uno solo. E in effetti ha vinto lui. In questi giorni ci siamo sentiti via whatsapp. Io scandivo il conto alla rovescia di quante partite mancassero per arrivare al titolo e ogni volta scrivevo “domani sera siamo tutti a cena insieme al Lady Green”. 


Gli auguri per il 25esimo
E lui: “vengo anch’io”. Se vieni non è un buon segno, significa che è andata male, rispondevo. Di persona ci siamo visti a Bologna dopo l’amichevole con la Repubblica Ceca, il giorno libero prima di tornare a Coverciano. L’ultima volta l’ho sentito a fine giugno, mi ha fatto gli auguri per i miei 25 anni di matrimonio, eravamo a Portonovo». La baia è un altro dei luoghi del cuore per il Ct. “Da Marcello” la tappa, giù dai pedali. «La partita l’ho vissuta con grande ansia e tensione fino alla fine- dice il padrone di casa Marcello Nicolini- credo la vittoria sia stata il giusto premio ad una persona speciale e bravissima. Ne sono molto felice, sono orgoglioso di lui. Per gli italiani e le Marche è una fortuna avere un personaggio come Mancini. Il rapporto è ottimo: un ragazzo bravo, una persona semplice e umile, uno di noi. Viene e si presta a firmare autografi e fare foto. Un signore, come si vede».


L’allenatore che parla poco
Si sale un poco lungo l’Adriatico e ci si allontana, non troppo, dalla costa un altro luogo speciale: da Seta, frazione San Silvestro, Senigallia, il Ct trova ad accoglierlo la cucina di Marco Cimarelli. «Un ragazzo riservato, che l’altra sera con quelle lacrime ha dato sfogo alla felicità. Roberto parla poco, difficile dire come vive le emozioni. Ultimamente l’ho visto poco con gli impegni che ha avuto ma ha sempre risposto ai messaggi. Viene col gruppo di amici, una persona che è un piacere avere vicino ma è difficile sia lui a tener banco. Un leader silenzioso, quel che si vede rispecchia il suo carattere. Adesso lo aspettiamo per i complimenti di persona, dopo le meritate vacanze». Ad attenderlo un altro degli Azzurri di Jesi, Francesco Focarelli: «Non sappiamo ancora che programmi ha ma ci siamo sempre sentiti per messaggi. Lui a questa Italia ha sempre creduto ma insieme parliamo poco di calcio. La bici? Se ne avrà modo, un’uscita la farà sicuramente». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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