Regione, l'ira dell'opposizione: «Niente fondi per ricordare Carlo Urbani e la Resistenza»

Regione, l'ira dell'opposizione: «Niente fondi per ricordare Carlo Urbani e la Resistenza»
Regione, l'ira dell'opposizione: «Niente fondi per ricordare Carlo Urbani e la Resistenza»
di Maria Cristina Benedetti
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Venerdì 30 Dicembre 2022, 03:30 - Ultimo aggiornamento: 2 Gennaio, 07:20

ANCONA È compressa in una frase l’amarezza dell’opposizione: «Bilancio blindato dalle marchette del centrodestra, nessuno spazio per le nostre proposte». Marta Ruggeri, capogruppo pentastellato, sventola la bandiera-contro, la mattina che segue la notte della disfatta. Lo ripete, come fosse un’ossessione: «In un bilancio già blindato dai contributi elargiti a favore di Comuni e associazioni dei collegi elettorali di provenienza dei vari esponenti della maggioranza, 80mila euro a testa, non c’è stato spazio neppure per la memoria di Carlo Urbani». 


La decisione


Le fa eco il consigliere Pd Antonio Mastrovincenzo: «Si resta increduli di fronte a questa vergognosa decisione della destra, un imperdonabile sfregio alla memoria di uno dei più illustri marchigiani. E dire che il presidente della Commissione Bilancio Renzo Marinelli per le luminarie natalizie di Castelraimondo, il suo comune, è riuscito a trovare 60mila euro». La legge regionale, approvata all’unanimità nel 2020, per ricordare il medico di Castelplanio che riuscì a identificare e classificare la Sars, resta a secco. Bocciato l’emendamento dem che chiedeva di stanziare un contributo di 30mila euro. Andrea Putzu invoca la sintesi. Il consigliere di Fratelli d’Italia tenta di placare gli animi: «Evitiamo strumentalizzazioni: troviamo un finanziamento ad hoc per questa giornata. Dev’essere valorizzata». 


Restano al palo i 5 Stelle, e la Ruggeri riprende il filo della sua mestizia. «La maggioranza di centrodestra ha rifiutato di costituire un fondo per le famiglie più disagiate. Avevamo proposto di stanziare due milioni per pagare le bollette di gas ed energia elettrica, riducendo gli emendamenti-marchetta e le altre spese clientelari inserite nella legge di stabilità». 
È un vuoto che offende, per il Gruppo Pd.

Non c’è nulla per commemorare la Resistenza. «Nel bilancio di previsione il centrodestra non ha voluto rifinanziare la legge che dal 1974 garantisce l’attività di ricerca scientifica dell’Istituto per la Storia del Movimento di Liberazione nelle Marche e ora uno dei più prestigiosi enti culturali regionali rischia di chiudere i battenti». Per i democratici è un oltraggio. «A niente - lo incidono in una nota - è valso un emendamento presentato dai consiglieri Maurizio Mangialardi, Fabrizio Cesetti, Anna Casini, Manuela Bora e Romano Carancini, che chiedeva di ripristinare la legge assegnando un contributo di 50mila euro. Respinto».


Il furore 


Mangialardi attacca: «Si tratta di un’autentica catastrofe culturale. Una scelta difficile da decifrare, se non con la miscela di furore ideologico e atavica ignoranza che anima questa destra nostalgica». Si ritiene offeso dal metodo: «Ciò che colpisce è la modalità sprezzante, assunta in un clima di risa sguaiate e di schiamazzi indegni di un’aula istituzionale, con cui è stato rigettato il nostro emendamento che avrebbe permesso di dare continuità all’attività dell’Istituto». Cesetti parla di «un atto vergognoso, un insulto alla storia democratica della nostra regione e a quella di tanti giovani marchigiani che hanno sacrificato la loro vita per la libertà e per riscattare l’onore dell’Italia dal cancro del nazifascismo. Negare il diritto alla memoria della Resistenza, da cui è nata la nostra Costituzione, impedire che la ricerca storica contribuisca a rafforzare la nostra identità culturale e politica antifascista – conclude - è un grave e vile atto di prepotenza». L’unico provvedimento che l’opposizione è riuscita a fermare è il ripristino dello stipendio intero a favore dei consiglieri regionali che svolgono un’altra attività professionale con compensi superiori a 3.200 euro al mese. Punto.

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