Il prof. Fabio Polonara, coordinatore del Piano energetico ambientale regionale: «Sotto l'Adriatico ci sono riserve estraibili stimate in 40 miliardi di metri cubi»

Il prof. Fabio Polonara, coordinatore del Piano energetico ambientale regionale: «Sotto l'Adriatico ci sono riserve estraibili stimate in 40 miliardi di metri cubi»
di Lucilla Niccolini
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Mercoledì 22 Giugno 2022, 02:20 - Ultimo aggiornamento: 23 Giugno, 08:47

Professor Fabio Polonara, lei ha coordinato il gruppo di lavoro estensore del Piano Energetico Ambientale della Regione Marche. Nella situazione presente di crisi energetica, quale contributo può venire dalla produzione di gas naturale nell’Adriatico?
«Va contestualizzato il dato. A fronte di un consumo italiano di circa 80 miliardi di metri cubi all’anno, la produzione annuale (interna) italiana di gas al suo massimo, negli anni ‘90, è stata di 20 miliardi di metri cubi, per calare ai 4 miliardi di metri cubi annui attuali, per esaurimento strutturale dei pozzi.

Poiché si è deciso di non cercare nuovi giacimenti, la produzione nazionale è destinata ad esaurirsi nel giro di qualche anno. Però, visto che in poco tempo si può far risalire la produzione attraverso nuove prospezioni, tanto vale utilizzare quella risorsa nelle condizioni di emergenza dei prossimi inverni. Non possiamo così aspettarci la risoluzione di tutti i nostri problemi, ma ora ogni contributo diventa essenziale. Non è molto diverso il caso delle centrali a carbone sparse sul territorio nazionale, chiuse per limitare gli effetti negativi sul cambiamento climatico. Anche in questo caso, visti i tempi ridotti necessari a rimetterle in funzione, la loro riattivazione può essere utile a combattere un’emergenza che duri al massimo qualche anno».
Pensa ci sia spazio per nuove esplorazioni, e quale produzione massimale crede prospettabile per il futuro nel nostro bacino?
«Le stime di Nomisma Energia sulle riserve estraibili di gas naturale in Adriatico parlano di 40 miliardi di metri cubi. Dal dato del consumo annuo nazionale, si capisce subito che, anche cambiando idea e sfruttando tutto lo sfruttabile, non risolveremmo certo i nostri problemi energetici a lungo termine. Nell’emergenza attuale, però, la risorsa rappresentata dai pozzi in Adriatico diventa strategica e sarebbe illogico non sfruttarla. In definitiva, non possiamo aspettarci chissà che dai pozzi del nostro mare, ma si può ottenere un aiuto per fronteggiare l’emergenza, che si spera breve».
Quando si parla di Adriatico, si parla anche di Croazia e di produzione che va nell’alta sponda. Ha idea della potenziale rilevanza di essa?
«Di nuovo, il dato va contestualizzato. La Croazia consuma una quantità di gas naturale che è trenta volte minore di quella consumata dall’Italia (meno di 3 miliardi di metri cubi/anno contro 80). Attualmente il 30% del loro consumo proviene dai giacimenti dell’Alto Adriatico. Quel Paese crede di poter aumentare questa quota di circa il 20%, anche perché l’Italia, al momento, è assente dallo scenario. Ribadisco: ove anche l’Italia vi rientrasse, sarebbe per coprire buchi dettati dall’emergenza, senza che questi interventi abbiano una ricaduta importante sul medio/lungo periodo».
Avendo impianti funzionanti a breve termine, al di là dei numeri contenuti, che cosa ci si aspetta nelle acque territoriali e nella Zona Economicamente Esclusiva (EEZ) al perdurare della crisi?
«L’auspicio è che la crisi attuale si esaurisca in fretta. Dopodiché rimarrà la crisi climatica, comunque grave, e di lungo termine, che impone un cambiamento di paradigma. Il futuro a lungo termine è delle energie rinnovabili, non esistono alternative tecnicamente ed economicamente fattibili. Sappiamo che anche il futuro delle energie rinnovabili è lastricato di problemi e di incognite. Sono tecnicamente risolvibili, ma solo se si investono ingenti risorse umane, economiche e sociali. Occorre farlo subito, senza tentennamenti. Il cambiamento climatico è un processo innescato da comportamenti errati del genere umano, che vanno corretti a livello globale. Il disegno complessivo deve rimanere questo, pur facendo, in condizioni di emergenza, qualche passo indietro. Altro aspetto importante è che la transizione verso l’economia rinnovabile non è immediata e va governata con il gas naturale, in merito al quale vanno subito differenziate le fonti di approvvigionamento, ricorrendo anche a un certo numero di rigassificatori, che allenterebbero la pressione esercitata sul nostro fabbisogno dai fornitori via gasdotto».

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