I mugugni della maggioranza dem: «Era ora, doveva farlo molto prima»

Il governatore Luca Ceriscioli
Il governatore Luca Ceriscioli
di Martina Marinangeli
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Martedì 19 Novembre 2019, 11:11
ANCONA - A microfoni accesi, nessuno lo dice. Anzi, la posizione ufficiale del segretario di partito Giovanni Gostoli e del responsabile della Sanità per il Partito democratico, Luciano Agostini è chiara: «sosteniamo sempre le decisioni della giunta». Uniti e compatti. Ma che tra i Dem fossero in molti a non vedere di buon occhio l’allungarsi dei tempi sulle nomine dei direttori generali delle aziende ospedaliere, è cosa nota. Serpeggiava con sempre maggior insistenza la richiesta di un cambio di passo in sanità, inteso non in senso astratto, ma a partire proprio dalle figure tecniche che la gestiscono.

Il giro di vite
«Questa cosa andava fatta prima - il commento off the record che arriva dai Palazzi –. Quando andiamo sui territori, la gente è inferocita perché quanto promesso è stato fatto solo in parte. Ma noi non ce l’eravamo certo inventata un tipo di politica sanitaria con uno spostamento sempre maggiore di servizi sul territorio: era stato fatto sulla scorta dei pareri dei tecnici che ci avevano detto si potesse fare. E per questo serviva un giro di vite». Quel giro di vite che era già stato chiesto dal partito a luglio, ancor prima che deflagrasse la bomba dell’inchiesta su presunti appalti truccati che ha travolto l’Azienda sanitaria unica regionale e il suo dg Alessandro Marini in primis. 

 

Il temporeggiatore 
C’era chi proponeva addirittura di sostituire la dirigente del Servizio sanitario regionale, Lucia Di Furia. Ma alla fine l’unica testa a saltare è stata proprio quella dell’ex capo dell’Asur, nonostante il governatore Luca Ceriscioli abbia temporeggiato fino all’ultimo, bypassando anche chi nel partito chiedeva di velocizzare la decisione. «Con Marini ho parlato una settimana fa - fa sapere il numero 1 della giunta regionale - e mi ha confermato di essere un uomo di squadra. Anche oggi (ieri, giorno dell’ufficializzazione della staffetta con Nadia Storti, ndr) mi ha scritto un messaggio a riguardo. Per ora manterrà il ruolo che aveva in Asur prima di diventare dg e magari in futuro, a seconda di come andrà l’iter giudiziario, potrà tornare ad avere un ruolo gestionale in sanità». Un po’ come a dire: Marini resta in stand by, cristallizzato in un limbo, nell’attesa che si definiscano i contorni della sua posizione all’interno dell’inchiesta. Non una defenestrazione, dunque, ma una sorta di tutela. Eppure c’è chi, in maggioranza, questa decisione la vede come giustizialista: «prendo atto della scelta del presidente - il commento di Maurizio Cionfrini, segretario regionale del Partito socialista - , ma non condivido le motivazioni emerse, per le quali pare che la mancata riconferma sia legata al fatto che Marini sia stato raggiunto da un avviso di garanzia. Noi siamo garantisti fino a prova contraria». 

Il rilancio 
Ma è cosa nota che i tempi politici, soprattutto con le elezioni alle porte, non coincidano con quelli molto lunghi della giustizia. Di qui, la scelta più ovvia: sostituire Marini con il suo braccio destro, donna competente e che già conosce ogni minimo dettaglio di quel complesso mondo che è l’Asur: «Nadia - la chiama con il nome di battesimo il governatore - sono convinto che farà bene. Ha le giuste competenze e una grande energia. L’Asur aveva bisogno di un rilancio: è l’azienda ospedaliera più complessa e per proseguire serviva nuova energia». Quando, nel weekend, il ministero della Salute - che concorda con la Regione la nomina del dg dell’Inrca - ha dato il suo ok alla riconferma di Gianni Genga, non c’erano più ragioni per rinviare ulteriormente il valzer delle nomine ai vertici della sanità. E ieri mattina è stata messa la parola fine alla lunga attesa, con buona pace di tutti gli sprinter del Pd.
 
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