ANCONA - Due lettere: una al segretario generale ed una al direttore del personale. Poi, una serie di messaggi ad alcuni colleghi per comunicare la decisione. Si è dimessa così, nella tarda mattinata di ieri, Lucia Di Furia, numero uno della sanità marchigiana, che lascia sia lo scranno da dirigente del Servizio salute della Regione, sia l’incarico ad interim al vertice dell’Agenzia sanitaria regionale che ricopriva dallo scorso gennaio, in seguito al pensionamento di Rodolfo Pasquini. Una doppietta che sarebbe stata già grave in tempi di pace, ma nell’era della guerra al Covid, con un complicato autunno alle porte, è un mezzo terremoto.
Chi prende le redini
A prendere in mano il timone alla guida del Servizio sarà formalmente il segretario generale Becchetti che è vertice della struttura tecnica.
Non ci sono ragioni ufficiali
Le ragioni ufficiali del passo indietro non sono state ancora spiegate dalla diretta interessata, ma ieri si è già fatta notare la sua ingombrante assenza alla cabina di regia per la gestione dell’emergenza Covid, a cui ha preso parte anche il governatore. Classe 1957, originaria di Teramo, Di Furia era stata nominata dirigente del Servizio Salute della Regione nel maggio 2016, succedendo al manager maceratese Piero Ciccarelli. Prima di ricoprire quell’incarico, era dirigente medico dell’Ars con la qualifica di dirigente di Posizione di funzione Assistenza ospedaliera, Emergenza-Urgenza, Ricerca e Formazione, in comando presso l’Ars proveniente dall’Asur Marche. Si è laureata in Medicina e Chirurgia nel 1985 all’Università Politecnica delle Marche e ha conseguito specializzazioni in Oncologia (anche un dottorato di ricerca) e Psichiatria, ha un Master in Strategia dei Modelli a Rete in Sanità. Fra gli altri incarichi svolti, dal 1994 al 2005 è stata dirigente medico presso il Dipartimento per le dipendenze dell’Ausl 16 di Padova. Un lungo curriculum professionale, insomma, che aveva portato l’allora governatore Luca Ceriscioli a sceglierla come suo braccio destro, da assessore alla Sanità, per guidare il settore più delicato della Regione. Ora che la sua parabola a Palazzo Rossini pare essere conclusa a spanne la prospettiva è quella di fare ferie in attesa del passaggio di testimone (prima alla Ars e poi al Servizio) e quindi di rientrare all’Area Vasta 1. Con la prospettiva molto prossima di andare in pensione.
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