PESCARA - Processo con il rito abbreviato, davanti al gup Gianluca Sarandrea, sulla tragedia di Rigopiano stamattina al Tribunale di Pescara. Ai piedi del Gran Sasso persero la vita 29 persone (sei marchigiani) presenti nel resort di Farindola travolto, il 18 gennaio del 2017, da una valanga. I parenti delle vittime chiedono giustizia.
Trenta imputati
I volti delle 29 vittime sono stati proiettati in aula. Tra i 30 imputati che dovono rispondere a vario titolo di disastro colposo, omicidio e lesioni plurime colpose, abusi edilizi, falso, oltre al depistaggio. «Non sempre gli enti hanno a cura l’incolumità o l’interesse collettivo – ha spiegato il pm Benigni, prendendo spunto anche dalle tragedie di Genova e Sarno -. Comune o Prefettura, per esempio, avrebbero dovuto fare il loro dovere o impedendo la costruzione dell’hotel o evacuando la struttura, così come l’unica strada disponibile avrebbe dovuto essere pulita e questa era l’ultima possibilità di salvare le persone dell’hotel di Rigopiano».
Le responsabilità
Le responsabilità dei dirigenti del Comune di Farindola e della Provincia di Pescara sono state descritte dal pm Anna Benigni durante la requisitoria come omissive di molti fattori.
I sei marchigiani morti
I marchigiani morti nella tragedia di Rigopiano sono Marco Vagnarelli, 44 anni, operaio della Whirlpool di Comunanza e Paola Tomassini, di 46, barista della società Autogrill. Emanuele Bonifazi, 31enne addetto alla reception dell’albergo, di Pioraco. Marco Tanda, pilota Ryanair, di Castelraimondo. Domenico Di Michelangelo, 41 anni, agente delle Volanti e sua moglie Marina Serraiocco, 37 anni, commerciante, residenti a Osimo.