Portafoglio da 182 milioni per potenziare la sanità. Si comincia dagli ospedali. Il piano di Saltamartini in Giunta

L'assessore Filippo Saltamartini
L'assessore Filippo Saltamartini
di Martina Marinangeli
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Martedì 18 Gennaio 2022, 02:00

ANCONA - La deadline è fissata per il 28 febbraio. Entro quella data, la Regione dovrà presentare al ministero della Salute i progetti sui quali intende declinare i 182 milioni che pioveranno sulle Marche grazie al Pnrr Sanità. Ieri mattina è stato fatto un primo punto in giunta, con l’assessore competente Filippo Saltamartini che ha illustrato i principali interventi, tra i quali spiccano la realizzazione di un ospedale di comunità a Jesi ed il restyling di quello di Cagli. In generale, la partita degli ospedali di comunità pesa per 23,2 milioni di euro ed è cruciale nell’ottica di una sanità sempre più territoriale, come richiesto proprio dal Pnrr. 

 
L’elenco
Detto questo, l’elenco complessivo dei progetti è ancora top secret e suscettibile di qualche piccolo ritocco, in attesa che venga deliberato, con ogni probabilità, il prossimo lunedì. Il documento – che ieri è stato materia di confronto anche con i sindacati – dovrà poi intersecarsi con quella parte di Pnrr che riguarda invece, nello specifico, l’edilizia ospedaliera, che dovrebbe essere oggetto di una delibera a quattro mani con l’assessore competente Francesco Baldelli. Dei 182 milioni destinati alle Marche, circa 72 sono destinati ai servizi territoriali e, in particolare, 42,5 milioni andranno alla realizzazione di 29 case della comunità e 23,2 milioni per nove ospedali di comunità, principalmente per adempimenti relativi alla sicurezza antincendio o antisismica. Le prime dovranno essere luoghi delle cure primarie e strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi offerti, in particolare ai malati cronici con la presenza di equipe di medici di medicina generale, pediatri, medici specialisti, psicologi, infermieri, fisioterapisti, assistenti sociali, e così via. Gli ospedali di comunità (da 20 a 40 posti) saranno invece strutture per pazienti che necessitano di interventi sanitari di media o bassa intensità clinica e per degenze di breve durata. Una mezza rivoluzione rispetto al decreto Balduzzi, che invece aveva la sua ratio nella centralizzazione dei servizi. 
Ma la pandemia ha reso drammaticamente evidente la necessità di un’impostazione della sanità più territoriale e diffusa. Partite fondamentali a cui si aggiunge quella delle risorse destinate all’adeguamento strutturale, tecnologico e digitale della rete ospedaliera: 36,6 milioni per la digitalizzazione, 27,6 milioni per il rinnovo delle grandi apparecchiature e 48,4 milioni per gli adeguamenti antisismici. Serviranno poi 95 milioni di euro per rimodulare le strutture presenti sul territorio e rinnovare anche tutte le apparecchiature più importanti della diagnostica, e 27 milioni di euro per l’acquisto di macchine pesanti elettromedicali (Tac e Risonanze magnetiche). Ci sono anche i 2,5 milioni che verranno utilizzati per la realizzazione di 15 Cot - Centrali operative territoriali -, chiamate a coordinare i servizi territoriali con i restanti servizi sanitari. Ed ancora: 36,6 milioni dovranno andare alla digitalizzazione, 700mila euro per la sistematizzazione dei flussi informativi. 48,4 milioni per gli adeguamenti antisismici. Si dovrà poi aumentare il volume dell’assistenza domiciliare fino a prendere in carico entro il 2026 il 10% della popolazione di età superiore ai 65 anni con una o più patologie croniche e/o non autosufficienti: 40 mila prese in carico, contro le attuali 15 mila. In base al Protocollo per la partecipazione e il confronto sul Pnrr recentemente sottoscritto dalla presidente del consiglio Mario Draghi e dai segretari di Cgil, Cisl e Uil, dovranno essere attivati e convocati con regolarità tavoli regionali nei quali sia dato conto delle ricadute sociali, economiche e occupazionali degli interventi del Pnrr di competenza delle Regioni. Tavolo che, belle Marche, è già stato sollecitato dalle sigle e che ieri ha avuto un primo avvio.

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